Scoperta dalla Guardia di finanza di Reggio Emilia una associazione a delinquere finalizzata a una frode fiscale per oltre 100 milioni di euro: un giro che coinvolge 400 aziende – tra reali e fittizie – e vede indagate 179 persone
Un’operazione della Guardia di Finanza di Reggio Emilia ha portato alla luce una sofisticata associazione a delinquere finalizzata a una frode fiscale di dimensioni colossali, per oltre 100 milioni di euro. Il blitz, denominato “Ombromanto”, ha coinvolto 400 aziende, tra reali e fittizie, e ha portato all’indagine di ben 179 persone. Le autorità hanno eseguito 91 perquisizioni in tutta Italia, da Torino a Crotone, con il supporto della Procura della Repubblica di Reggio Emilia. Le indagini hanno rivelato una rete complessa di aziende che operavano con documentazione falsa per evadere il fisco, sfruttando strutture societarie fittizie e operazioni illecite. Le perquisizioni hanno riguardato 87 persone fisiche e 4 società, con un focus particolare sulla provincia di Reggio Emilia, dove sono stati individuati 23 soggetti coinvolti direttamente nell’attività fraudolenta.
Nell’indagine anche il nome di Stefano Cocco
Un nome che emerge tra gli indagati è quello di Stefano Cocco, 46enne romano, noto critico enogastronomico ed editore. Sebbene sia finito sotto inchiesta, non sono state adottate misure cautelari nei suoi confronti né sono state avanzate richieste di sequestro dalla Procura. Al momento la sua posizione nell’ambito dell’indagine non comporta ulteriori sviluppi legali. Gli indagati sono indiziati di aver preso parte a una organizzazione criminale radicata a Reggio Emilia, dedita alla perpetrazione di reati tributari, tra cui frodi fiscali e indebita compensazione di crediti d’imposta per quasi 104 milioni. Le attività stanno interessando le province di Reggio Emilia, Bologna, Piacenza, Parma, Modena, Rimini, Bolzano, Torino, Asti, Milano, Pavia, Monza, Verona, Perugia, Terni, Firenze, Pisa, Pesaro, Roma, Rieti, Frosinone, Pescara, Napoli, Caserta, Benevento, Taranto, Crotone, Trapani.
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Gli inquirenti: “Organizzazione gestita da due coniugi di Reggio Emilia”
L’indagine ‘Ombromanto’ è partita da una segnalazione dell’Agenzia delle Entrate, sede di Reggio Emilia, riguardo un soggetto ufficialmente nullatenente e nullafacente, ritenuto invece il ‘dominus’ dell’organizzazione. Il sistema ricostruito dall’accusa comprenderebbe 40 società cartiere e altre 369 destinatarie delle indebite compensazioni. Un vero e proprio sistema economico, con un giro d’affari esteso su tutta Italia e con base operativa nella città del Tricolore, incentrato sull’emissione di crediti fittizi poi ceduti alle aziende, tali da creare una voragine nelle tasse pagate allo Stato. Un’organizzazione che sarebbe stata gestita da due coniugi di Reggio Emilia, che operava per conto di imprese sparse su tutto lo Stivale, che pagavano poi loro una percentuale.
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“Evidente connivenza tra 22 professionisti tra notai e commercialisti”
Uno degli aspetti “più preoccupanti”, ha detto il procuratore capo di Reggio Calogero Gaetano Paci, “è l’evidente connivenza di 22 professionisti tra notai e commercialisti”, che risultano indagati ma che non figurano nell’odierno decreto di sequestro; tra loro anche due notai di Bologna (uno di loro chiamato “genio del male”). Tutti questi professionisti avrebbero apposto il “visto di conformità” sulle operazioni finanziarie e le false fatture create fittiziamente per ottenere i crediti. Di questi 22 sedicenti professionisti almeno 12 sarebbero addirittura privati cittadini che si spacciavano per esperti avendo carpito le credenziali per accedere ai portali di riferimento. “Reggio Emilia è al centro di un sistema economico patologico e di illegalità, dove a farne le spese è principalmente lo Stato. Un sistema attuale e operante anche oltre il periodo preso in esame dall’inchiesta”, ha proseguito Paci.
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