di Francesca Bernardi
Monza: UNSEEN. Le Foto Mai Viste di Vivian Maier.
Un fotografo di strada deve possedere uno straordinario equilibrio tra intuizione e tecnica: un occhio attento ai dettagli, un tempismo impeccabile, la capacità di giocare con la luce e la composizione ma, soprattutto, deve avere una visione profondamente umanista, capace di cogliere l’essenza della vita. Vivian Maier, con la sua inseparabile Rolleiflex, incarnava perfettamente tutto questo. Per quasi cinque decenni ha osservato e documentato il mondo intorno a lei, immortalando scene di vita ordinaria e straordinaria della società americana.
Maier è una figura enigmatica e un dono prezioso per il mondo della fotografia. Scattava per sé stessa, in un atto intimo di esplorazione personale. Il suo talento rimase sconosciuto fino al 2007 quando il giovane John Maloof, a caccia di buon’affari acquistò un box appartenuto alla fotografa e tutto il suo contenuto. Tra i molti scatoloni, alcuni erano pieni di negativi non sviluppati. Dopo aver catalogato tutto il materiale farà due tipi di operazioni: rivendere all’asta parte del materiale e pubblicare la restante su un sito denominato Flickr. Da quel momento, il mondo – quasi incredulo – ha potuto ammirare questa straordinaria autrice. Maier muore due anni dopo questo fatto in una casa di riposo, non saprà mai né di Maloof, né dell’apprezzamento che iniziava ad avere tra appassionati ed addetti ai lavori. Oggi, è considerata tra i grandi nomi della street photography, accanto a figure iconiche come Robert Frank, Diane Arbus e Henri Cartier-Bresson.
Classe 1926, nasce a New York da madre francese e padre austro-ungarico. Lavorò per gran parte della sua vita come tata, principalmente a Chicago. Questa professione le offrì l’opportunità di esplorare liberamente le città e dedicarsi alla fotografia, una passione che coltivò in modo del tutto privato. Il suo lavoro arriva a Monza, nella sua incantevole Villa Reale, con Unseen: le foto mai viste di Vivian Maier, la più grande mostra mai dedicata alla fotografa in Italia. Organizzata da Vertigo Syndrome in collaborazione con diChroma Photography, l’esposizione presenta oltre 200 stampe – a colori che in bianco e nero – insieme a registrazioni audio con la voce della Maier e filmati Super 8. Un’occasione unica per immergersi completamente nel suo universo visivo. La mostra si articola in nove sezioni, ognuna delle quali esplora un aspetto cardine della poetica della fotografa. Si parte dagli Autoritratti. In un’epoca in cui il ritratto personale era raro, Maier anticipava il moderno selfie immortalando frammenti di sé, in una ricerca costante della propria identità facendo uso di specchi e vetrine. Si passa poi alla Street Photography vera e propria con scene di vita urbana, spesso catturate con un tempismo impeccabile. Seguono poi i Bambini, i Ritratti e le Persone ai margini in cui è possibile osservare come Maier dimostri di avere una particolare empatia per la vita degli altri. Una sezione è dedicata alle Architetture urbane e poi alle Scene di quotidianità in cui momenti ordinari vengono resi straordinari grazie alla sua prospettiva unica. Nella sezione Colore ci vengono presentate fotografie meno conosciute che dimostrano la sua voglia di sperimentare cosi come fa con il suo Super 8: è presente quindi anche una sezione Filmati e audio.
Il Belvedere, con la sua bellezza, accoglie già di per sé in maniera egregia gli scatti proposti, ma è il lavoro dell’allestimento a mettere la ciliegina sulla torta. Il percorso si snoda tra rimandi ai bauli acquistati da Maloof, piccole ambientazioni e giochi di specchi. Il visitatore è accolto e guidato nell’esperienza visiva ma anche spronato a “provare” esso stesso gli effetti che ritrova nelle fotografie della specifica sezione che sta osservando. Maier documenta con precisione quasi antropologica il “lato oscuro del sogno americano”, catturando i profondi cambiamenti sociali e politici negli Stati Uniti tra gli anni ‘50 e ’90. Gioca con la sua immagine anticipando gli anni dei selfie. La curatrice, Anne Morin, sottolinea come fosse attratta da ciò che gli altri non vedevano: “Fotografava i relegati ai margini della vita, portando alla luce un’umanità spesso ignorata”. Questo concetto di “unseen”, ossia “non visto”, non è solo il filo conduttore della mostra, ma anche la storia personale di Vivian Maier. Le sue immagini raccontano tanto dei suoi soggetti quanto di lei stessa. Diceva: “Ho scattato così tante foto per riuscire a trovare il mio posto nel mondo”. Ha lasciato un segno indelebile nella storia della fotografia. Le sue immagini – che spaziano da dettagli urbani a profondi studi antropologici – sono testimonianze senza tempo della condizione umana. Ci invita a osservare ciò che spesso ignoriamo, a scoprire la bellezza nei dettagli quotidiani. Chissà quante Vivian Maier in giro per il mondo attendono ancora che qualcuno apra i bauli in cui sono chiuse.
Info:
UNSEEN. Le Foto Mai Viste di Vivian Maier. Belvedere Villa Reale, Monza
Realizzata da Vertigo Syndrome in collaborazione con diChroma photography, e curata da Anne Morin
Dal 14 settembre 2024 al 21 aprile 2025
https://vivianmaierunseen.com/ www.vertigosyndrome.it annadefrancesco.com www.reggiadimonza.it
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