Mps, utile netto a 1,95 miliardi (+16,9%): oltre 1 miliardo di dividendi ai soci, rendiamo il 14%. Avanti con l’ops su Mediobanca

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Ultim’ora news 6 febbraio ore 9

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I robusti conti 2024 di Mps rafforzano il progetto di espansione verso Mediobanca dell’istituto guidato da Luigi Lovaglio e partecipata dal Tesoro (11,7%), da Delfin e da Francesco Gaetano Caltagirone (complessivamente accreditati vicino al 18% del capitale).

L’ultimo bilancio, presentato giovedì 6 febbraio, è all’insegna della crescita e batte le attese del mercato su diversi righe del conto economico con un margine di interesse a 2,36 miliardi di euro (consensus a 2,3 miliardi), in salita del +2,8% anno su anno, commissioni a 1,47 miliardi (+10,8%, grazie soprattutto al forte contributo di wealth management e advisory, mentre il consensus era a 1,45 miliardi), ricavi a 4,03 miliardi (+6,2%, oltre i 3,9 miliardi attesi) e utili a 1,95 miliardi (+16,9%, per la parte relativa all’attività caratteristica, rispetto a un consensus a 1,82 miliardi). Le imposte sul reddito di esercizio registrano, peraltro, un contributo di 506 milioni imputabile principalmente alla rivalutazione delle dta. Il ritorno del capitale investito (roe) è al 18%.

Gli effetti per l’ops su Mediobanca

«Credo fermamente che i risultati così solidi del 2024 rendano Mps più che pronta a portare avanti un progetto di aggregazione innovativa anche con Mediobanca», ha commentato Lovaglio presentando i risultati. Il banchiere ha poi aggiunto: «credo fermamente che siamo molto ben attrezzati per unire le forze con Mediobanca con un progetto industriale unico ed esclusivo per creare valore usando la forza dei rispettivi marchi». L’ops annunciata venerdì 24 gennaio mette sul piatto 13,3 miliardi con un concambio di 2,3 azioni Mps per ogni titolo di Piazzetta Cuccia.

Lovaglio ha anche spiegato al mercato che «la transazione non andrà a colpire l’identità di Mediobanca che vede già un contributo del wealth management e della banca d’affari che è pari al 35% dell’utile netto, un contributo pari quasi a quello del credito al consumo di Compass che contribuisce col 30%», ha spiegato il banchiere, mettendo in evidenza il contributore principale è la quota del 13% in Generali che rappresenta circa il 40% dell’utile complessivo. «Con Mediobanca creeremo una combinazione potente grazie alla complementarietà che c’è fra i due gruppi», ha concluso.

Quella tra i due istituti sarebbe insomma «un’aggregazione senza scosse» in quanto – ha puntualizzato il ceo di Mps – «dal giorno uno saremmo in grado di continuare a generare ricavi e insieme saremmo in grado di ottimizzare il livello di copertura verso i clienti che comporterà un’espansione della dimensione del nostro business e saremmo in grado di raggiungere più clienti e di coprire meglio, con una proposta di valore assolutamente completa, i clienti già esistenti». Lovaglio ha peraltro precisato di avere «grande rispetto per un partner come Mediobanca».

Cresce il dividendo con pay-out al 75%

Alla luce dei risultati raggiunti la banca annuncia una progressiva creazione di valore con oltre un miliardo di dividendi: 0,86 euro per azione (75% di pay-out ratio sull’utile ante imposte), corrispondente a un dividend yield del 14%, «tra i più elevati nel settore». L’anno scorso la prima cedola distribuita dopo la lunga ristrutturazione era stata di 0,25 euro. Occorre però ricordare che a dicembre la Bce ha rimosso i vincoli sulla remunerazione legati agli aiuti di Stato, lasciando così mani libere alla banca. «Abbiamo l’ambizione di garantire un livello stabile di distribuzione di dividendi anno dopo anno», ha garantito Lovaglio,

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Sul fronte degli oneri Mps sottolinea un «efficace controllo» dei costi operativi (+1,4%), con una riduzione dei costi non legati al personale (-3,5%), che ha permesso di contenere in gran parte l’impatto del nuovo contratto nazionale dei bancari. Il cost/income si è pertanto ridotto al 46% rispetto a dicembre 2023 (49%).

Gli impieghi performing, pari a 68,4 miliardi, sono cresciuti del 1,3% rispetto al 30 settembre 2024, e in lieve calo del -0.6% rispetto a dicembre 2023. Il totale finanziamenti clientela deteriorati del gruppo al 31 dicembre 2024 è risultato pari a 3,7 miliardi in termini di esposizione lorda, in flessione (-0,2 miliardi di euro) rispetto al 30 settembre 2024 e in aumento rispetto al 31 dicembre 2023 (+0,2 miliardi ). La flessione rispetto al 30 settembre 2024, che riguarda le sofferenze, è dovuta principalmente alle cessioni perfezionate nel mese di dicembre.

Lo stock dei crediti deteriorati lordi si è attestato a 3,7 miliardi, con componente garantita oltre il 70%, npe ratio lordo al 4,5%, npe ratio netto al 2,4% e copertura complessiva delle posizioni problematiche al 48,5%.

Sul fronte patrimoniale, il coefficiente cet1 ratio fully loaded si è attestato al 18,2%, con un elevato buffer di capitale (oltre 700 punti base rispetto al requisito di coefficiente tier 1).

Venendo al quarto trimestre, il periodo si chiude con un utile di 384,9 milioni  e si confronta con gli 1,12 miliardi nel quarto trimestre del 2023, caratterizzato dai rilasci straordinari degli accantonamenti a conto economico. Nello stesso periodo i ricavi si sono attestati a 961,5 milioni (+2,3%) grazie alla forte crescita delle commissioni che ha più che compensato la flessione del margine di interesse.

(articolo in aggiornamento)

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