In principio degli anni Cinquanta, XX sec., era l’Alto Commissariato per l’Igiene e Sanità, poi nel 1959 si istituì come Dicastero della Sanità, con rango di “portafoglio” ossia di spesa, poi nel 2001 divenne Ministero della Salute, un ossimoro trattando di pazienti ed essendo in precaria salute finanziaria. Da quegli anni cinquanta in poi si sono avvicendati ben 40 Ministri, più di cento i dispositivi legislativi importanti sulla disciplina; poi nel 1992, annus Horribilis per il Paese arrivò la regionalizzazione e la aziendalizzazione e da allora il paziente divenuto cliente non si è più ripreso. Una storia tragicomica della sanità italiana che vantava ottimi risultati per eccellenza nella cura e nelle sue modalità attuative e che oggi versa in gravi situazioni perché spesso chi la dovrebbe risollevare non stacca il piede dal tubo dell’ossigeno.
L’errore più grossolano la continua richiesta di fondi che esalta la quantità delle distorsioni e delle perdite, la richiesta più estrema quella di modificare radicalmente la Legislazione in materia.
Il 19 febbraio, promosso dal Comune di San Donato Milanese e dalla Città metropolitana di Milano, si inaugura la Prima giornata su Ambiente, Salute, Economia e la prima Sessione di lavoro sarà dedicata proprio alla proposta della “Sanità nel perimetro giuridico della Città Metropolitana”. Per sintetizzare poniamo in discussione la proposta “Sanità a Km0”. Il testo, elaborato dal sottoscritto e firmato da alcuni amministratori locali, ripropone lo stato dell’arte sulla legislazione che ha come fulcro l’art.114 della Costituzione. A leggere le disposizioni attuative, ci si accorge che alle 14 Città metropolitane sono affidati compiti generici, vaghi tali da rendere questo nuovo soggetto un guscio sostanzialmente privo di competenze. Infatti, ad esempio , la sanità viene affidata dal Titolo V, art.117, c.3 alle Regioni in modo esclusivo, sia nei suoi aspetti di amministrazione sia per la legislazione concorrente.
Ne deriva, una sostanziale fagocitosi dei capitoli di spesa da parte delle Aziende ospedaliere che assorbono il 90% dei fondi per i loro Centri di Costo. Dunque, una offerta di salute a caratura unica, che comporta l’enormità delle liste d’attesa di TUTTE le patologie e la mortificazione della Medicina di Continuità. Le conclusioni del Manifesto sulla Sanità a km0 sono orientate, invece, a ottenere i seguenti risultati:
- Maggiore modulazione nella cooperazione tra Comuni per rendere omogenea l’offerta di salute, pur coordinandola con la Regione di riferimento;
- Bilancio di Sanità partecipativo e più coerente con l’offerta di salute omogenea per qualità e quantità, anche laddove non sia presente la Città metropolitana;
- Migliore redistribuzione della domanda di salute con riduzione delle liste d’attesa;
- Primo tassello di organizzazione amministrativa idonea a attribuire alla CM concrete e dirette responsabilità sulle materie di gestione dei Beni Pubblici e Comuni.
Altri vantaggi sono sintetizzati nella Figura di Copertina.
Senza sconvolgere la Costituzione con leggi approssimative come la 86/24, senza ritoccare (ancora) o sconvolgere la normativa nazionale, basterà spostare su gli Enti Locali quei fondi necessari ad attivare o riattivare Case della Salute o Centri Diagnostico-Terapeutici di primo e secondo livello, lasciando alla Aziende il Terzo Livello e responsabilizzando i Comuni per la gestione della Sanità territoriale o di Continuità.
Molti Amministratori locali sono stati sensibilizzati su questa proposta e saranno presenti al dibattito, tra gli altri, oltre gli Amministratori di San Donato, la Sen. Maria Pia Garavaglia e il costituzionalista Prof. Renato Balduzzi, entrambi tra i migliori Ministri che abbiano gestito la sanità con competenza, il Vice-Sindaco della CM Milano Francesco Vassallo, i Presidenti del Consiglio Comunale di Milano, Elena Buscemi e di Vicenza Massimo Zaramella, medico e politico attentissimo a queste problematiche, l’Assessore Mimmo D’Amato del Comune di Saronno, con il quale chi scrive ha condiviso da tempo l’articolazione della proposta, il Sindaco di Cassinetta di Lugagnano, Finiguerra o di Aielli, Enzo Di Natale che viene dalla provincia dell’Aquila. Già, perché i più interessati sono i Sindaci dei Comuni dei Territori dove ancora registriamo qualche contrazione muscolare del cuore della politica.
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