Una intera giornata di idee e confronto. Al centro del dibattito il futuro, non solo del nostro Paese, ma del mondo intero. Sono davvero preoccupanti le notizie che leggiamo all’inizio di questo 2025. Siamo entrati in un anno di grandi cambiamenti per il mondo, e non necessariamente in positivo: l’elezione di Donald Trump e il patto d’acciaio con i colossi della Silicon Valley lasciano presagire un futuro non proprio roseo. Ci aspetta un’oligarchia mondiale 4.0?
I più importanti imprenditori del settore tech diventeranno i nuovi feudatari di una nuova fase della globalizzazione? E, soprattutto, che ruolo avrà l’intelligenza artificiale? Fino a qualche anno fa sembrava impensabile che le applicazioni IA potessero essere alla portata di tutti, eppure oggi sono diventate centrali nella nostra vita. Un bene o un male? Sicuramente uno strumento che dovremo imparare a governare nel prossimo futuro. Argomenti che, seppur apparentemente distanti, sono legati da un fil rouge: la crisi del pensiero. Non bisogna guardare troppo lontano per coglierne le implicazioni; basta pensare alle recenti vicende politiche italiane e ai rischi per il futuro della democrazia, prima vittima di questa crisi. Come in ogni momento critico, il confronto è fondamentale. Ed è proprio su questo spirito che si è basato il convegno di fine gennaio.
I contributi dei relatori
Ad aprire il convegno – dopo l’introduzione dell’ex senatore socialista Sodano – sono stati due grandi nomi del mondo accademico: la professoressa emerita di Storia contemporanea Simona Colarizzi e il professore di Filosofia politica Sebastiano Maffettone. A loro il compito di affrontare il tema della memoria e del futuro: senza la prima, infatti, non può esistere il secondo.
Un quadro attento del presente è stato tracciato dal politologo Angelo Panebianco e dall’analista geopolitico Dario Fabbri, direttore della rivista Domino, che hanno fornito una panoramica della situazione attuale, sia a livello globale che nazionale: dall’elezione di Donald Trump al destino del conflitto che da tre anni infiamma l’Europa dell’Est. Al responsabile accademico Upeace ONU, Sergio Bellucci, il compito di discutere dell’intelligenza artificiale, tema quanto mai attuale.
L’allarme lanciato da Cesare Mirabelli
Nel pomeriggio, l’ex presidente della Corte Costituzionale Cesare Mirabelli ha parlato dell’importanza della Costituzione. Mai come in questo momento storico la Carta potrebbe subire modifiche significative: basti pensare alle riforme che sta portando avanti il governo Meloni, dall’autonomia differenziata fino al premierato. Forse è proprio quest’ultima proposta a suscitare maggiori dubbi: si tratta di un cambio di marcia importante rispetto al sistema pensato dai padri costituenti. Il premierato è davvero la soluzione ai problemi del nostro Paese? Mirabelli, nel corso del suo intervento, ha ricordato che i Costituenti avevano progettato le due Camere con ruoli diversi: una proporzionale, l’altra maggioritaria, da eleggere con scadenze diverse. Averle rese identiche ne ha sminuito il peso, ma ora è necessario mantenere il ruolo centrale del Parlamento. A chiudere il convegno è stato l’intervento del presidente dell’Associazione ex Parlamentari Gargani, seguito da un dibattito e dalla chiusura dei lavori.
Le considerazioni di Maurizio Eufemi
Già senatore per due legislature, Eufemi ha sottolineato il significato di questo convegno. ‘’I temi discussi, – ha detto – sebbene possano sembrare distanti fra loro, sono profondamente connessi’’ “Si è partiti da una premessa politica,per poi passare alla storia e alla geopolitica e successivamente alla filosofia: c’è stata una complementarità tra i temi”. “Verso la fine si è discusso anche del tema del premierato. La relazione di Mirabelli è stata illuminante per la profondità della riflessione” – ha continuato Eufemi, riferendosi all’ultima parte del convegno. “Con la sua sapienza, Mirabelli ci ha calato nella crisi della democrazia e delle istituzioni. Ho trovato particolarmente significativo il passaggio in cui ha parlato del ruolo secondario del Parlamento, quando in passato era centrale”. La marginalità del Parlamento – espressione della volontà dei cittadini – è preoccupante ed è necessario intervenire. “Il deperimento della rappresentatività è un problema da affrontare” ha spiegato Eufemi. “L’assenza dei corpi intermedi è allarmante e ha ripercussioni sulla formazione delle leggi, che spesso nascono da un’impostazione puramente politica”. Per quanto riguarda l’epoca in cui viviamo, tra il rischio di oligarchie e le incertezze per il futuro, Eufemi ha insistito insiste sulla necessità di riportare al centro l’essere umano: “È fondamentale la centralità dell’uomo rispetto all’intelligenza artificiale.
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