Cercare le vie dell’intelligenza collettiva per ripensare il socialismo contro la barbarie

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Sconto crediti fiscali

Finanziamenti e contributi

 


Dalla radio come unico mezzo di diffusione universale dei dittatori novecenteschi si è passati alle piattaforme informatiche che sanno tutto di ciascuno di noi, controllano e orientano i voti. E Trump può contare sull’uso di molte di esse da parte dei suoi adepti e in pieno su quella del socio Musk. Il quale è oggetto di ammirazione popolare e quasi di culto come “l’uomo più ricco del mondo” oppure come il «più grande genio» (dice Trump) e sicuramente ottimo uomo d’affari in quanto fornitore a suon di miliardi dello Stato americano e degli Stati di mezzo mondo (ora si avvicina anche alla povera Italia, essendo amico della sua diletta presidente del Consiglio). Un ottimo finanziere: 150 milioni investiti nella campagna elettorale trumpiana si sono trasformati dopo il risultato elettorale in 50 miliardi di dollari di aumento per le azioni delle sue imprese, una pacchia. E ha concepito sin qui lo Stato come bancomat e ora lo vede come banca conquistata. Sarà consigliere del presidente – o, come già si vede, viceversa -, comunque un esempio stellare, dato il tipo cosmico, di uno stratosferico conflitto di interessi dalle perverse conclusioni. (…)

Anche a molti potenziali elettori del partito democratico appartenenti alle classi sociali subalterne non ha fatto alcuna impressione dare il proprio consenso a una persona che ha chiesto il voto non contro il tentativo di colpo di Stato, ma sostenendolo e minacciando di rifarlo se fosse stato sconfitto, e che ha adoperato un linguaggio da potenziale dittatore. Al contrario, è proprio questo che è piaciuto, come hanno spiegato molti osservatori. Vi è qui la testimonianza della crisi ormai non più occultabile della liberaldemocrazia o, meglio, è la prova che l’uso fattone da quella parte del capitale fin qui egemone, ivi compresa la globalizzazione capitalistica, ha arricchito parecchio i già ricchi ma ha deluso moltissimi delle classi subalterne, compresi tanti che hanno scelto l’astensione e tanti altri che non votano il potenziale dittatore non perché siano appagati dallo stato delle cose, ma solo perché temono il peggio. E questa crisi spinge non la persona di Trump (che in inglese vuol dire “la matta”, il jolly del gioco delle carte), ma un vasto settore del capitale, ora visibilmente incarnato da Musk, a sposare il populismo per tornare a sistemi autoritari che confermino il loro dominio sui subalterni.

Sarebbe un errore, però, se si pensasse che i successi della mescolanza di nuovo e di vecchio propria di questa destra estrema non rappresenti anche l’affermazione di una visione della società: retriva quanto si vuole, ma che parla anche a “quelli che rimangono indietro”, come diceva Berlusconi. E rappresenta una rilevante sconfitta culturale del prevalere tra i partiti o i gruppi che si ritengono progressisti di uno scivolamento verso i luoghi comuni del “si governa dal centro”, e della “morte delle ideologie”, che fu definita da Norberto Bobbio, per chi non volesse ascoltare Gramsci, la peggiore tra le ideologie.

Finanziamenti e agevolazioni

Agricoltura

 

Vi è stata tra i progressisti, nei casi migliori, la propensione verso una sorta di autolimitazione alla affermazione di diritti civili sacrosanti, ma nella cecità verso le peggiorate condizioni di vita dei lavoratori e della parte non abbiente del ceto medio, e nella ignoranza verso la tragedia dei diseredati, dei milioni di persone in povertà assoluta. La modernità confusa con il neoliberismo, qualsiasi critica al modello capitalistico trasformato dalla rivoluzione digitale considerata vecchiume o pericoloso vaneggiamento, al massimo la speranza che con qualche ritocco il modello capitalistico avrebbe superato i suoi limiti.

La profezia di Rosa Luxemburg, “socialismo o barbarie”, venne considerata la ubbia novecentesca di un’anima generosa e sognatrice. Fallito il consiliarismo russo, soppiantato dal partito-stato, alla fine morto per tragedie terribili e per consunzione (ancora il verificarsi di una previsione fatta da Luxemburg dopo la soppressione del pluralismo politico), il socialismo è stato dato per defunto meno che nella versione addetta a migliorare il sistema dato. Abrogato ogni sforzo di pensare una possibile trasformazione sociale costruendo anche politiche utili alla maggioranza sfruttata, non c’è da meravigliarsi se vince il più violento e il più ricco, la barbarie, appunto. È una lezione ovvia e penosa. Bisogna sperare e agire perché ritorni la volontà di cercare ancora le vie per usare le conquiste della intelligenza collettiva per il bene comune e non come strumenti di arricchimento dei pochi e del loro dominio. Ripensando il socialismo contro la barbarie.
* Estratto dell’editoriale inedito del prossimo numero in uscita di Critica Marxista



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link