Contro la crescita demografica – Odysseo

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Sovrappopolamento è una parola che noi normalmente associamo con masse brulicanti. Ma sovrappopolamento è un concetto che deve essere definito con maggior precisione.

(J. H. Patterson, Introduzione alla geografia economica, 1992)

Se la follia umana non troverà una pillola che la possa curare, e se questa pillola non sarà vietata dai folli che ci vogliono in incessante moltiplicazione, il “regno dell’uomo” arriverà a malapena al 2100. Tra un secolo, di questo passo, il pianeta Terra sarà mezzo morto e gli esseri umani anche.

(Giovanni Sartori, La terra scoppia, 2003)

Nel 1972, il Club di Roma, – un’associazione fondata nel 1968, di cui tutt’ora fanno parte economisti, scienziati, capi di stato, uomini e donne d’affari, – pubblicò il celebre rapporto “I limiti della crescita” in cui si sosteneva che, a lungo andare,  il nostro Pianeta non sarebbe stato più in grado di sopportare l’aumento incontrollato della popolazione. In quell’anno la popolazione mondiale era di circa 3,7 miliardi di persone.

Oggi se ne contano circa 8 miliardi. In poco più di 50 anni la popolazione mondiale è decisamente più che raddoppiata!

Ma, al di là dei numeri, qual è il tenore di vita degli esseri umani che vivono sulla terra emersa? Secondo le stime della Banca Mondiale, circa 700 milioni di persone vivono con meno di 2,15 dollari al giorno.  Dal che si deduce che poco meno di un decimo degli individui vive in estrema povertà, patendo, altresì, carenze gravissime di acqua, cibo, sicurezza, diritti.

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Ciò che spiega, insieme alle guerre diffuse un po’ in diverse  zone del globo terraqueo, perché la gente scappi dalla propria Patria per cercare di migliorare la propria esistenza migrando verso i paesi ricchi.

Le problematiche legate alla così detta immigrazione clandestina, di cui i politici, specie i nostrani,  parlano spesso a sproposito, non sono oggetto di questa analisi, perché qui vogliano affrontare il tema del controllo demografico. Perché, a parere di chi scrive, le organizzazioni internazionali come l’ONU, l’OMS, la stessa UE, etc. e i diversi Stati del mondo è giunta l’ora che si facciano carico di una campagna capillare di informazione per il controllo delle nascite affinché la popolazione mondiale inverta il trend e cominci a diminuire.

In verità, nei paesi ricchi si fanno sempre meno figli. In Italia,  il numero medio per donna si attesta a 1,20, secondo la stima provvisoria elaborata sui primi 7 mesi del 2024.

Ovviamente, sono i Paesi poveri a fare la differenza.

Quindi, si può ragionevolmente dedurre che, laddove c’è povertà, là c’è un tasso di fecondità femminile più alto. Sembra banale, ma se i paesi poveri diventassero improvvisamente ricchi, la popolazione mondiale potrebbe cominciare a diminuire. Il tenore di vita aumenterebbe, le risorse sarebbero sufficienti per condizioni dignitose per ogni individuo, le persone godrebbero di maggiori diritti, la condizione delle donne farebbe un salto qualitativo significativo, i lavoratori vedrebbero riconosciute un po’ ovunque le loro tutele e godrebbero di maggior benessere e capacità di spesa. Finanche l’ambiente tirerebbe un sospiro di sollievo…

Un sogno a occhi aperti? Sì, ma non perché di tratti di un sogno irrealizzabile.

Se ci pensate, i Paesi ricchi di oggi erano i poveri di ieri. E allora cosa osta affinché il “miracolo” si ripeta? Tanto più che gli attuali paesi poveri, ad esempio dell’Africa, sono ricchissimi di risorse minerarie. E allora?

E allora gli è che i paesi poveri fanno comodo ai paesi ricchi, in particolare a chi vi detiene il potere economico-finanziario.

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La crescita della popolazione aumenta l’offerta di mano d’opera sempre più a buon prezzo, nei paesi ricchi, dove l’immigrazione clandestina garantisce abbondanza di lavoro a bassissimo costo e senza tutele, anche a danno dei lavoratori locali che subiscono un’amara concorrenza (tra poveri) da chi accetta condizioni misere pur di sopravvivere.

La lotta per le risorse dei paesi poveri vi favorisce le guerre civili (e tribali) e ingrassa l’industria bellica dei paesi ricchi, nonché lo sfruttamento vantaggioso delle stesse risorse, a danno della popolazione locale e a beneficio dei “signori della guerra”.

C’è bisogno di fare altri esempi?

La condizione della donna, marginale nelle società povere, favorisce l’estremo sfruttamento della sua fecondità, anche perché, in quelle società, i figli sono visti come risorse e non come un costo.

Se invece l’istruzione fosse più capillarmente diffusa, per entrambi i sessi, le donne farebbero meno figli e le persone avrebbero contezza dei loro diritti, per i quali lotterebbero, e si innescherebbe, così, un circolo virtuoso in cui la conoscenza potrebbe rendere quei popoli capaci di uscire, secondo la loro inclinazione e le loro scelte, dalla povertà e dal bisogno, senza imposizione da parte dei  paesi ricchi di modelli pre-confezionati di sviluppo che non è scritto da nessuna parte che  funzionino anche in altre realtà.

Peraltro, è davvero singolare che nei paesi ricchi “fate più figli” sia diventata una raccomandazione della politica (quando non si è parlato, addirittura di “sostituzione etnica” da evitare con una rinnovata prolificità). Ma è solo per avere più braccia disponibili a minor prezzo, a vantaggio del profitto.

Per non dire della religione che caldeggia la stessa cosa, per avere più fedeli su cui esercitare il magistero.

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Cicero pro domo sua!

Ma alla Terra, che ci accoglie tutti, ma sempre con più gravi difficoltà, quasi nessuno sembra  pensarci.  Che è come dire che quasi nessuno vuole bene all’umanità!




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