Energia tra crisi e bollette salate: come proteggere i consumatori?

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Dopo anni segnati da crisi geopolitiche e tensioni sui mercati energetici, l’inizio del 2025 ha riportato l’attenzione sull’approvvigionamento energetico. Il mancato rinnovo dell’accordo per il transito del gas russo attraverso l’Ucraina ha riacceso il dibattito su prezzi, sicurezza energetica e impatto sulle bollette che arrivano a consumatori e imprese. Quali soluzioni possono adottare per difendersi dai rincari? Ne abbiamo parlato con Antoine Arel, co-founder di Selectra Italia. I picchi dei costi in bolletta, spiega, sono strettamente legati anche al tema dell’autonomia energetica. Dipendere dagli altri ha un costo: a febbraio uno dei picchi di prezzo per l’elettricità ha sfiorato i 240 €/MWh.

Dall’inizio della guerra in Ucraina ci sono stati dei picchi di prezzo del gas che si sono riverberati sulle bollette dei consumatori. Cosa dovrebbero fare i governi per porre un freno alla volubilità del mercato? Ultimamente in Europa si discute su nuove misure.

Dopo il Green Deal e il focus sulla transizione energetica, l’Unione europea sta ora cercando anche di ridurre i costi dell’energia per renderla più accessibile: una necessità assoluta sia per la competitività industriale sia per i consumatori, che negli ultimi anni hanno visto il loro potere d’acquisto ridursi a causa dell’aumento delle bollette. La Commissione sta lavorando per rafforzare le capacità produttive europee e per semplificare le procedure burocratiche. Queste sono, in particolare in Italia, un ostacolo maggiore per lo sviluppo delle rinnovabili che rimangono uno strumento essenziale per avere un’energia sicura, economica e pulita. Il loro ruolo nel mix energetico, infatti, è destinato a crescere ancora nei prossimi anni. Tuttavia, il prezzo dell’energia dipende da molti fattori, tra cui domanda e disponibilità. Per il gas, dopo l’invasione dell’Ucraina abbiamo visto quanto questo ultimo aspetto fosse soggetto alle tensioni geopolitiche e all’andamento dei mercati globali. Per le rinnovabili invece, la produzione dipende dalle condizioni naturali: il fotovoltaico produce solo di giorno e maggiormente durante l’estate, l’eolico nei periodi di vento, e l’idroelettrico soffre negli anni a bassa piovosità. La volatilità del mercato non può essere eliminata del tutto neanche con la migliore politica ed è importante che i consumatori ne siano consapevoli.

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L’aumento delle bollette è dovuto solo alla componente energia?

Il prezzo dell’energia rappresenta solo una parte del costo totale in bolletta, che include infatti anche la spesa per la rete di distribuzione, gli oneri di sistema e le imposte. Quindi indubbiamente, oltre il costo dell’energia sui mercati all’ingrosso, le fatture sono influenzate anche da altri fattori gestiti dallo Stato direttamente o tramite l’Autorità di Regolazione per Energia, Reti e Ambiente (ARERA). Facciamo un esempio: un consumatore “medio”, con un contatore di 3 kW e 1500 kWh di consumi annui è passato a spendere per distribuzione e oneri di sistema da 97 euro all’anno nel 2015 a 167 euro nel 2025. L’incremento in 10 anni è stato del 72%, pari quindi a 70 euro in più, che diventano 77 con l’iva. Va detto che parte di questi aumenti è dovuta a una riforma delle tariffe che ha rimosso la progressività degli oneri in base ai consumi. Questo cambio aveva uno scopo lodevole, agevolare l’elettrificazione, ma ha colpito maggiormente le bollette degli utenti con i consumi più bassi. Proprio nell’ultimo periodo, inoltre, si è tornati a parlare di costi per la distribuzione: sono state rinnovate per altri 20 anni le concessioni per la gestione della rete elettrica ai vecchi concessionari, purtroppo in assenza di una regolare gara d’appalto e con regole molto favorevoli ai gestori delle reti, a scapito delle bollette di tutti i clienti domestici e delle imprese.

Quale sarà l’impatto sui consumatori quest’anno, e qual è stato finora tra privati e imprese? Come dovrebbero proteggersi dai rincari sulle bollette?

È difficile prevedere con certezza come si evolverà il mercato da qui a un anno. Al momento il prezzo del gas ha toccato più volte i 50 €/MWh sul mercato europeo (l’indice TTF, ndr). Gli analisti prevedono che rimanga stabile nei prossimi mesi. I prezzi dell’energia elettrica invece sono soggetti a picchi improvvisi con un trend all’aumento. In Italia, lunedì 3 febbraio alle 9 il prezzo sfiorava i 240 €/MWh, e in media mensile si sta avvicinando ai 150 €/MWh. Fino a quando non riusciremo a raggiungere una certa autonomia energetica con produzione nazionale e strumenti di flessibilità (come demand response e stoccaggi), non saremo esenti da queste dinamiche. Per i consumatori che si vogliono mettere a riparo dalla volatilità del mercato, una buona soluzione è quella di attivare una tariffa a prezzo fisso. Io stesso l’ho fatto poco prima dello scoppio della crisi dei prezzi del 2022: questo mi ha permesso di non avvertire i continui rialzi di prezzo che all’epoca hanno raggiunto cifre impensabili prima.

Un’alternativa ai prezzi bloccati, radicalmente diversa ma utile per ottimizzare la spesa, sarebbe quella della tariffa dinamica, con un prezzo che cambia in base al mercato, ogni ora di tutti i giorni. Consentirebbe agli utenti di spostare i loro consumi nei momenti in cui l’energia costa meno, e di ridurli durante i picchi. Questo sistema aiuterebbe a bilanciare meglio la domanda con la produzione rinnovabile, caratterizzata da una disponibilità variabile. Ma al momento il mercato italiano non offre soluzioni simili: le tariffe si basano ancora sulle vecchie fasce orarie.

L’Italia non è priva di giacimenti di fonti fossili, ma fatica ad utilizzarle e il tema del gas non sfruttato è una polemica antica: le rinnovabili la potrebbero aiutare nel cammino verso l’indipendenza energetica?

Assolutamente sì. L’italia è un paese con sole e vento, anche il settore idroelettrico è ben sviluppato. Come descritto in un’analisi di Legambiente, siamo riusciti nel 2024 a coprire il 41,2% del fabbisogno annuale di energia elettrica con la produzione da fonti rinnovabili. Quindi creando un buon mix di produzione e potenziando la rete elettrica, potremo avere con il tempo un mercato efficiente e sicuro. Purtroppo, però, le fonti rinnovabili condividono con i giacimenti lo stesso problema: sono anche loro al centro di numerose polemiche che frenano la costruzione di nuovi impianti in alcune aree. C’è quindi un ostacolo a livello culturale che impedisce talvolta l’accettazione delle infrastrutture energetiche, anche se necessarie. È quindi importante lavorare su due fronti. Da un lato continuare a investire sull’innovazione e sullo sviluppo delle tecnologie rinnovabili, così da riuscire a renderle sempre più efficaci e accettabili per le comunità locali. È possibile anche puntare sui giacimenti nazionali di metano, pur essendo consapevoli che, a prescindere dagli investimenti fatti, la produzione nazionale di gas non ci garantirà mai l’autonomia completa. Dall’altro lato si dovrebbe continuare a informare sui rischi collegati al cambiamento climatico e ai benefici della transizione energetica. In linea generale serve più ‘energia a km zero’, che sarà più pulita perché sappiamo come viene prodotta, più sicura perché meno soggetta alle tensioni geopolitiche e anche positiva per il saldo commerciale del paese.

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