gli ostacoli dei sistemi educativi

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Il focus errato dei sistemi scolastici

I sistemi scolastici tendono a erogare i loro servizi focalizzandosi principalmente sulla soddisfazione di una serie di standard, attraverso una visione del progresso accademico piuttosto ristretta e stereotipata. In tale ottica, il mancato raggiungimento degli standard rischia di essere legato unicamente a condizioni e caratteristiche strettamente soggettive degli studenti (ad esempio, una scarsa motivazione allo studio, una minore dotazione intellettiva, una neurodivergenza, difficoltà emotive, familiari ecc.) che possono compromettere – seppur temporaneamente – il rendimento scolastico. Questo approccio sembra non considerare, invece, l’impatto complessivo che l’ambiente scolastico può esercitare sul benessere e sulle performance degli studenti, trascurando come il contesto possa influenzare il successo scolastico almeno quanto le caratteristiche personali. 

In un interessante articolo pubblicato sul Washington Post, Geoffrey L. Cohen – professore di psicologia, educazione ed economia presso l’Università di Stanford – e Sara Goldrick-Rab – sociologa e ricercatrice che ha contribuito a fondare e sostenere numerose organizzazioni volte a rendere l’istruzione superiore più accessibile – hanno esplorato come le istituzioni educative rischiano di ostacolare la crescita degli studenti, suggerendo degli interventi basati su quanto emerso dalla ricerca in psicologia per promuovere il successo scolastico (Strauss, 2015).

Piccoli interventi per grandi risultati: cosa dicono gli studi

Sono infatti numerosi gli studi che rivelano degli spunti interessanti per favorire l’apprendimento e la crescita degli studenti. Ad esempio, in un singolare studio i ricercatori hanno fatto indossare un mantello da Superman a studenti in età prescolare, osservando che così facendo i bambini erano più propensi a ritardare una gratificazione in cambio di una ricompensa maggiore – potendo gustare il loro snack preferito tra quelli proposti se erano in grado di aspettare per più tempo il ritorno dello sperimentatore (Karniol et al., 2011). In modo simile, i bambini a cui viene letta una storia il cui protagonista deve fare leva sulla propria forza di volontà per essere più paziente, e che trova questa esperienza faticosa ma al contempo motivante (“Più aspettava, più si sentiva forte!”), mostrano una maggiore capacità di elaborare spontaneamente strategie efficaci per ritardare la gratificazione (Haimovitz et al., 2020).

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Un altro risultato stimolante è emerso proprio da uno studio di Cohen, il quale ha evidenziato che quando gli studenti universitari appartenenti a minoranze etniche ricevono un feedback critico accompagnato dall’incoraggiamento a raggiungere uno standard più elevato, sottolineando al contempo la loro capacità di riuscirci (tecnica definita “feedback saggio”), essi percepiscono di essere effettivamente valutati per i loro meriti, riducendo la sensazione di essere vittime di pregiudizi razziali e favorendo una maggiore motivazione a migliorare le proprie performance accademiche (Cohen et al., 1999). Questo dato è stato replicato da uno studio più recente, nel quale si è osservato che gli studenti adolescenti che ricevono un feedback saggio, in particolare se appartenenti a minoranze etniche, migliorano la qualità dei loro elaborati e incrementano progressivamente il loro rendimento scolastico, raggiungendo quegli standard che erano stati incoraggiati (Yeager et al., 2014).

Questi risultati sottolineano come caratteristiche quali l’autocontrollo e la responsività ai feedback possano essere influenzate profondamente da interventi di supporto mirati, evidenziando il potenziale trasformativo di un ambiente scolastico più adeguato.  

Il ruolo dell’ambiente nel successo scolastico

Le circostanze esterne sembrano influenzare il rendimento scolastico in misura ben maggiore di quanto si tenda comunemente a riconoscere. Ad esempio, come riportato da Cohen e Goldrick-Rab sul Washington Post, è stato osservato che individui provenienti da contesti economicamente svantaggiati ottengono risultati comparabili a quelli di individui benestanti nei test del QI, almeno fino a quando non vengono sottoposti a stimoli legati a preoccupazioni finanziarie. In tali condizioni, i loro punteggi tendono a diminuire drasticamente. Un meccanismo simile emerge nei bambini che crescono in ambienti poco affidabili, caratterizzati, ad esempio, da “promesse infrante”. Uno studio ha rilevato che questi bambini hanno meno probabilità di rimandare una gratificazione immediata per ottenere una ricompensa più grande in seguito, una capacità cruciale per il successo a lungo termine. Questi risultati smentiscono stereotipi che dipingono i bambini provenienti da famiglie svantaggiate o appartenenti a minoranze come intrinsecamente meno capaci, e spostano l’attenzione sulle condizioni esterne che ostacolano la loro crescita (Strauss, 2015). 

Tra queste condizioni, la povertà gioca un ruolo particolarmente significativo. La mancanza di risorse scolastiche adeguate, i bias razziali nelle punizioni e nei percorsi educativi, e l’assenza di opportunità per sentirsi valorizzati sono solo alcuni dei fattori che perpetuano le disuguaglianze. Promuovere il cosiddetto growth mindset, ossia la convinzione che l’intelligenza e le capacità possano essere sviluppate con impegno e pratica, si rivela un intervento potente in questo contesto. Gli studenti che interiorizzano quest’idea non solo ottengono risultati accademici migliori, ma sviluppano anche una maggiore resilienza di fronte alle sfide. È chiaro, quindi, che per migliorare i risultati scolastici occorre agire sul contesto, non solo sull’individuo (Blackwell et al., 2007; Claro et al., 2016).

Ridefinire il concetto di educazione per sbloccare il potenziale degli studenti

Affrontare le sfide dell’ambiente scolastico richiede un ripensamento radicale del concetto stesso di educazione. Spesso intesa come un processo in cui si “riempiono” gli studenti di conoscenze, l’educazione dovrebbe invece rispecchiare la sua etimologia: “trarre fuori” il potenziale che già risiede in ciascun individuo. Questo cambio di prospettiva implica la creazione di ambienti scolastici che coltivino la fiducia, la curiosità e l’autodisciplina, mentre si affrontano le barriere che perpetuano le disuguaglianze.  

Un approccio efficace può essere quello di adottare interventi psicosociali mirati. Alcune indagini dimostrano che gli studenti appartenenti a minoranze etniche spesso perdono fiducia nelle istituzioni scolastiche, a causa di esperienze di esclusione o discriminazione implicita. Tuttavia, semplici gesti come fornire feedback costruttivi accompagnati dal messaggio “Credo in te, puoi migliorare” hanno dimostrato di ridurre significativamente l’achievement gap. Questi interventi, se integrati nella quotidianità scolastica, possono restituire agli studenti il senso di appartenenza e la fiducia nelle proprie capacità (Cohen et al., 2006; Walton & Cohen, 2011; Yeager et al., 2017).

Riformare il concetto di educazione significa anche ridistribuire le risorse in modo più equo e funzionale. Investire in programmi che favoriscano la crescita personale e la partecipazione attiva, piuttosto che in progetti inefficaci o punitivi, può fare la differenza.  

In definitiva, il messaggio che ogni scuola dovrebbe trasmettere è: “Puoi farcela, hai il nostro supporto, e i tuoi sforzi saranno ripagati.” Questo significa non solo cambiare il modo in cui vediamo gli studenti, ma anche il modo in cui concepiamo il ruolo della scuola nella società. Creare un ambiente scolastico che ispiri fiducia e valorizzi ogni individuo non è solo una questione di giustizia, ma un passo essenziale per sbloccare il pieno potenziale delle nuove generazioni.

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