ISTAT * AGRITURISMI 2023: «INDICE DI RICETTIVITÀ, TRENTINO AL VERTICE CON 303 OSPITI PER STRUTTURA, SEGUITO DA VENETO 273 / UMBRIA 252 / SICILIA 245»

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11.11 – venerdì 7 febbraio 2025

(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota stampa inviata all’Agenzia Opinione) –

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Cresce la produzione degli agriturismi, aziende raddoppiate in 20 anni. Nel 2023 le aziende agrituristiche attive sono 26.129 (+1,1% rispetto al 2022); la crescita maggiore si verifica nel Centro (+2,3%) e nelle Isole (+1,7%). Il valore della produzione agrituristica è in forte crescita sul 2022 (+15,4%). Sono 4,5 milioni gli agrituristi (+11% rispetto al 2022), il 51% sono stranieri; il 72% sceglie le strutture del Centro e del Nord-est.

 

Prosegue la crescita delle aziende agrituristiche

Nel 2023 le aziende agrituristiche sono aumentate di 280 unità (pari a +1,1%, rispetto allo scorso anno), raggiungendo quota 26.129 (i). La crescita maggiore si registra nelle regioni del Centro (+2,3%) e nelle Isole (+1,7%).

Pressoché stabile è la dotazione delle strutture agrituristiche nel Nord-ovest e nel Nord-est che aumentano, rispettivamente, dello 0,1% e dello 0,4%. Nel Sud, al contrario, si registra una lieve flessione (-0,1%).

A livello regionale, rispetto al 2023, le Regioni con la crescita più consistente sono la Sardegna (+3,5%), il Lazio (+3,3%) e la Toscana (+2,9%).

Sotto il profilo geo-morfologico, oltre il 53% delle strutture agrituristiche si localizza nelle aree collinari, il 31% in quelle montane e il 16% nelle aree di pianura.

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Per quanto riguarda l’assetto produttivo delle aziende agrituristiche nel 2023 si confermano sia il carattere multifunzionale delle aziende, sia un’articolazione dell’offerta economica che fa leva sulle peculiarità culturali e paesaggistiche dei territori.

In particolare, emerge sempre più forte l’integrazione dell’offerta di alloggio, degustazione e ristorazione, attività che rimangono il core-business di queste strutture, con i servizi di equitazione, escursionismo, osservazione naturalistica, trekking, mountain bike, fattorie didattiche, corsi vari, attività sportive e altri servizi.

 

Stabili gli agri-ristoranti, in aumento le strutture con attività di degustazione

Le aziende agrituristiche che svolgono attività di ristorazione sono poco più di 13mila (circa il 50% del totale) e, rispetto al 2022, sono in lieve aumento (+0,8%). La crescita maggiore di queste aziende si registra nel Centro (+2,3%).

Circa il 29% degli agri-ristoranti si localizzano nelle regioni del Centro, il 24,2% in quelle del Nord-est, il 19,7% nel Sud, il 18,1% nel Nord-ovest e l’8,9% nelle Isole.

La Regione con la maggior dotazione di aziende agrituristiche con agri-ristoranti è la Toscana (16,5%) seguita dalla Lombardia (8,4%) e dal Piemonte (7,2%).

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Tra le aziende agrituristiche che offrono ristorazione, il 13,9% svolge solo ristorazione (erano 14,2% lo scorso anno). Di esse il 58,1% si trova nel Nord-est, il 19,5% nel Nord-ovest, il 10,5% nel Centro, il 6,5% nel Sud e il 5,4% nelle Isole. Di contro, il 72,7% delle aziende con ristorazione combina questa attività anche con l’offerta di all’alloggio. Queste strutture sono pressoché equamente ripartite tra il Nord, il Centro e il Mezzogiorno.

A livello regionale, delle circa 9.500 strutture che offrono alloggio e ristorazione, oltre il 19,6% si trova in Toscana; seguono, ma a maggiore distanza, Puglia, Campania e Piemonte, con valori compresi tra il 6,5% e il 6,3%.

Tra le tre attività di alloggio, ristorazione e degustazione, quest’ultima registra la crescita maggiore (+3,8%); un dato che sembra confermare la connessione tra il settore agrituristico e quello del vasto e variegato “mondo” dei prodotti di qualità: due settori, questi, che contribuiscono al prestigio a livello nazionale e internazionale del made in Italy.

Le aziende con il servizio di degustazione sono oltre 6.500. Il 44,6% si localizza nelle regioni del Centro, dove spicca la Toscana (28,3%), il 17,7% nel Sud, con la Puglia al primo posto (6,7%), il 17,3% nel Nord-ovest con il Piemonte che conferma la propria importanza (12,1%), l’11,3% nelle Isole con il forte contributo della Sicilia (9,4%) e, infine, con il 9,1% il Nord-est, con il Trentino-Alto Adige/Südtirol che ospita il 6,6% di queste strutture.

 

Nel Sud e nel Centro prevale la pensione completa, nel Nord-est il solo alloggio

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Le aziende con alloggio sono poco più di 21.100 (81% del totale), di queste il 40% si trova nel Centro, il 26,6% nel Nord-est, il 13,4% nel Sud, il 12,6% nel Nord-ovest e il 7,4% nelle Isole.

Rispetto al 2022 le aziende agrituristiche che offrono alloggio aumentano dello 0,9%. La crescita maggiore si registra nel Centro (+1,6%) e nelle Isole (+1,4%); nel Nord-est la quota è pressoché invariata (+0,4%) mentre l’unico calo, seppur lieve, è nel Nord-ovest (-0,4%).

Come nel 2022, la Toscana è la Regione con la maggior dotazione di agriturismi con alloggio (24,6%), seguita dalla Provincia autonoma di Bolzano/Bozen (13,7%) e dall’Umbria (6%). Per tutte le altre regioni la quota di queste aziende varia tra il 5,3% del Veneto e lo 0,2% della Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste.

Le aziende agrituristiche che offrono solo alloggio sono 6.739 (il 31,8% delle strutture autorizzate a svolgere anche attività di alloggio). Di queste il 43,6% è nel Centro, il 49,5% nel Nord e il 6,9% nel Mezzogiorno.

Infine, sono quasi 4.600 le aziende che offrono pensione completa. Di queste quasi il 50% si colloca nel Mezzogiorno, il 25% sia nel Nord che nel Centro.

 

Aumentano le strutture dove è possibile praticare l’escursionismo

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Nel 2023 sono poco meno di 12.973 (49,6% del totale) le aziende agrituristiche con almeno un servizio aggiuntivo (equitazione, escursionismo, osservazione naturalistica, trekking, mountain bike, fattorie didattiche, corsi vari, attività sportive e servizi vari, vedi glossario). Il 37,5% delle strutture che offrono almeno uno tra questi servizi si localizza nel Centro, il 37,1% nel Nord e il 25,4% nel Mezzogiorno.

Più nel dettaglio, rispetto al totale delle aziende che consentono di usufruire di almeno uno di questi servizi, vi è una maggiore incidenza di strutture che offrono servizi vari (73,2%), escursioni (24,6%) attività sportive (24,5%) e, a seguire, quelle con fattorie didattiche (16,1%), corsi vari (14,4%), osservazioni naturalistiche (12,5%), mountain bike (12,2%), trekking (12,1%) ed equitazione (10,2%).

 

Sempre più numerose le aziende che offrono corsi

Sempre rispetto al 2022, sono aumentate le aziende con corsi vari (+3,7%), servizi vari (+2,2%) e mountain bike (+1%), mentre sono diminuite le strutture che offrono la possibilità di praticare equitazione (-4%), osservazioni naturalistiche (-2,7%) e quelle con fattorie didattiche (-2,2%).

Anche nel 2023 si conferma la diversificazione territoriale dell’offerta dei servizi. Nel Nord rimane più significativa la presenza di aziende con fattorie didattiche e quelle attrezzate per attività sportive (con quote pari, rispetto al totale nazionale, del 52,6% e del 39,5%), nel Centro prevalgono i servizi di mountain bike (33,8%) e i corsi vari (31,4%) e nel Mezzogiorno sono più numerose le aziende che organizzano osservazioni naturalistiche (53,4%), il trekking (43,1%), le escursioni (42%) e l’equitazione (41,4%).

Le aziende con fattorie didattiche sono presenti in numero maggiore in Toscana, Piemonte e Lombardia con valori di poco superiori al 13%. Le strutture dove prevale l’attività di mountain bike si localizzano soprattutto in Piemonte (17,4%) e Toscana (15,3%), Regione in cui è anche significativa la presenza di aziende che organizzano corsi vari (15,5%) e servizi vari (29,5%). Le aziende campane si caratterizzano invece per servizi di osservazione naturalistica (35,3%) e trekking (25,5%) e, infine, la Sicilia per escursioni (19,7%), equitazione (16,7%) e sport (22,4%).

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Le aziende agrituristiche che offrono servizi di fattoria didattica

Nel 2023, le aziende agrituristiche con fattoria didattica sono 2.085, circa l’8% del totale delle strutture e poco più del 16% delle aziende che offrono almeno uno dei nove servizi.

L’importanza socio-pedagogica di questa tipologia di strutture è oramai un dato riconosciuto e non risulta ridimensionata dalla flessione del 2,2% registrata nel 2023 rispetto all’anno precedente.

Tra il 2010 e il 2023, le strutture con servizi di fattoria didattica sono cresciute ad un tasso medio annuo del 7,8%, mentre le aziende agrituristiche nel loro complesso, nello stesso arco temporale, crescono ad un tasso medio annuo del 2,3%.

Poco meno del 52,7% delle aziende agrituristiche con fattoria didattica si localizzano nel Nord (29,3% nel Nord-ovest e 23,4% nel Nord-est), il 23,8% nel Centro e il 23,5% nel Mezzogiorno (14,4% nel Sud e 9,2% nelle Isole).

Un aspetto che merita di essere evidenziato riguarda la diffusione territoriale delle aziende agrituristiche con fattoria didattiche. Nel 2010 i Comuni che ospitavano queste strutture erano 1.513 su 8.093 (poco più del 18%). Nel 2023 i Comuni in cui sono presenti questo tipo di aziende salgono a 2.085 (pari al 26,4% dei 7.903 Comuni).

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Tra le altre peculiarità delle aziende agrituristiche con servizi di fattoria didattica, va segnalata quella relativa alle caratteristiche demografiche del conduttore. Tra queste, quelle con conduttore donna sono il 39% (5 punti in più rispetto al totale degli agriturismi gestiti da donne). La percentuale di agriturismi che svolge anche attività di fattoria didattica è del 7,4% se il conduttore è di genere maschile e del 9,2% se di genere femminile.

 

Si consolida la rete dei comuni agrituristici

Oltre alla continua crescita del numero delle strutture agrituristiche, un altro aspetto che dà conto dell’importanza e del consolidamento di questo settore è sicuramente lo stretto “legame” tra queste aziende e i luoghi che li ospitano.

La territorializzazione delle strutture agrituristiche, infatti, può essere letta sia come un aspetto del radicamento di queste aziende (dati sulla densità) e sia in relazione alla diffusione dei Comuni agrituristici (Comuni con almeno un agriturismo).

Con riferimento al primo aspetto, nel 2023, rimane pressoché stabile la densità territoriale (strutture per 100 km2) sia nel complesso (circa nove aziende per 100 km2), sia per zone altimetriche, con al primo posto le aree collinari (poco meno di 11 aziende per 100 km2) seguite da quelle montane (8,2) e pianeggianti (5,5).

La Regione con la più alta densità di aziende agrituristiche è la Provincia autonoma di Bolzano/Bozen (46 strutture per 100 km2), seguita dalla Toscana (25,2 per 100 km2) e dall’Umbria (15,4 per 100 km2).

Sotto l’aspetto della diffusione territoriale, il 63,7% Comuni ospita almeno una azienda agrituristica. La quota di questi Comuni sale all’85,7% se si considerano solo i Comuni del Centro, all’80,3% tra quelli del Nord-est e al 67,7% tra i Comuni delle Isole. Mentre sono il 57,4% e il 53,1% i Comuni del Sud e del Nord-ovest che ospitano almeno un’azienda agrituristica.

Sono invece poco più del 22% i Comuni che nel 2023 ospitano una sola azienda agrituristica. Quelli con un numero di strutture compreso tra due e 10 sono circa il 34,9% e, infine, i Comuni con almeno 100 strutture sono 10: i Comuni di Appiano sulla strada del vino/ Eppan an der Weinstraße (BZ), Caldaro sulla strada del vino/ Kaltern an der Weinstraße (BZ), Castelrotto/ Kastelruth (BZ), Cortona (AR), Grosseto (GR), Manciano (GR), Montalcino (SI), Montepulciano (SI), San Gimignano (SI) e Noto (SR).

 

Dotazione comunale di strutture e fragilità territoriale

La rilevanza economica del settore agrituristico si intreccia con la dimensione socio-culturale e paesaggistica dei luoghi che, per molti versi, contribuiscono al successo di queste aziende. In tal senso, quindi, la tutela del patrimonio naturalistico diventa un fattore di fondamentale importanza.

Ponendosi in un’ottica esplorativa, è interessante incrociare i dati sulla distribuzione comunale delle aziende agrituristiche con l’Indice sintetico di Fragilità Comunale (IFC) 2021 che “disegna” l’esposizione di un territorio ai rischi di origine naturale e antropica e a condizioni di criticità connesse con le principali caratteristiche demo-sociali della popolazione e del sistema economico-produttivo(ii).

I Comuni che si posizionano nel 1° e 2° decile (fragilità minima e fragilità molto bassa) ospitano il 40,7% delle aziende agrituristiche, mentre sono solo il 5,5% quelle ospitate nel 9° e 10° decile (fragilità molto alta e fragilità massima).

Nel leggere questo dato, tuttavia, è necessario tenere presente che il 90,5% dei Comuni a “fragilità minima” sono nel Nord, il 7,5% nel Centro e solo il 2% nel Meridione. Ne consegue che nel Nord il 78,6% delle aziende agrituristiche si localizza in Comuni a bassa fragilità (1° decile). Questa percentuale scende al 20,5% per le strutture del Centro e non raggiunge l’1% per quelle del Mezzogiorno. Si conferma quindi la tradizionale e problematica divisione Nord-Sud del Paese, con le strutture agrituristiche del Mezzogiorno che operano in territori a forte fragilità.

 

Tra i Comuni-polo dell’agriturismo Otranto ha la più alta dotazione di strutture

Per l’identificazione del Comune-polo agrituristico, cioè il Comune più importante rispetto al fenomeno in oggetto per ognuna delle Regioni/Province autonome, sono stati presi in esame solo i Comuni nei quali, nel 2023, si sono registrati arrivi di agrituristi (la procedura utilizzata per l’identificazione del Comune-polo è descritta nella nota metodologica).

Gli indicatori utilizzati per l’identificazione dei Comuni-polo sono:1) dotazione strutturale (agriturismi-comune/agriturismi-regione); 2) specializzazione (agriturismi-comune/aziende agricole-comune); 3) attrattività (agrituristi-comune/agrituristi-regione);4) copertura territoriale della rete agrituristica (agriturismi-comune/superfice-comune); 5) ricettività (agrituristi-comune/agriturismi-comune); 6) propensione all’ospitalità (agriturismi-comune/abitanti-comune); 7) l’internazionalizzazione della domanda (agrituristi stranieri-comune/ agrituristi stranieri-regione).

Nel 2023, l’indice di ricettività nei 21 Comuni polo individuati è di 381 ospiti per struttura (173 a livello nazionale), complessivamente essi coprono una superfice di circa 1.200 km2 (poco meno della superficie di Roma) e ospitano circa lo 0,3% della popolazione residente in Italia.

Rispetto alla Regione o alle Province autonome di appartenenza i Comuni-polo si connotano per le seguenti caratteristiche: Otranto è per la Puglia il Comune polo con la più alta dotazione di strutture agrituristiche (7,4%); Castelrotto/Kastelruth (BZ) presenta la maggiore specializzazione, con 43 aziende agrituristiche ogni 100 aziende agricole; Barolo (CU) è il Comune con la più alta densità di agriturismi, contando 211 aziende per 100 km²; Lazise (VR) è il più ricettivo, con 955 ospiti per struttura, e anche il più ospitale, con 456 agrituristi ogni 1.000 abitanti; Sorrento (NA) ha la clientela più internazionale, ospitando 185 agrituristi stranieri ogni 1.000 agrituristi stranieri presenti nella regione.

I Comuni polo con la maggiore attrattività rispetto alla Regione o alla Provincia autonoma di riferimento sono: Assisi (PG), Lazise (VR), Levanto (SP), Montenero di Bisaccia (CB), Pianella (PE), Saint-Pierre (AO), San Gimignano (SI) e Sorrento (NA) e Arco (TN).

Sempre rispetto alla Regione o alla Provincia autonoma di appartenenza, i Comuni polo in cui è più significativo il contributo della densità – e quindi della rete delle aziende agrituristiche – sono: Barolo (CN), Ricadi (VV), Riposto (CT) e Rotondella (MT).

L’internazionalizzazione incide in misura maggiore nei Comuni di Duino-Aurisina (TS), Montefiore dell’Aso (AP) e Rivergaro (PC). La specializzazione è particolarmente rilevante per Bolsena (VT) e Otranto (LE), mentre l’importanza dell’ospitalità è più marcata a Castiadas (SU).

 

A livello di macroarea, nei Comuni polo del Nord-ovest prevale una combinazione attrattività-densità-dotazione. In quelli del Nord-est l’internazionalizzazione, la dotazione e l’attrattività. In quelli del Centro, l’attrattività, l’internazionalizzazione e la specializzazione. Nel Sud è invece più rilevante il binomio attrattività-densità e, per finire, nelle Isole l’ospitalità e la densità.

 

In aumento il valore della produzione delle aziende agrituristiche

Nel 2023, il valore della produzione a prezzi correnti delle aziende agrituristiche è di poco superiore a 1.871 milioni di euro. Rispetto al 2022, il valore del settore agrituristico aumenta del 15,4% e, rispetto al 2019, anno pre-Covid, l’aumento, sempre a prezzi correnti, è del 19,1%. Sembra quindi ormai completamente superata la forte flessione causata all’emergenza sanitaria.

Tra il 2004 e 2023(iii), il valore della produzione a prezzi correnti cresce ad un tasso medio annuo dell’1,1%.

A livello di macroarea geografica, le aziende del Nord (43,8%) incidono per il 51,2% alla formazione del valore della produzione dell’intero settore agrituristico, quelle del Centro (36,7%) per il 36,5% e quelle del Mezzogiorno (19,5%) per il 12,3%.

La differenza tra la dotazione di strutture agrituristiche di ciascuna macroarea e la rispettiva incidenza sulla formazione del valore della produzione segnala il permanere di squilibri geografici significativi.

Il valore medio della produzione per agriturismo (valore economico / numero di aziende agrituristiche) nel 2023 supera i 71.600 euro (era poco più di 62.700 lo scorso anno) e sale a circa 84mila euro nel Nord, nel Centro è di poco meno di 71.300 euro e nel Mezzogiorno si aggira intono a 45mila euro.

 

Prevalgono anche se di poco gli agrituristi stranieri

Nel 2023, gli agrituristi sono oltre 4,5 milioni (+11% rispetto al 2022); di questi poco meno della metà (49%) è composta da italiani (erano il 51,9% lo scorso anno). Complessivamente, le strutture del Centro e del Nord-est ospitano il 72% degli agrituristi (rispettivamente il 39% e il 33%).

Tra le Regioni, si conferma al primo posto la Toscana con il 28,1% del totale degli agrituristi, seguita dal Trentino-Alto Adige/Südtirol (16,7%) con la Provincia autonoma di Bolzano/Bozen che ospita poco meno del 80% degli arrivi nella Regione. Per tutte le altre Regioni l’incidenza degli agrituristi su base nazionale risulta sempre inferiore al 10% e varia tra il 9,9% del Veneto e lo 0,1% del Molise.

Rispetto al 2022, gli agrituristi italiani aumentano del 4,9%, mentre quelli stranieri del 17,6%. La crescita più consistente, sempre rispetto allo scorso anno, si registra nelle Isole (31,1%) e, a seguire, nel Nord-ovest (11,5%), nel Nord-est (11,2%), nel Sud (10%) e nel Centro (8,1%).

L’indice di ricettività (arrivi / aziende agrituristiche) è di 173 agrituristi per struttura e sale a 303 per la Provincia autonoma di Trento, seguita dal Veneto con 273, dall’Umbria con 252 e dalla Sicilia con 245.

Le presenze superano i 16,6 milioni di notti spese (con un incremento del 7% rispetto al 2022), di queste il 60,1% è stato effettuato da turisti stranieri (lo scorso anno erano il 58%). La quota di presenze di agrituristi stranieri sale al 74% nella Provincia autonoma di Bolzano/Bozen e a seguire la Toscana con il 69%.

La permanenza media nelle strutture è di 3,7 giorni e per gli ospiti italiani e stranieri è rispettivamente di 3 e 4,3 giorni.

Il rapporto tra agrituristi italiani e stranieri è pari a 96 italiani ogni 100 stranieri. A livello regionale, gli italiani prevalgono in Molise (615 ogni 100) e Basilicata (357 ogni 100).

Infine, l’indice di ospitalità (presenze per 100 abitanti) è stato di 28 presenze ogni 100 abitanti, ma sale addirittura a 665 nella Provincia autonoma di Bolzano/Bozen.

 

Natimortalità delle aziende agrituristiche più elevata al Nord

Le aziende nate nel 2023 sono state 1.106, di queste il 41% si localizza nel Nord, il 38% nel Centro e il 21% nel Mezzogiorno(iv). Delle 420 nuove aziende agrituristiche del Centro, 304 (72,4%) sono toscane e tra queste il 21% si localizzano nella provincia di Grosseto e il 18% sia nella provincia di Firenze sia in quella di Siena.

Delle 457 nuove strutture del Nord, il 19,7% è lombardo, il 18,8% appartiene alla Provincia autonoma di Bolzano/Bozen e il 17,5% del Piemonte.

Delle 229 nuove autorizzazioni del Mezzogiorno, 110 si trovano nelle Regioni del Sud (di queste il 47,3% in Calabria) e il resto nelle Isole (54% in Sardegna).

Sempre nel 2023 le aziende che cessano l’attività agrituristica sono 886. La mortalità maggiore si registra nelle regioni del Nord (49%), seguite da quelle del Centro (27,7%) e del Mezzogiorno (23,4%).

Tra le aziende cessate nel Nord, il 21,4% e il 20% si localizzano, rispettivamente, nella Provincia autonoma di Bolzano/Bozen e nell’Emilia-Romagna.

Delle 245 cessate del Centro, il 57,6% riguarda le aziende toscane, e, infine, tra le 207 del Mezzogiorno, vanno segnalate la Sicilia (26,1%) e la Calabria (20,3%).

Nel lungo periodo (2004-2023), le nuove aziende sono state complessivamente 30.925 mentre le cessazioni sono state 18.026. Si registra, quindi, un saldo positivo (12.899 aziende), che trova conferma in ciascuna macroarea geografica.

Nel 2023, il tasso di natalità (percentuale di nuove aziende agrituristiche sul totale delle aziende agrituristiche autorizzate) ha raggiunto quota 4,2% ed è stata la crescita annuale più bassa dopo quella del 2021 (4,4%); il valore più elevato del tasso di natalità si è registrato nel 2006 (12,2%).

Passando alle aziende cessate, nel 2023 il tasso di cessazione (percentuale di aziende agrituristiche cessate sul totale delle aziende agrituristiche autorizzate) è stato del 3,4%.

Il 2018 è l’anno con il tasso di mortalità più elevato (6,7%).

Infine, le aziende che risultano ancora attive nel 2023 presentano una vita media di poco superiore agli 11 anni. Le più longeve sono quelle presenti nel Nord-est (13 anni) e nel Sud (11 anni) seguite, a brevissima distanza, dalle strutture localizzate nel Centro (10,8 anni) e nel Nord-ovest (10,4 anni).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



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