Nascite in forte calo all’ospedale di Urbino. “Fano in posizione strategica”. Meno migrazione verso Rimini

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di CRISTINA R. CIRRI

URBINO – Cala la natalità e con essa anche il numero dei parti negli ospedali della provincia di Pesaro e Urbino. Ma mentre Fano trae vantaggio dalla posizione geografica, Pesaro è in lenta ripresa dopo la chiusura Covid, ad uscirne peggio è Urbino che oltre a pagare lo scotto di trovarsi isolata, in due anni ha perso circa 200 neo-mamme rispetto al 2016. In totale, nei tre principali ospedali pubblici della provincia, si è passati da 2.295 parti nel 2016 a 1.581 parti nel 2024 (-32%) , dati forniti al Ducato dai singoli ospedali.

A Urbino si partorisce meno

La città ducale, non solo ha subito il drastico calo delle nascite (il Comune ha registrato 87 nuove nascite nel 2019 e solo poco più di 60 nel 2024) ma le donne che scelgono di partorire nel reparto di maternità dell’ospedale di Urbino sono in evidente diminuzione. Si è passati da 645 del 2016 al 440 nel 2024. Quasi 200 in meno. Nel 2020 il Santa Maria della misericordia aveva registrato 628 parti, in aumento quindi rispetto al 2019 quando le nascite erano state 569 e il 2018 in cui i bebè in arrivo erano stati 578. Nel 2020, però, l’aumento fu favorito anche dalla chiusura del reparto di ostetricia e ginecologia dell’ospedale di Pesaro. Ora siamo ben sotto i livelli pre-Covid.

Leone Condemi, direttore dell’unità operativa di Ostetricia e Ginecologia dell’Ospedale di Urbino però non lo considera un allarme: “Il calo è stato a livello nazionale, siamo circa al 20% di parti in meno ma ciò è dovuto alla crisi economica e sociale. Negli ultimi quattro anni il numero è rimasto lo stesso e nonostante la difficoltà di raggiungere una zona come Urbino, possiamo ritenerci soddisfatti perché non c’è stata una migrazione importante verso Rimini come in passato“.

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Neo mamme verso Fano

Discorso molto simile per gli ospedali di Pesaro e di Fano che, in linea con il calo generale della natalità, hanno visto nascere anche loro meno bambini nei rispettivi reparti di ginecologia e ostetricia. L’ospedale di Fano (primo in provincia per numero di parti), negli ultimi 5 anni ha sempre superato la soglia minima di 500 parti. Tra il 2016 e il 2019 ne sono stati effettuati più di 2.800, arrivando a toccare quota 1.012 parti nel 2020 e 1061 nel 2021 per via della chiusura del reparto di Pesaro durante il Covid. Ma la parabola discendente è toccata pure a Fano, infatti nel 2023 e 2024 sono stati rispettivamente 703 e 665. Discorso diverso per l’ospedale di Pesaro che dal 2016 a 2019 si è sempre mantenuto con una media di più di 700 parti l’anno. Ma la chiusura Covid e il calo nascite non ha permesso di superare i 500 parti nel 2023 e nel 2024 fermandosi quindi a 466 e 476.

Il primario: “Unire Pesaro e Fano”

Il dottor Claudio Cicoli, direttore dell’unità operativa di Ostetricia e ginecologia negli ospedali di Pesaro e Fano, ha spiegato al Ducato che “Fano geograficamente si trova in una posizione strategica perché attira a sé gran parte dei territori della provincia: quelli che confinano con Ancona, quelli che della valle del Metauro, quelli della zona di Cantiano, Pergola e Cartoceto”. E sulla ripresa di Pesaro dice: ” L’ospedale ha pagato per essere rimasto chiuso durante il Covid. La ripresa è sempre lenta ma stiamo lavorando per tornare sopra i 500 parti. Già a gennaio di quest’anno abbiamo superato quota 50″. E sulla migrazione verso la costa, secondo Cicoli unire gli ospedali di Pesaro e Fano per creare un’unica grande unità operativa neo natale potrebbe essere una soluzione: “Due organici ospedalieri che lavoravano insieme a h24 potrebbero garantire la gestione di urgenze e emergenze”.

Rimini o Ancona: la migrazione è in calo

Gli ospedali di Urbino, Pesaro e Fano non hanno una terapia intensiva neonatale. Si tratta del reparto di rianimazione destinato ai bimbi nati prematuri o con specifiche patologie diagnosticate già durante la gravidanza. Nonostante nelle Marche l’unico ospedale ad averla sia il “Salesi” di Ancona, molte donne della provincia di Pesaro e Urbino, negli scorsi anni, hanno preferito spostarsi verso la Riviera romagnola. Verso Ancona, infatti, dal 2020 al 2024, si sono registrati circa 120 parti all’anno da donne della provincia di Pesaro e Urbino: per un totale di 596.

A Rimini dal 2020 al 2024 hanno partorito 1.411 donne della provincia di Pesaro e Urbino. Più del doppio rispetto ad Ancona. Se si considera che entrambe le città hanno la terapia intensiva neonatale che rappresenta una garanzia a sicurezza, è l’ospedale riminese il più gettonato e quello ritenuto più sicuro.

A confermarlo al Ducato è il dottor Patrizio Antonazzo, primario di ostetricia e ginecologia dell’ospedale di Rimini Infermi: “Credo che la capacità del nostro ospedale di gestire le patologie materne e fetali, grazie anche alla presenza della terapia intensiva, rappresenti una garanzia per le future mamme. Il parto è un momento delicato e da noi le donne sono seguite in ogni momento”. Una tendenza che però si sta riequilibrando con la ripresa del reparto di Pesaro. Il dato di Rimini nell’ultimo anno infatti è in forte calo: 103.





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