Regno Unito, stagflazione in manovra

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Mentre la Fed annuncia cautela e minori riduzioni attese dei tassi, in Regno Unito la Bank of England tiene fermi i tassi segnalando un’inflazione persistente. Ma la legge di bilancio rischia effetti tossici.


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L’ultima riunione dell’anno della Federal Reserve ha portato in dono un previsto taglio di 25 punti base ai tassi d’interesse statunitensi (al livello di 4,25-4,50 per cento), ma anche l’avvertimento che, da questo momento in avanti, per avere altre riduzioni del costo del denaro, servirà una discesa dell’inflazione, che in effetti da mesi staziona su livelli che restano distanti dall’obiettivo del 2 per cento, al netto delle componenti volatili di alimentari ed energia.

Inflazione vischiosa sui due lati dell’Atlantico

La Fed ha realizzato quello che si dice hawkish cut, un taglio da falco, che peraltro era tutto fuorché inatteso, come io stesso segnalo da tempo. I mercati sono rimasti scioccati, forse anche dal fatto che la sintesi delle previsioni economiche, cioè il cosiddetto dot plot, quel grafico che indica dove i singoli membri della Fed vedono i tassi nel futuro, mostra un’inflazione attesa al 2,5 per cento a fine 2025, contro il 2,2 per cento atteso nella riunione di settembre.

Siamo insomma entrati in “una nuova fase del processo di allentamento” della politica monetaria perché “quando il percorso è incerto, si va più lentamente”. Di conseguenza, la nuova previsione mediana del tasso dei fondi federali ora indica solo 50 punti base di tagli ai tassi l’anno prossimo (in calo da 100 punti base), con quattro governatori della Fed che prevedono un solo taglio o nessun ulteriore taglio. Da qui all’accusa alla Fed di aver deciso a settembre un maxi taglio di mezzo punto per panico e scarsa comprensione delle dinamiche macro, il passo è stato e sarà breve.

Dall’altra parte dell’Atlantico, nel Regno Unito, la  Bank of England ha votato 6-3 per mantenere invariati i tassi d’interesse, al 4,75 per cento, evidenziando il rischio di inflazione persistente. I mercati prevedono due riduzioni dei tassi nel 2025 nel Regno Unito, di mezzo punto, e solo una negli Stati Uniti.

L’inflazione scende lentamente, l’incertezza è in aumento, attendendo le misure di politica commerciale di Donald Trump. Ma il Regno Unito ha un problema in più. Negli ultimi due mesi, il Pil britannico si è contratto, mentre le imprese si sono incupite e meditano di tagliare l’occupazione, dopo la presentazione della legge di bilancio 2025. Nel frattempo, la crescita salariale, spinta anche dagli adeguamenti del salario minimo, resta sostenuta.

occupati UK a rischio

L’occupazione nel settore privato a dicembre è diminuita al ritmo più veloce dal gennaio 2021 o, escludendo la pandemia di coronavirus, dal 2009, secondo l’indice di occupazione dei responsabili degli acquisti del Regno Unito pubblicato da S&P Global lunedì. L’indice è sceso a 45,8, rispetto al 48,9 di novembre, e ben al di sotto del valore di 50 che indicherebbe una stabilità del numero di occupati.

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I dati sono gli ultimi di una serie che mostra una riduzione delle assunzioni, una minore fiducia aziendale e due mesi consecutivi di Pil in contrazione, con i gruppi imprenditoriali che incolpano l’aumento di 25 miliardi di sterline dei contributi previdenziali dei datori di lavoro nella legge di Bilancio 2025 presentata a ottobre dalla Cancelliera dello Scacchiere, Rachel Reeves. La Camera di Commercio Britannica (BCC) segnala che le aziende dovranno decidere come far fronte all’aumento dei costi, scegliendo tra tagliare investimenti, cancellare assunzioni previste o ridurre gli organici.

L’indice dei direttori acquisti (PMI) è un indicatore del sentiment imprenditoriale, basato sul saldo tra le aziende che segnalano miglioramenti e deterioramenti, e può enfatizzare i movimenti nell’economia quando molti gruppi sono colpiti dallo stesso shock. I dati ufficiali mostrano che i licenziamenti non sono aumentati negli ultimi mesi e il numero di dipendenti retribuiti è diminuito solo leggermente. Ma i dati di lunedì erano in linea con un sondaggio della Bank of England di questo mese che mostrava che la maggior parte delle aziende prevede un calo dell’occupazione a causa delle misure del Bilancio 2025.

Di tutte le opzioni per gestire l’aumento dei contributi previdenziali nazionali, inclusi aumenti dei prezzi e incrementi di produttività, la strada più rapida rischia di essere quella di ridurre le assunzioni. La Camera di commercio segnala il caso di un rivenditore online che dalla manovra subirebbe un aumento del 10 per cento dei propri costi del lavoro, pari a 400 mila sterline, e sta valutando licenziamenti.

Un mix tossico, la stagflazione

Ma il risultato finale rischia di essere un mix tossico, fatto di riduzione dell’occupazione e aumento dei prezzi. Le componenti dell’indice dei direttori acquisti del settore privato di dicembre mostrano infatti un marcato calo dell’occupazione e il maggior incremento di prezzi praticati ai clienti negli ultimi nove mesi. E questa si chiama stagflazione.

Ricordiamo che Reeves e il premier Keir Starmer, durante la campagna elettorale, hanno promesso di non aumentare l’imposta sul reddito, l’Iva e i contributi sociali della National Insurance. Con queste opzioni escluse, restavano poche leve per aumentare le entrate. Reeves e Starmer hanno fatto ricorso a un espediente dialettico e comunicato che i contributi sociali sarebbero rimasti invariati per i lavoratori, ma aumentati per le imprese. Così è aumentata la pressione contributiva, che di solito pesa sul lavoro attraverso minori assunzioni o licenziamenti e sui consumi con prezzi più alti.

I prossimi mesi, per l’economia britannica e il suo governo, non si presentano semplici. Se poi si compiono errori marchiani nel policy mix, l’autolesionismo presenta il conto.

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Photo © UK Parliament / Maria UngerCC BY 3.0, via Wikimedia Commons

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