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Sono due i filoni di indagine aperti per la morte di Lorenzo Rovagnati, Flavio Massa e Leonardo Italiani, in seguito allo schianto del’elicottero AgustaWestland AW109, che è precipitato alle 19.20 di mercoledì 5 febbraio, nei campi agricoli adiacenti alla tenuta del castello di Castelguelfo, di proprietà della famiglia Rovagnati. Il primo è l’indagine aperta dall’Agenzia nazionale per la sicurezza del volo (Ansv). Un team investigativo dell’Ansv è stato sul posto nella giornata di giovedì 6 febbraio, alla ricerca di particolari che potrebbero essere utili alle indagini per cercare di ricostruire le cause dello schianto.

Sequestrati i cellulari di Lorenzo Rovagnati e dei due piloti 

La Procura della Repubblica di Parma ha avviato un’inchiesta, coordinata dal Pm Andrea Bianchi. Per tutta la serata del 5 febbraio, per l’intera giornata del 6 e della mattinata di venerdì 7 febbraio, sono stati effettuati rilievi sul posto, da parte dei Ris dei carabinieri e del Nucleo Sapr dei vigili del fuoco di Parma che hanno realizzato immagini e video, utilizzando anche alcuni droni. La Scientifica dei carabinieri, oltre a cercare eventuali tracce di impronte e di Dna, ha anche posto sotto sequestro i cellulari di Lorenzo Rovagnati e dei due piloti,  Flavio Massa e Leonardo Italiani. Le indagini si sarebbe infatti concentrando sugli ultimi momenti prima del decollo: le conversazioni eventuali scambiate – anche tramite messaggi – tra i tre potrebbero fornire elementi utili per ricostruire l’episodio. 

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Il velivolo, condotto da Flavio Massa, un pilota esperto di 58 anni con alle spalle migliaia di ore di volo e con il copilota Leonardo Italiani, si è schiantato dopo 400/500 metri dal punto di decollo, in verticale. E’ caduto su un lato. Elemento che, secondo le prime informazioni, potreva far pensare ad un urto in fase di decollo. Ma sulla traiettoria che va dalla pista dell’elisuperficie – che si trova nel cortile del castello – alla zona in cui l’elicottero è precipitato non ci sono ostacoli evidenti. 

Flavio Massa, pilota esperto, non si sarebbe messo in volo in condizioni proibitive per la nebbia, come quelle che si sono verificate nella fascia oraria pomeridiana del 5 febbraio. Le auto lungo la via Emilia faticavano a procedere normalmente, la visibilità – all’altezza della strada – era molto scarsa. Una delle ipotesi, ancora da verificare, è che il comandante abbia iniziato le manovre di decollo perchè pensava che sopra una certa quota la visibilità sarebbe stata maggiore. 

E’ possibile che, una volta decollato si sia accorto che non era così ed abbia tentato di rientrare alla base. In quel momento, non si sa ancora perchè, l’elicottero sarebbe precipitato – in verticale – a circa 500 metri dall’elisuperficie. Per escludere l’ipotesi del malore di uno dei due piloti sarà necessario attendere i risultati delle autopsie sui corpi. Per capire se l’elicottero – il cui relitto è stato sequestrato come i documenti di volo – abbia avuto un guasto, sarà necessario aspettare l’esito dei rilievi tecnici sul velivolo. 

Il sopralluogo vicino all'area di decollo

A bordo dell’elicottero non c’era la scatola nera 

A bordo dell’elicottero AgustaWestland AW109 di Lorenzo Rocagnanti non c’era la “scatola nera”, perché “la normativa aeronautica vigente non ne prevede obbligatoriamente l’installazione a bordo di aeromobili del tipo coinvolto nell’incidente” sottolinea l’Agenzia nazionale per la sicurezza del volo. L’assenza della scatola nera è dovuta solo al fatto che non era obbligatoria ma non essendo possibile indagare sugli elementi che avrebbero potuto essere contenuti al suo interno, gli investigatori si stanno concentrando sugli ultimi istanti prima del decollo e sulle conversazioni telefoniche tra i tre uomini. 

I ris sul luogo dell'incidente-2

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