sussidio per Stellantis e Volkswagen

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Carta di credito con fido

Procedura celere

 














Gli italiani, si sa, sono rimasti estasiati dal programma Sure, creato durante la pandemia e che consentiva di proteggere posti di lavoro indebitandosi a condizioni favorevoli presso la Ue. Da noi sono molti gli orfani di quella formula, considerata una sorta di albero magico dei soldi da scuotere alla bisogna.

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Un Sure per l’auto


La conferma di tale profonda nostalgia si è avuta ieri per bocca della segretaria del Partito democratico, Elly Schlein:


“Oggi al vertice dei socialisti abbiamo ribadito che serve un fondo europeo per l’automotive. Domani ci saranno anche qui le mobilitazioni dei sindacati preoccupati rispetto alla crisi di questo settore che non è soltanto una crisi italiana, è una crisi europea”. Lo ha detto la segretaria del Pd, Elly Schlein, parlando alla stampa al termine dell’incontro dei Socialisti Ue a Bruxelles. “E se è una crisi europea, serve un fondo europeo; l’abbiamo messo in campo sugli ammortizzatori sociali durante la pandemia. Oggi il settore dell’auto è in difficoltà, non va lasciato da solo, va accompagnato mano nella mano all’innovazione per non issare bandiera bianca rispetto alla competizione con la Cina o con altri grandi player”.


Eccolo, il proiettile d’argento per gestire la crisi dell’automotive europeo, come non averci pensato prima? Ma vediamo in dettaglio cosa era il Sure, a cosa serviva e come era strutturato. Dal sito della Commissione europea possiamo leggere:


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Il temporaneo Supporto per mitigare i rischi di disoccupazione in emergenza (Sure) ha mobilitato mezzi finanziari significativi per combattere le conseguenze economiche e sociali negative dell’epidemia di coronavirus. Potrebbe fornire assistenza finanziaria fino a 100 miliardi di euro sotto forma di prestiti concessi a condizioni favorevoli da parte dell’Ue agli Stati membri colpiti per far fronte agli improvvisi aumenti della spesa pubblica per la preservazione dell’occupazione. Sure è stato un elemento cruciale della strategia globale dell’UE per proteggere i cittadini e mitigare le conseguenze socio-economiche severamente negative della pandemia di coronavirus.


Strumento congiunturale per crisi strutturale


Come si nota, il prerequisito è una condizione eccezionale e temporanea, la preservazione dell’occupazione in attesa che passasse la nottata pandemica. E così è andata. Funzionerebbe applicato a un settore, l’automotive, che dovrà necessariamente passare attraverso riduzioni strutturali della manodopera, come dimostra il recente accordo tra Volkswagen e sindacati? Questa è una domanda retorica, ovviamente. La risposta è negativa.


Ma come agiva il Sure? Sempre dal sito della Commissione:


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In particolare, lo strumento Sure ha svolto la funzione di seconda linea di difesa, supportando schemi di lavoro a breve termine e miSure simili, per aiutare gli Stati membri a proteggere i posti di lavoro e quindi i dipendenti e i lavoratori autonomi contro il rischio di disoccupazione e perdita di reddito. In via accessoria, Sure potrebbe anche finanziare alcune miSure relative alla salute, in particolare sul luogo di lavoro, utilizzate per garantire un ritorno sicuro alla normale attività economica.


Come si nota, tutto verte attorno alla nozione di emergenza temporanea, non certo di trasformazione strutturale di settore economico. Ma come è stato strutturato per le coperture finanziarie?


I prestiti concessi agli Stati membri nell’ambito dello strumento Sure erano sostenuti da un sistema di garanzie volontarie da parte degli Stati membri. Il contributo di ciascuno Stato membro all’importo complessivo della garanzia corrisponde alla sua quota relativa nel reddito nazionale lordo (GNI) totale dell’Unione Europea, basato sul bilancio dell’Ue del 2020.


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Il costo era quello del rischio di credito della Commissione, quindi massimo rating. Ciò ha consentito a paesi come il nostro di risparmiare sul tasso del nuovo debito contratto. Oggi le condizioni sono cambiate in modo significativo: lo spread del Btp è sceso molto, il debito della Commissione Ue costa sui mercati secondari più di quello emesso da singoli paesi, con l’eccezione italiana. Quindi manca la convenienza a emettere debito perché manca il beneficio tangibile della mutualizzazione.


Ribadendo che qui non si parla di miSure di emergenza temporanea ma di ristrutturazione di un settore produttivo, con riduzione degli organici. A meno che Schlein non ipotizzasse di usare una sorta di Sure per pagare i sussidi agli acquisti di auto elettriche, il che sarebbe demenziale, per usare un eufemismo.


Servirebbe soprattutto ai tedeschi


Ma ammettiamo pure che nasca una cosa simile al Sure: a chi servirebbe? Soprattutto all’industria tedesca, ovviamente. Francia e Italia seguirebbero tra i beneficiati. Il nostro paese soprattutto per l’indotto, almeno quello inserito nella filiera tedesca. Si tratterebbe di pagare la cassa integrazione straordinaria ai dipendenti degli impianti Stellantis in giro per il paese ma anche agli operai tedeschi, che sono molti di più di quelli italiani.


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Sarebbe quindi un sussidio italiano all’industria tedesca, premesso che non servirebbe perché non si tratta di preservare posti in una emergenza transitoria ma di ristrutturare un settore, cioè lasciar andare personale e cambiarne la composizione qualitativa. Ma non è un caso che l’ammaccato cancelliere uscente, Olaf Scholz, nei giorni scorsi abbia diffuso l’indiscrezione che lui avrebbe proposto questa misura alla Commissione, ottenendone interesse ad approfondire, che peraltro non si nega a nessuno. Un piccolo spin elettorale da parte di un “condannato” è un peccato veniale, dopo tutto.


Per farla breve, ancora una volta gli italiani spiccano per la loro insipienza ed incapacità a comprendere di che si parla. Occorre svuotare i cassetti, mostrare di essere in vita politica, occultare il proprio elettroencefalogramma politico, non particolarmente guizzante. Ed ecco il Sure, che ha la stessa funzione del MES sanitario, che Renzi e Calenda hanno ossessivamente spinnato per finanziare soprattutto spesa sanitaria corrente (“Assumiamo più medici e infermieri!”), quando la misura era già serenamente spirata. Siamo fatti così, noi italiani.


E non mi stupisce la reazione degli europarlamentari del M5S, che si sono inalberati accusando Schlein di plagio, che la proposta del Sure è loro e dello scorso ottobre, che il gruppo dei socialisti l’ha bocciata e ora la segretaria Pd starebbe tentando di


[…] appropriarsene maldestramente, tacendo il cambio di rotta e i meriti altrui. Schlein ripete spesso che è testardamente unitaria, bene! Questa vocazione va però perseguita con correttezza, rispetto delle altre forze di opposizione e riconoscendo con onestà intellettuale che la paternità di questa proposta appartiene al Movimento 5 Stelle.

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Come si nota, siamo in piena modalità gnegné ma soprattutto siamo di fronte a un scontro tra cervelli di ripetenti o comunque di soggetti con ampi debiti formativi. Proprio qualcosa da rivendicare con orgoglio, in effetti, perché è il segno distintivo delle politiche pentastellate. Non stupisce che il cosiddetto movimentismo di Schlein possa alimentarsi di iniziative che non fanno che confermare l’analfabetismo disfunzionale italiano. Un po’ come chiedere di tagliare le accise usando come copertura i sussidi ambientalmente dannosi.


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