Cittadella della salute, costi aumentati: 50 milioni in più

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Poteva il più grande cantiere attivo nella nostra provincia evitare gli strali dell’aumento dei costi?

Poteva l’opera pubblica più grande dal dopoguerra del capoluogo restare immune dal combinato disposto di inflazione, caro utenze e aumento dei costi energetici che chiunque ha visto in questi anni, anche solo per il più semplice dei lavori condominiali, e che ben conoscono gli amministratori pubblici di comuni, province, regioni?

No, perché mattone, materie prime, energia ed utenze sono decollate anche attorno all’ospedale. E i prezzi non distinguono fra appalto normale e project financing.

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E così, anche per la cittadella sanitaria che si sta completando al Ca’ Foncello – con Ospedal Grando la società guidata dal gruppo internazionale Lendlease incaricata di gestire la costruzione della nuova Cittadella – è tempo di conti, e di nodi che stanno arrivando inevitabilmente al pettine, in quello che gli enti pubblici chiamano aggiornamento del quadro economico-finanziario, a cadenza prefissata.

Non così per il project financing. La società Ospedal Grando, che con la formula deve realizzare l’opera ed erogare i servizi compresi nel bando di gara dell’Ulss 2, ha chiesto l’adeguamento dei costi rispetto a quelli fissati a suo tempo alla partenza dei lavori.

Stando a quanto trapela dai piani alti dell’azienda sociosanitaria, non si parla affatto di bruscolini, ma di una somma più vicina ai 50 milioni di euro che ai 45.

A ben guardare, circa un quinto dell’importo inizialmente previsto per i lavori della cittadella (249 milioni di euro): un aumento del 20%, in linea con quanto registrato nel settore negli ultimi anni.

Non che l’Ulss 2 non si attendesse la richiesta di aggiornare i conti della spesa a piè di lista, ma pochi si attendevano un supplemento di questo rilievo economico.

Da quanto emerge, i vertici tecnici e finanziari dell’azienda guidata da Francesco Benazzi a scopo prudenziale avevano accantonato una somma, destinata a fare da cuscinetto di fronte alla richiesta di rivedere i costi.

Precauzione innescata ovviamente dalle dinamiche di mercato e da quanto è avvenuto dal 2020 in poi con l’esplodere della pandemia sul fronte economico (e nessuno come le Ulss ha vissuto la pandemia in primissima linea). Ma si parla, sempre stando ai bene informati, di circa 15 milioni dopo un recente ulteriore accantonamento.

Posizioni tutt’altro che vicine, come si vede: ballano infatti 30, 35 milioni almeno tra l’associazione temporanea di impresa che realizza l’opera e quanto l’Ulss 2 è pronta a riconoscere come aggravio di costi in corso d’opera.

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Come uscirne? Adesso la palla passa, anzi è passata – come prevede la legge per i grandi appalti e le opere pubbliche strategiche – ad un Collegio Consultivo Tecnico (Cct) che dovrà pronunciarsi, con un verdetto cui le due parti si dovranno adeguare.

L’organismo è regolato dall’articolo 215 del D. Lgs. 36/2023, e ha come obiettivo la risoluzione rapida delle controversie che possono sorgere durante l’esecuzione di appalti pubblici di rilevante importo, con prerogative che consentano di non fermare il procedere dei lavori, tanto più in opere strategiche e di servizio pubblico essenziali.

Una sorta di supercommissione composta da 5 specialisti, in particolare ingegneri ed avvocati: il presidente super partes, che deve essere accettato da entrambe le parti, è stato individuato nell’avvocato e docente universitario Luigi Garofalo, anche presidente di Fondazione Cassamarca, ed altri quattro componenti, due nominati dall’Ulss 2 e altrettanti da Ospedal Grando.

Dopo il suo insediamento, il Collegio Consultivo Tecnico avrà un’ agenda assai fitta, in questo 2025. La volontà è quella di addivenire ad un accordo che salvaguardi innanzitutto il completamento della cittadella ed il suo valore di opera pubblica (il governatore Zaia vuole lasciare il segno della sua guida della Regione e del governo leghista del capoluogo, in 25 degli ultimi 30 anni) senza penalizzare né le imprese (in primis la Carron che si occupa della costruzione della cittadella) né le casse pubbliche.

E il dg Benazzi dal canto suo vuole completare l’opera che più rappresenta la mission affidatagli da Zaia per godersi poi la pensione (anche se nel centrodestra c’è chi gli vorrebbe tanto chiedere di fare il sindaco, ma lui risponde subito «ho dato, grazie»).

Come si diceva un tempo nella Prima Repubblica, pontieri già al lavoro, con un certo ottimismo sbandierato. Se son rose, fioriranno.



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