da Pellegrini a Cristante fino a Dybala, chi verrà venduto (e chi resterà)

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Il Fair play finanziario torna a far palare di sé a Trigoria. Quando i risultati latitano e vincere una competizione diventa un miraggio, il mantra è sempre lo stesso. È la giustificazione perfetta per scelte impopolari, per un mercato deficitario, per obiettivi che sfumano prima ancora di essere davvero rincorsi. Insomma, è il solito alibi quando tutto va storto. E Claudio Ranieri saggiamente lo tira in ballo, dandogli la colpa della mancata rivoluzione a gennaio. Che poi, leggendo tra le righe le parole dell’allenatore, la colpa sarebbe di dirigenti poco capaci a vendere o a piazzare calciatori che ormai nella Roma guadagnano stipendi da top player e hanno una resa mediocre. Dunque, il mercato invernale è stato carente perché elementi come Pellegrini, Cristante, Celik e Paredes sono rimasti a Trigoria non accettando di andare in prestito o essere ceduti per alleggerire il monte ingaggi. Il problema, ha spiegato il tecnico, non è legato al costo del cartellino dell’ipotetico nuovo acquisto, ma al suo stipendio. Un calciatore che costa 100 milioni, guadagna una cifra commisurata al suo cartellino e quindi non si può comprare soprattutto per colpa dell’ingaggio. Non per i 100 milioni. Insomma, la coperta è sempre corta. E a gravare sula situazione è anche lo stipendio del futuro nuovo allenatore, che si sommerebbe a quello di Ranieri e di De Rossi, qualora non dovesse trovare squadra. Lo scorso anno la Uefa aveva allentato le maglie del Trasfert balance (la differenza tra i costi dei giocatori in uscita e i costi di quelli in entrata) e infatti in estate il ds Ghisolfi era riuscito a fare mercato rivoluzionando, parzialmente, la squadra. Non prima, però, di togliere dal libro paga una serie di giocatori che non erano più utili al progetto: da Karsdorp (2,2 milioni l’anno), passando per Rui Patricio (3), Llorente (2,7), Spinazzola (3) fino a Renato Sanches e tanti altri. Molti erano a fine contratto, altri in prestito Come Lukaku che percepiva 7,5 milioni e i restanti (pochi) sono stati venduti.

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I PESI

Oggi, dice Claudio ai tifosi inferociti per un mercato poco performante, la situazione è la stessa. E dunque, in estate alla Roma bisognerà aspettarsi una nuova rivoluzione in uscita. Sempre se i calciatori con il contratto in essere saranno d’accordo a salutare. A Pellegrini, ad esempio, che guadagna circa 5 milioni, il contratto scadrà nel 2026; a Crisante, che ne incassa 1,8, nel 2027; quello di Paredes (4) nel 2026 ma si rinnoverà di un anno in caso di Roma in Europa; Hermoso, dato in prestito al Bayer Leverkusen per sei mesi, ha firmato per 3,5 milioni fino al 2027. C’è poi il caso Dybala che Ghisolfi e la ex Ceo Lina Souloukou hanno cercato di piazzare fino all’ultimo in Arabia Saudita per risparmiare 7 milioni più bonus. Missione fallita. Non solo, il contratto di Paulo si è già rinnovato di un altro anno alla stessa cifra per il raggiungimento degli obiettivi sportivi concordati. La proprietà proverà anche la prossima estate a piazzarlo per liberarsi del salario più alto della squadra. Dei big, l’unico in scadenza è El Shaarawy che guadagna 2,5 milioni e poi bisognerà valutare cosa fare con i calciatori in prestito come Saelemaekers e Hummels. Questa sarà la strategia che seguiranno a Trigoria per le prossime due sessioni (fino a gennaio 2026), a meno che non arrivino soldi freschi dall’Europa attraverso la vittoria dell’Europa League e la qualificazione in Champions.

SVALUTAZIONE

C’è poi il problema del calo di valore della rosa. La stagione deludente della Roma non ha aiutato a valorizzare i giocatori, rendendo più complicate le cessioni, soprattutto di quelli con stipendi troppo alti per essere sostenuti da società di fascia medio-bassa. Inoltre, alcuni acquisti costosi, come Soulé, Le Fée (andato in prestito al Sunderland) e Dovbyk, si sono svalutati, mentre paradossalmente è aumentato il valore di Abraham che potrebbe essere riscattato dal Milan. A Trigoria si prepara l’ennesima rivoluzione che cambierà volti, dinamiche ed equilibri per tentare di uscire da una crisi che va avanti da sette mesi.

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