«Non si può spendere se non abbassiamo prima gli ingaggi. Date tempo ai Friedkin»

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Nel mare social c’è di tutto: il più gentile nei confronti di Claudio Ranieri sostiene che abbia semplicemente fatto «dietro front» e che «ci ha mollati pure lui»; il più protettivo (verso l’allenatore) se la prende con la proprietà. L’ultima conferenza di Sir Claudio viene messa agli atti come quella della nuova (o forse vecchia) presa di coscienza: la Roma non ha soldi da spendere, il mercato – passato e del prossimo futuro – viaggia su sottili equilibri legati al monte ingaggi e agli accordi con la Uefa. Per tanti, questa, è stata una sorpresa, un fulmine a ciel sereno, dal momento che le premesse (o le promesse) erano altre. Ovvero: si era parlato della fine della Rometta (cit Ranieri) e del «costruiremo una grande squadra». E poi, agli atti, pure quel tema «rivoluzione», promessa informalmente a dicembre dalla proprietà e che ieri il tecnico ha smentito. A Claudio non risulta che i Friedkin abbiano parlato di questo. Il termine rivoluzione non era stato mandato in rete, ma in un messaggio filtrato – dopo la sconfitta di Como e non da presunti riportini – si era accennato a «cambiamenti e che alcuni giocatori devono andare via per cambiare la mentalità dell’intera squadra». Se non era un’ipotesi di rivoluzione, poco ci mancava. Le parole di ieri di Ranieri aprono scenari apocalittici. Altro che scudetto, altro che Roma di alta classifica e, aggiungiamo, altro che allenatore (del futuro) top. Il mercato appena concluso spiega come le difficoltà di movimento erano e saranno legate al monte ingaggi, che la Roma ha già abbassato la scorsa estate e come le stesse problematiche si sono ripresentate nell’ultima finestra di mercato. Ranieri ha spiegato tutto benissimo, spiattellando in faccia alla gente la realtà, diventando impopolare a molti. I tifosi oggi sono disorientati, perché ricordano come il tecnico in precedenza abbia parlato di Lucca, come Ghisolfi abbia ammiccato al «Frattesi figlio di Roma» e poi si sono ritrovati in rosa tre giovani di belle speranze, che magari diventeranno dei top players, un difensore in prestito dal Galatasaray e un portiere di riserva. Ed ecco che sono inevitabili gli appelli dell’allenatore, come quello di «stare vicini alla Roma»; che «Roma non si costruita in una notte»; che «la Roma non si discute ma si ama» e che «criticare è più facile di fare», citando anche chi lo ha fatto con la cupola del Brunelleschi, pensando che venisse giù e invece oggi è ancora lì, in tutto il suo splendore, da più di seicento anni.

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LE POSSIBILITÀ ECONOMICHE

«I Friedkin – sostiene Ranieri – hanno speso una barca di soldi e posso condividere che non li abbiano spesi bene. Non voglio fare il difensore di nessuno, dico le cose come stanno. Hanno messo 1.2 miliardi nella Roma e forse ne dovranno mettere un altro per lo stadio. Il FFP implica un discorso sugli stipendi di tutti i componenti della Roma: c’è un tetto e questa e sulle prossime campagne acquisti. Bisogna aumentare le entrate e diminuire le uscite e per farlo dobbiamo andare più avanti nelle competizioni. Oltre un certo tetto non si può finire, se ci andiamo siamo liberi ma non stiamo in Europa per anni. I Friedkin possono comprare calciatori da cinquanta milioni, ma poi per pagargli lo stipendio, bisogna abbassare il monte ingaggi. Date tempo a questa proprietà. Ci riusciranno? Me lo auguro. Ad esempio, volevamo Kolo Muani, ma non potevamo prenderlo. E’ più facile criticare che fare».

LA “NON” RIVOLUZIONE

Secondo tema, la rivoluzione annunciata a dicembre e poi disattesa. «A me non hanno detto di rivoluzionare. Chi vi ha fatto filtrare questa cosa non è un nostro amico… Loro sanno che non si possono cambiare tutti. Il comprare sta fuori dal FFP, ciò che conta è il monte ingaggi di tutti i dipendenti della Roma».

LA SCELTA DEI NUOVI ARRIVATI?

Ranieri martedì aveva dichiarato di aver dato lui l’ok per l’arrivo di calciatori come Salah-Eddine e di Gourna-Douath, questo vuol dire che non li ha scelti direttamente lui. E quindi, a parte il ds, il primo avallo di chi è stato, del nuovo allenatore? Ecco la risposta di Ranieri. «Signore mio, ancora con questo nuovo allenatore? Alla fine vi farò lo scherzo… Abbiamo messo su un fantastico gruppo di scouting, copriamo tutto il mondo. Siamo tutti bravi a prendere Walker, ma non potevamo sforare e a causa di Ryan non potevamo prendere un altro extra comunitario. Stiamo navigando in una tempesta ma siamo solidi, perché i Friedkin sono solidi. Io do l’ok tra tutti i calciatori che mi hanno fatto vedere, non è venuto nessuno che non volevo. Decido io per il nuovo allenatore. Ci avrò parlato o no? Quale è lo scherzo? L’avete capito…». Forse che sta pensando di restare lui per un altro anno?

LA SCONFITTA DI MILANO

La Roma è scesa in campo a San Siro non con la mentalità che ha mostrato con il Napoli. Sembrava quasi una resa in partenza. «Non ci siamo arresi, magari alcuni hanno giocato a un livello inferiore rispetto alle aspettative, non sono macchine. Hanno dato il massimo e io sono soddisfatto. Tra i convocati non ci saranno né Hummels né Paredes, gli ho dato un po’ di vacanza. Ho detto loro di andare con le famiglie e ricaricare le pile». Senza farne un dramma, aggiunge.

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