Cosa succede se ricevo una cartella esattoriale e non la pago? Quando un contribuente riceve una cartella esattoriale da parte dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione deve pagarla entro i termini previsti dalla legge, altrimenti si corrono rischi di pignoramento dei beni, con tutte le conseguenze derivanti. Vediamo allora quali sono i passaggi che seguono l’invio di una cartella e quando si rischia davvero di incorrere in procedere di esecuzione forzata.
- Quali sono i procedimenti successivi alla notifica di una cartella esattoriale
- Quando si rischia realmente il pignoramento
Quali sono i procedimenti successivi alla notifica di una cartella esattoriale
Quando un cittadino riceve una cartella esattoriale deve pagarla o, in alternativa, può impugnare l’intimazione di pagamento entro sessanta giorni dalla notifica, altrimenti si va verso il procedimento di esecuzione forzata.
La cartella esattoriale può essere notificata dagli ufficiali della riscossione o altri soggetti incaricati dal concessionario, dai messi comunali o dagli agenti della polizia municipale se vi sono apposite convenzioni con i Comuni.
Di solito la notifica avviene presso il domicilio fiscale del cittadino debitore e direttamente nelle mani del destinatario o di soggetti terzi autorizzati e identificati.
L’Agente della Riscossione può effettuare la notifica anche avvalendosi direttamente del servizio postale, inviando una raccomandata con avviso di ricevimento.
In caso di mancato pagamento dopo aver ricevuto la cartella, se non è stata presentata alcuna istanza di rateizzazione e, in assenza di provvedimenti di sospensione, il contribuente riceve il decreto ingiuntivo.
In questo caso, entro 60 giorni al massimo, 90 in caso di residenza all’estero, il debitore deve effettuare il dovuto pagamento.
Anche in questo caso, dal momento della notifica decorre il termine per l’eventuale opposizione da parte del debitore e, se ciò non avviene, il decreto ingiuntivo diventa definitivo ed esecutivo e si può procedere all’esecuzione forzata.
Precisiamo che caso di mancato pagamento della cartella nei termini, sulle somme iscritte a ruolo, sono dovuti gli interessi di mora, maturati giornalmente dalla data di notifica e le eventuali ulteriori spese.
Quando si rischia realmente il pignoramento
Dopo la notifica di una cartella esattoriale e il successivo decreto ingiuntivo, se il debitore continua a non pagare, si possono pignorare i suoi beni, dai conti correnti di cui è titolare (sempre considerando che esistono limiti fissati dalla legge da rispettare per il pignoramento dello stipendio), agli immobili di proprietà e non solo.
Non si tratta, però, di un procedimento automatico e rapido e a volte può trascorrere molto tempo prima che il pignoramento scatti realmente.
L’Agenzia delle Entrate ha, infatti, chiarito che il pignoramento non può avvenire prima di 60 giorni dalla notifica della cartella esattoriale.
Durante questo periodo, il contribuente può scegliere se pagare la somma dovuta interamente, o chiedere una rateazione, o presentare un ricorso contro la cartella.
Se il pagamento non avviene in questo arco temporale, dopo ulteriori 30 giorni dalla scadenza del termine per il ricorso o il pagamento, l’Agenzia assume la gestione del recupero crediti.
Da questo momento decorre un periodo di sospensione di 180 giorni, durante il quale il processo può essere interrotto in condizioni specifiche, come una sentenza definitiva del giudice tributario o la decadenza da un accordo di rateizzazione.
Al termine di questi 180 giorni, l’Agenzia delle Entrate notifica al contribuente l’avviso di aver incaricato l’esattore di intraprendere azioni nei suoi confronti, tra cui l’identificazione dei beni pignorabili attraverso l’Anagrafe tributaria.
In molti casi, possono trascorrere mesi o addirittura anni prima che si arrivi alla fase di pignoramento.
Il pignoramento dei beni non scatta solo se la cartella esattoriale cade in prescrizione. Il tempo fissato dalla legge è di 10 anni per le imposte statali e di 5 anni per quelle locali, per le sanzioni amministrative e penali, gli interessi e i contributi Inps e Inail.
Leggi anche
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link