Trump, 79 Paesi con la Corte dell’Aia L’Italia non firma contro le sanzioni

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di
Francesco Battistini

Duri attacchi per l’ordine esecutivo della Casa Bianca. Tra i 79 governi che criticano le sanzioni ci sono Francia, Germania, Gran Bretagna ma non l’Italia. Le opposizioni: «Sconcertante»

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«Una sfida senza precedenti». Il primo a indignarsi, anche per via del fuso orario, è il microscopico arcipelago oceanico di Vanuatu: 335mila pacifici isolani che raccolgono il guanto lanciato da Donald Trump e promuovono subito una protesta internazionale assieme ad altri micro-alleati come il Lussemburgo, la Slovenia, la Sierra Leone. Pochi minuti, ed ecco un documento di poche righe — scritto assieme al Messico, vicino scomodo del presidente americano — per dire che le sanzioni individuali annunciate dalla Casa Bianca contro vertici e dipendenti della Corte penale internazionale «aumentano il rischio d’impunità per i crimini più gravi e rischiano di minare lo stato di diritto internazionale, cruciale per promuovere l’ordine e la sicurezza nel mondo». Una dichiarazione durissima di «continuo e incrollabile appoggio all’indipendenza, imparzialità e integrità» della Cpi, «pilastro vitale del sistema di giustizia internazionale». Il documento fa il giro rapido delle capitali e raccoglie il sì convinto di due terzi (79 su 125) dei Paesi che nel 1998 firmarono lo Statuto di Roma, quello che istituì la Cpi.

«Ferventi sostenitori» del tribunale dell’Aja, si definiscono. Pronti a rigettare «ogni tentativo d’indebolirne l’indipendenza». Trentatré Stati africani, 19 fra l’Asia e il Pacifico, 28 del Centro-Sudamerica, 20 dell’Europa dell’Est e 28 dell’Europa dell’Ovest. Si fa prima a elencare chi non c’è. Spiccano la Cina e la Russia, ovviamente, che non hanno mai firmato la Carta di Roma e sono clienti abituali dell’Aia. E poi democrazie, democrature, dittature tipo il Giappone, l’India, Taiwan, l’Argentina, l’Ucraina, le due Coree, l’Ungheria, Cuba, l’Etiopia, l’Australia, la Turchia… E infine, pure l’Italia. Dure le reazioni delle opposizioni. Secondo Conte la decisione «compromette» l’onore dell’Italia, per Schlein è «vergognoso» non firmare, i deputati Pd esprimono «sconcerto».




















































Per tutti gli altri — dalla Spagna alla Germania, dalla Francia al Brasile, dal Canada alla Nigeria, dalla Norvegia al Regno Unito, dal Sudafrica alla Palestina — è inaccettabile si colpisca il procuratore Karim Khan e s’impediscano i viaggi negli Usa ai suoi funzionari, solo perché tre mesi fa hanno osato incriminare Bibi Netanyahu, il suo ministro Yoav Gallant, i leader di Hamas, oltre che gli stessi americani per i presunti crimini in Afghanistan. «Le sanzioni — si legge nel documento dei 79 a difesa della Cpi — potranno mettere in pericolo la riservatezza d’informazioni sensibili e la sicurezza dei coinvolti, comprese vittime, testimoni e funzionari della Corte, molti dei quali sono nostri cittadini.Si rischia di compromettere in modo grave tutte le inchieste in corso e costringere a chiudere uffici sul territorio».

Largamente annunciata, la «coraggiosa» mossa di Trump fa applaudire ovviamente Netanyahu che se la prende con «la campagna spietata e le azioni immorali» dell’Aia, tribunale «corrotto e antisemita». Piace naturalmente a Viktor Orbán, che ora si chiede «che cosa ci facciamo noi ungheresi nella Cpi: nuovi venti soffiano nella politica internazionale, chiamiamolo “il tornado Trump”…».

«La Cpi dà voce alle vittime in tutto il mondo», dice Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, e «deve proseguire liberamente la lotta contro l’impunità globale». «Le sanzioni mettono a rischio un’istituzione che dovrebbe garantire che i dittatori di questo mondo non possano perseguitare le persone e iniziare le guerre», è diretto il cancelliere tedesco Olaf Scholz. Più morbido l’alto commissario Onu per i diritti umani, Ravina Shamdasani: «Profondamente dispiaciuti», si limita a dichiarare. Morbidissimo il premier inglese Keith Starmer, che ricorda soltanto «l’indipendenza» dei giudici. Bisogna andare su un’ong come Human Rights Watch, per avere la condanna più diretta: «Questo è un regalo a chi compie atrocità di massa in tutto il mondo. Si sanziona chi viola i diritti, non chi fa sì che i violatori ne rispondano. L’ordine di Trump prende in prestito una pagina del libro dei giochi di Putin».

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7 febbraio 2025 ( modifica il 8 febbraio 2025 | 10:07)

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