«Alloggi e università per accompagnare gli invisibili a una nuova vita»

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C’è una differenza tangibile e sostanziale, almeno di recente, tra l’Italia e i Paesi in via di sviluppo, come l’Africa sub-sahariana, in tema di slum e bidonville: che le autorità governative del nostro Paese hanno iniziato a interessarsene. In cinque anni è stato ridotto a 65 il numero di baraccopoli a Messina, dalle 80 iniziali, seppur ricoprano ancora 680mila metri quadrati di territorio, pari a 137 campi da calcio, con i loro manufatti fatiscenti. Ripari tirati su alla buona con materiali di “fortuna” come le lamiere, il cui amianto ha un peso enorme sulla testa (e sulla salute) di quei siciliani che, di generazione in generazione, crescono in luoghi del tutto insalubri – sono aree di sedime inquinate – e dove il diritto costituzionale alla salute non è garantito. «A viverci sono a oggi circa 1600 famiglie, per un totale di almeno 4mila persone. Nuclei spesso numerosi, per presenza di prole e soggetti fragili, questi ultimi pari a 300 secondo la rilevazione di gennaio 2025. Un quadro allarmante e tutto italiano di sacche della città dello Stretto, dal centro alla periferia, abitate da invisibili, eppure cittadini, dove mancano finanche le minime misure di sicurezza, come pure i servizi essenziali».




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Baracca a via Catanoso (fonte Commissario Straordinario del Governo per il risanamento delle baraccopoli della Città di Messina)


La fotografia incredibilmente attuale è restituita nel corso di una recente audizione della Commissione parlamentare di inchiesta sulle periferie, grazie all’intervento di Marcello Scurria, Sub-Commissario Straordinario del Governo per il risanamento delle baraccopoli della Città di Messina. L’assenza dello Stato in queste aree degradate della 13esima città metropolitana d’Italia è terminata con la presidenza del consiglio di Mario Draghi, che è corso ai ripari istituendo nel 2021 l’Ufficio del Commissario Straordinario del Governo per il risanamento della baraccopoli della Città di Messina, mentre con la legislatura in corso se ne sono prorogati i mandati. «E speriamo che accadrà ancora, alla scadenza del 31 dicembre 2025, perché ciò che è stato fatto non basta a mettere la parola “fine” a una vergogna che si è perpetrata nel silenzio delle istituzioni per decenni», auspica il sub-commissario Scurria. Lo stesso ha voluto anche ricordare come sia importante non spostare gli assegnatari di alloggi da baraccopoli orizzontali a quelle verticali, con tutte le conseguenze sociali che ne deriverebbero. Come nel caso di Bisconte a Messina, un ghetto in altezza per 189 loculi.


Baracche all’Annunziata (fonte Commissario Straordinario del Governo per il risanamento delle baraccopoli della Città di Messina)


Un’accelerazione sui ricollocamenti è iniziata a marzo 2023 e si è dato priorità ai nuclei con soggetti fragili: «Bisconte, le Vele di Scampia e Caivano sono il passato. Dobbiamo guardare a un altro metodo per temi quali il diritto alla casa e il social housing. È fondamentale far vivere le famiglie in appartamenti di condomini normali. Lo stiamo facendo già con 600 case assegnate negli ultimi cinque anni, ma spostare queste persone non è facile. Spesso sono la terza o la quarta generazione a vivere nelle baracche. E si tratta di italiani, solo 3 o 4 casi sono extracomunitari. La filiera è complessa. Fino al 2000 almeno, una volta che veniva liberato un manufatto, entrava nel racket della compravendita illecita.

Demolire e bonificare una singola unità è difficile», chiarisce il sub-commissario. Rigenerare risolvendo il problema abitativo non è sufficiente se non si interviene a correre ai ripari all’emergenza sociale: da un questionario distribuito nelle baraccopoli è emerso che i loro abitanti vivono in condizioni di estrema marginalità e di precarietà lavorativa, anche accanto a persone agli arresti domiciliari. Su 480 famiglie, solo una donna è risultata possedere una laurea magistrale. E sono proprio le donne gli interlocutori privilegiati dell’Ufficio del Commissario.

Sbaraccamento a via Taormina (fonte Commissario Straordinario del Governo per il risanamento delle baraccopoli della Città di Messina)


Sono le mamme e le sorelle degli invisibili, ai margini esse stesse, a chiedere alloggi dignitosi. «Un dato che andrebbe approfondito, a proposito di patriarcato, di cui si parla tanto nel Sud Italia. Questa gente merita di essere accompagnata per mano nel percorso della loro nuova vita; è nostro dovere dare loro una chance, soprattutto alle giovani generazioni, per sottrarre manodopera alla criminalità organizzata e per contrastare il fenomeno della dispersione scolastica», sottolinea Scurria. La strada per demolire la “cultura della baracca”, che ha fagocitato la città dopo il terremoto del 1908 e il bombardamento del 1943, è segnata e non mancano le iniziative per sostenere questo processo. Un’università telematica, la Pegaso, ha destinato dieci borse di studio a degli studenti delle baraccopoli e il Comune di Messina ha offerto dei tirocini formativi a circa 1000 famiglie che le abitano. Al contempo, si continua l’opera di demolizione e bonifica delle piccole grandi ferite di lamiere con amianto disseminate lungo i 52 chilometri della città dello Stretto.

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Baracca con cabina elettrica (fonte Commissario Straordinario del Governo per il risanamento delle baraccopoli della Città di Messina)


Emblematico è il caso di una baracca a via Rosso da Messina, ormai abbattuta, tirata su, 30 anni fa, attorno a una cabina elettrica che oggi, come la famiglia che ci abitava, è stata liberata. Un caso che aveva particolarmente colpito l’onorevolo Alessandro Battilocchio (FI), presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sulle periferie, durante una sua visita di alcuni mesi fa, che ripeterà con una missione entro la prossima estate per seguire il processo di rigenerazione in atto. 


Da sin: l’on. Alessandro Battilocchio (FI), presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sulle periferie e Marcello Scurria, Sub-Commissario Straordinario del Governo per il risanamento delle baraccopoli della Città di Messina


«Messina sta portando avanti un percorso davvero interessante di riqualificazione e recupero delle 80 baraccopoli originarie, attraverso un modello d’azione, all’insegna dell’inclusione e del coinvolgimento dei residenti, che vogliamo approfondire con un prossimo sopralluogo», ha affermato il deputato al termine dell’audizione. L’auspicio è che, come nelle intenzioni dell’Ufficio del Commissario, di questo scempio divenuto granitico nei decenni, rimarrà poi solo la memoria, con un pugno di case di legno per non dimenticare e non ripetere.

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Ultimo aggiornamento: Domenica 9 Febbraio 2025, 05:30



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