Così Armani e Della Valle hanno sventato la truffa del falso Crosetto (che ha ingannato Moratti)

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Sta facendo scalpore in Italia la storia del tentativo di truffa di cui sono stati vittima Massimo Moratti e diversi altri imprenditori italiani contattati da un falso Guido Crosetto. Lo storico presidente dell’Inter ha raccontato di essere finito nella rete dei truffatori che, spacciandosi per il ministro della Difesa o per membri del suo staff, hanno architettato un raggiro milionario chiedendo soldi per pagare un fantomatico riscatto in Medio Oriente.

In pratica, sfruttando il clamore scatenato dal caso della giornalista Cecilia Sala, imprigionata ingiustamente in Iran, i truffatori contattavano facoltosi imprenditori sostenendo che altri giornalisti italiani fossero stati rapiti in Iran e Siria, che la questione fosse “top secret” e che il governo avesse bisogno di un prestito milionario per pagare il riscatto, prestito che sarebbe poi stato ripagato dalla Banca d’Italia.

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Gli imprenditori contattati

Se, a quanto pare, Moratti ha creduto alla storia (ma non è ancora chiaro se abbia pagato), altri imprenditori non ci sono cascati. Tra questi, lo stilista Giorgio Armani, l’amministratore delegato di Pirelli Marco Tronchetti Provera, il produttore di armi Gussalli Beretta, l’amministratore delegato di Tod’s Diego Della Valle e Patrizio Bertelli, marito di Miuccia Prada e presidente del gruppo, oltre alle famiglie Caltagirone, Del Vecchio e Aleotti.

Secondo quanto trapelato finora dalla procura, gli imprenditori potrebbero essere stati truffati grazie anche all’uso dell’intelligenza artificiale per camuffare le voci del ministro, di un funzionario e di un generale dell’esercito. Lo stesso Crosetto ha confermato e ha ricostruito la vicenda in un post sui social: “Preferisco rendere pubblici i fatti perché nessuno corra il rischio di cadere nella trappola”. Ma come si svolgeva la truffa e come hanno fatto gli imprenditori che hanno denunciato a capire che si trattava di un imbroglio?

La truffa

La segreteria di presidenza del gruppo farmaceutico Menarini, controllato dalla famiglia Aleotti, ha ricevuto una telefonata in cui un presunto collaboratore del ministro Crosetto avrebbe parlato di “questioni di sicurezza nazionale” e di una questione “urgente”, promettendo che “la Repubblica ringrazierà”. Ma Luisa Aleotti è vicepresidente di Confindustria, perciò la segreteria si è insospettita, immaginando che un suo contatto diretto potesse essere facilmente reperito dallo staff del ministro, senza passare dalla segreteria. Per questo i fratelli Aleotti sono stati avvertiti e hanno immediatamente presentato denuncia a Firenze.

Storia simile per Giorgio Armani. Anche la segreteria dello stilista ha ricevuto la chiamata, ma ha risposto che era necessario inviare una richiesta scritta da parte del ministero, richiesta che non è mai arrivata, ponendo così subito fine alla vicenda.

Ancora più semplice è stato per la famiglia Gussalli Beretta scoprire il trucco. Questo perché il presidente della holding, Pietro, conosce il ministro, che è stato a capo dell’associazione confindustriale che si occupa di difesa. Una volta informato della richiesta, l’imprenditore ha quindi chiamato personalmente Crosetto per chiedere spiegazioni e informarlo dell’accaduto. In modo simile hanno scoperto la truffa Della Valle, Tronchetti Provera, Bertelli e altri.

L’allarme della Banca d’Italia

La truffa in cui è stato usato il nome di Crosetto, però, non sembra l’unica avvenuta ultimamente. Da Banca d’Italia è arrivato un invito alla prudenza. “Si sono verificati di recente alcuni tentativi di truffa che utilizzano indebitamente il nome e il logo della Banca d’Italia, come ad esempio richieste di denaro per liberare giornalisti rapiti all’estero, con la promessa di una restituzione da parte della Banca d’Italia”, si legge in una nota dell’istituto, completamente estraneo a queste richieste. “Si raccomanda di non fornire alcuna risposta e denunciare i casi all’autorità giudiziaria”.





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