Pablo Gonzales Rivas ha confessato di aver ucciso Quintanilla

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È crollato sotto il peso delle domande e ha confessato tutto. Pablo Heriberto Gonzalez Rivas ha ammesso di aver ucciso la compagna Jhoanna Nataly Quintanilla Valle. L’ammissione è arrivata sabato 8 febbraio davanti alla giudice di Milano Anna Calabi che lo ha sentito per oltre due ore nell’interrogatorio di convalida.

Gonzalez Rivas ha detto di aver ucciso la 40enne  “in modo non intenzionale” e di avere deciso di nascondere il corpo perché preso dal panico. L’uomo, tuttavia, non ha riferito in modo preciso dove si trova il cadavere, limitandosi a indicare un punto imprecisato lungo la strada per Cassano d’Adda, hinterland Est della città. Inoltre ha ammesso di aver nascosto il corpo in un borsone con le rotelle, ma ha negato di aver fatto a pezzi il cadavere.

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Pablo Heriberto Gonzalez Rivas non ha fornito risposte sempre esaustive. Tra i punti ancora da chiarire c’è il movente: attualmente non è chiaro cosa abbia spinto l’uomo a uccidere la donna che diceva di amare. Nel passato della coppia, insieme da sei anni, non ci sono denunce pregresse per episodi di violenza domestica. Durante l’interrogatorio ha sostanzialmente detto “Non volevo ucciderla, poi mi è preso il panico e ho deciso di disfarmi del cadavere”.

La scomparsa della baby-sitter Johanna Nataly Quintanilla Valle

Quintanilla, 40 anni e un lavoro da baby-sitter, è scomparsa nel nulla venerdì 24 gennaio. In queste due settimane quello che si sperava potesse essere un allontanamento volontario ha preso la forma di un femminicidio. La prima nota stonata della vicenda è arrivata dal compagno della 40enne che ha denunciato la scomparsa di Quintanilla ai carabinieri della stazione Musocco solo venerdì 31 gennaio: una settimana dopo la sua scomparsa. I primi ad accorgersi dell’assenza della donna sono stati i datori di lavoro di Quintanilla, che, preoccupati per la sua improvvisa scomparsa, hanno lanciato un primo appello sui social.

Inizialmente i dubbi avevano portato la Procura di Milano, guidata da Marcello Viola, ad aprire un fascicolo per istigazione al suicidio a carico di ignoti. Un escamotage tecnico per permettere agli investigatori del Nucleo investigativo dei carabinieri, comandati da Antonio Coppola, di svolgere il loro lavoro. I dubbi sulla vicenda si sono trasformati in qualcosa di più concreto con l’annuncio dell’iscrizione dell’uomo nel registro degli indagati per omicidio volontario aggravato e soppressione di cadavere. L’indagine, in poche ore, si è poi evoluta in un fermo.

Le incongruenze nel racconto del compagno

Con l’avanzare delle indagini, coordinate dalla procuratrice aggiunta Letizia Mannella e dal pm Alessia Menegazzo, al primo grande dubbio iniziale se ne sono aggiunti altri. Il compagno aveva raccontato che quella sera, nel monolocale di piazza Daino, nel quartiere Bicocca di Milano, era andato a dormire dopo aver preso una pastiglia e, al risveglio, non aveva più trovato la compagna, convinto che fosse rimasta sveglia a chattare al telefono. Tuttavia, questa versione è stata categoricamente smentita dalle immagini delle telecamere di sorveglianza del condominio: nei filmati non c’è alcuna traccia della 40enne, che avrebbe dovuto essere ripresa mentre usciva.

L’ultima immagine disponibile la mostra alle 18.44 del 24, mentre entra in casa parlando al telefono. Poi più nulla. Nessun allontanamento volontario, come invece aveva sostenuto l’assassino reo confesso, affermando che mancassero alcuni vestiti invernali e un trolley della donna.

Il borsone trascinato nel cuore della notte

Dopo il fermo di Gonzalez, è emerso che, nella notte della scomparsa, tra le 2 e le 3, una telecamera condominiale ha ripreso l’operaio mentre scendeva verso il box per poi rientrare in casa con un borsone da palestra apparentemente vuoto. Dopo alcuni minuti, la stessa telecamera, che inquadra il cortile interno e i garage, lo ha filmato mentre trascinava il borsone nella direzione opposta. È uscito dal box per risalire a casa intorno alle 3.30 e solo nel tardo pomeriggio del 25, verso le 18.30, ha lasciato il condominio alla guida della sua Fiat Punto. Ora i detective dell’Arma stanno cercando di ricostruire i suoi spostamenti.

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