Polemica sui social per la maschera di Mostardino: si disputa sulla data di nascita e sui colori Cultura

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E’ una dotta disputa quella che si è scatenata sui social, e in particolare su quello del gruppo “Pagine di tradizioni carpigiane e modenesi”, a proposito della maschera di Mostardino, dopo l’ampio servizio dedicatole dall’ultimo numero di Voce Mese, basato sulle ricerche di Carlo Rossini. Ne anticipiamo qui alcune conclusioni. La più importante è che, come sostenuto dalla storica Lucia Armentano, con la prova inconfutabile fornita dal collezionista di numeri unici e testate modenesi Marzio Govoni, è che l’ideazione della maschera risale al 1885: dunque, la sua riproposizione il prossimo 23 febbraio con il ritorno del Carnevale di Carpi coincide esattamente con i 140 anni di Mostardino. Una coincidenza tonda non voluta né forzata, ma ritrovata da tempo da Armentano in Rime in vernacolo carpigiano (1885) del poeta dialettale Ubaldo Urbini, in cui al capitolo “Figurine carpigiane” l’autore attribuisce a un misterioso personaggio di Carpi l’ideazione della maschera. La ricostruzione ha trovato conferma proprio in questi giorni in un raro numero del giornale satirico La Rondine, del 29 marzo 1885, scovato da Govoni e in cui, attraverso un fumetto di mano probabilmente dell’illustratore Carlo Grossi, la genesi di Mostardino è attribuita a una costruzione collettiva da parte di un Comitato che commissionò a un non meglio precisato “storiografo” il progetto di una maschera locale in vista del Congresso delle maschere da tenersi a Roma. Lo “storiografo” viene ironicamente ritratto, anche nelle fattezze e con un naso piuttosto pronunciato, mentre si mette al lavoro nel proprio pensatoio.  Fino a che non gli viene l’ispirazione che comunica subito al Comitato in seduta permanente: la maschera dovrà riunire le tre invenzioni di Carpi, ovvero il cappello di paglia, la mostarda e la cerbottana (zarabutana). Chi sia esattamente lo “storiografo” non è dato sapere: forse lo stesso Urbini o, come suggerisce Armentano, il suo amico Ferruccio Rizzatti, scienziato e naturalista, ma anche fondatore del giornale Luce e direttore di diverse testate satirico umoristiche locali. Quattro anni dopo l’invenzione, nel 1889, saranno gli studenti del giornalino satirico Cu-Cu a completare la caratterizzazione della maschera, vestendola con una casacca a strisce verticali verdi e gialle.

Dove si è concentrata dunque la discussione? In primo luogo sul fatto che qualche voce autorevole chiamata a far parte dell’attuale Comitato per il Carnevale ha sempre sostenuto essere nata, la maschera, nel 1928, quando in pieno regime fu in realtà solo reinventata, trasformando l’originario ragazzino impertinente e furbo in un giovane adulto, ardito, amante delle donne e del buon vino. Del tutto rivisto, dunque, pur conservando i tre tratti distintivi: cappello, macchia di mostarda sul viso e cerbottana. E poi c’è stata l’informazione fatta circolare sempre sui social secondo la quale al Comitato promotore sarebbe arrivato l’input di trasformare la casacca indossata dal futuro Mostardino dalle originali righe verdi e gialle come dal giornale Cu-Cu del 1889 in bianche e rosse per evocare i colori di Carpi. La cosa ha prodotto l’immediata reazione di chi, come Armentano, ritiene che una maschera, per essere tale, debba mantenersi del tutto fedele negli anni, anche nei dettagli, alla sua impostazione originaria, per cui risulterebbe incomprensibile una rivisitazione così integrale dei colori. Al che Angela Righi, titolare di Angelica Atelier, intervenendo nel dibattito ha rivelato di essere lei la persona incaricata da tempo di confezionare il costume di Mostardino che sarà indossato da Guido Grazzi per lo “sproloquio” dal Municipio e che si atterrà ai colori verde e giallo, pur non essendo possibile riprodurli nelle stesse, vivaci tonalità del modellino (nella foto) fatto realizzare da Carlo Rossini agli artigiani di San Gregorio Armeno dal quale si differenzierà anche per alcuni, poco rilevanti dettagli.  A questo punto non resta che da attendere il 23 febbraio, per vedere di quali colori si vestirà alla fine Mostardino: il giallo verde della tradizione o il bianco rosso dei “modernisti” che ne vorrebbero attualizzare la figura, proprio come fece il regime nel 1928. (nelle immagini, il modellino fatto realizzare da Carlo Rossini e la prima raffigurazione di Mostardino apparsa sul numero de La Rondine del 23 marzo 1885 scovato da Marzio Govoni) 



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