San Marino non è un paese per giovani

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San Marino è il paese dei buoni propositi e delle riforme annunciate, dei progetti di legge che si accumulano come fascicoli in archivio e delle idee che muoiono prima ancora di vedere la luce. È il paese dove tutti parlano di futuro, ma nessuno sembra preoccuparsi di chi quel futuro dovrebbe viverlo. Perché la verità è che oggi San Marino non è un paese per giovani. Non lo è per chi cerca un lavoro stabile e trova solo contratti precari. Non lo è per chi vorrebbe costruirsi una famiglia ma deve fare i conti con mutui irraggiungibili e affitti impossibili. Non lo è per chi vorrebbe restare, ma finisce per andarsene perché qui le opportunità sono un miraggio e il costo della vita un ostacolo insormontabile.
Prendiamo il lavoro. In Portogallo, il governo ha recentemente introdotto una riforma fiscale che prevede una riduzione dell’IRPEF per i giovani under 35 con redditi fino a 2.500 euro mensili. Questa misura, progressiva e strutturata, consente ai giovani di beneficiare di una detassazione fino al 50% nei primi cinque anni di carriera, riducendosi gradualmente fino al decimo anno. L’obiettivo è chiaro: incentivare la permanenza dei giovani nel paese, aumentare il loro potere d’acquisto e rendere più sostenibile l’ingresso nel mondo del lavoro. Qui da noi, invece, si parla tanto di lotta al precariato, ma si continua a lasciare le imprese in balia di un sistema che rende più conveniente sostituire un dipendente ogni sei mesi piuttosto che assumerlo con un contratto a tempo indeterminato. Se davvero volessimo cambiare le cose, anziché continuare a sbandierare il miraggio del posto fisso, la priorità dovrebbe essere ridurre il costo della vita per i giovani e creare condizioni di lavoro dignitose.
E che dire della casa? Negli ultimi dieci anni, il costo degli affitti è aumentato del 35% e il prezzo degli immobili è salito di oltre il 20%. Un giovane che vuole andare a vivere da solo deve sborsare cifre fuori dalla sua portata, e se pensa di accendere un mutuo scopre che, senza garanzie da parte della famiglia, le banche nemmeno lo prendono in considerazione. In Irlanda, lo Stato copre fino al 30% del valore dell’immobile per i giovani sotto i 40 anni; in Francia, gli affitti sono calmierati per chi è all’inizio della carriera lavorativa e vengono previsti forti incentivi per chi decide di costruire una famiglia. Qui, invece, il mercato immobiliare è diventato un far west e chi non ha la fortuna di nascere nella famiglia giusta resta bloccato. Ora, con il nuovo giovane Segretario di Stato, con il quale ho avuto il piacere di proporre diverse idee per affrontare questa emergenza, nutro fiducia nel fatto che finalmente ci sia la volontà politica di adottare misure concrete e coraggiose. Perché anche lui, come me, è convinto che il tempo delle attese sia finito e che i giovani non possano più permettersi di aspettare.
Poi c’è la questione della socialità. San Marino è un paese che si svuota alle dieci di sera, dove non esistono più locali, spazi di aggregazione, luoghi di incontro. Un tempo c’erano discoteche, sale concerti, club culturali. Oggi sono rimasti quattro bar e qualche sporadico evento che dura il tempo di una notte. In Svizzera si investe in spazi multifunzionali per i giovani, in Danimarca i club culturali ricevono incentivi per organizzare eventi e concerti. Noi, invece, lasciamo che i ragazzi vadano fuori confine per qualsiasi forma di svago.
Ma il punto vero è un altro. Quando la politica smette di dare risposte, il vuoto viene riempito da altro. Lo vediamo ovunque in Europa: in Francia l’estrema destra raccoglie consensi tra i giovani perché ha saputo intercettare il loro disagio, in Germania i movimenti populisti di destra e sinistra crescono proprio dove il sistema tradizionale ha smesso di funzionare. E a San Marino? Pensiamo davvero di esserne immuni? Pensiamo che la frustrazione di chi non trova un posto in questo paese non possa trasformarsi in rabbia e sfiducia verso le istituzioni?
Io continuo a chiedermi se i miei colleghi più giovani vogliono davvero farsi sentire, se ai giovani degli altri partiti interessa unirsi per costruire qualcosa di concreto, perché qui il problema non è più il domani, è l’oggi. Se non iniziamo a cambiare le cose ora, se non iniziamo ad interpretare quel cambiamento tutti, tra qualche anno sarà troppo tardi. O forse lo è già.

Comunicato stampa
Lorenzo Bugli
Consigliere della Repubblica

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