A partire dal 16 gennaio 2024, Bologna ha intrapreso un ambizioso percorso di trasformazione urbana, diventando la prima grande “città 30” d’Italia. Nella maggior parte delle strade cittadine è stato introdotto il limite di velocità di 30 km/h, che ha rappresentato un passo significativo verso una mobilità più sicura e sostenibile. L’obiettivo del progetto non era solo ridurre la velocità, ma anche ripensare l’intera organizzazione dello spazio urbano, con un impatto che va ben oltre la semplice regolamentazione del traffico.
“Una città 30 significa ripensare lo spazio pubblico”, ha sottolineato il sindaco Matteo Lepore, “riducendo l’area dedicata alle auto e favorendo soluzioni per la mobilità sostenibile”. L’introduzione del limite di velocità a 30 km/h ha così agito da catalizzatore per un cambiamento culturale, sensibilizzando i cittadini e favorendo il commercio di vicinato e le relazioni di prossimità.
Il piano Bologna Città 30 si inserisce in una visione più ampia di rinnovamento urbano, con la volontà di creare una città più vivibile per tutti i suoi abitanti, non solo per chi si sposta in auto. Tra le azioni chiave, sono stati installati 500 nuovi cartelli stradali, 300 segnali orizzontali sulle strade e sistemi di rilevazione del traffico.
Sono stati inoltre previsti interventi infrastrutturali come l’ampliamento delle piste ciclabili, la creazione di nuove piazze pedonali, e la rimozione delle barriere architettoniche.
I risultati di una iniziativa pianificata con criterio
La sicurezza stradale è una questione di fondamentale importanza per la società, come emerge dai dati della Corte dei Conti Europea: nel 2022, sono state 20.640 le persone decedute in incidenti stradali nell’UE, con pedoni, ciclisti e motociclisti maggiormente penalizzati. L’Unione Europea ha l’obiettivo di dimezzare il numero di decessi e lesioni gravi entro il 2030.
Fra i diversi interventi che vengono suggeriti a tale proposito, emergono le vie separate, piste ciclabili, sottopassi e ponti, riduzione dei limiti di velocità urbani, barriere per impedire l’attraversamento pedonale in incroci rischiosi.
A un anno di distanza, i risultati del piano attuato a Bologna sono stati ampiamente positivi e incoraggianti, e basterebbe citarne uno soltanto: per la prima volta dal 1991, non sono stati registrati decessi tra i pedoni. Ma non solo: il numero degli incidenti stradali è diminuito del 13,1% rispetto alla media dei due anni precedenti, con 371 incidenti in meno e 269 feriti in meno; gli incidenti più gravi, quelli in codice rosso, sono diminuiti del 31%.
La Polizia Locale ha svolto un ruolo fondamentale nel monitoraggio e nella sicurezza, con l’inserimento di 8 pattuglie quotidiane e sistemi come gli infovelox per il controllo della velocità in tempo reale. Di conseguenza, si è incrementato sia l’utilizzo del bike sharing (+69%) che del car sharing (+44%), nonché dei viaggi sul Servizio Ferroviario Metropolitano (+31%).
Il traffico automobilistico è diminuito del 5% rispetto ai giorni feriali, così come si è abbassato l’inquinamento atmosferico legato al traffico urbano (-29%): dati che indicano che sempre più bolognesi hanno scelto di ridurre l’uso dell’auto in favore di mezzi pubblici e biciclette.
Per trovare l’unico dato negativo bisogna proprio analizzare l’uso della bici, che ha portato più incidenti tra i ciclisti, passati da 409 a 433: ovviamente il dato va contestualizzato con l’aumento del 10% nell’impiego delle due ruote, che evidenzia come la città stia effettivamente evolvendo verso modalità di trasporto più sostenibili..
Pionieri di una strategia replicabile?
La percezione della mobilità sostenibile tra i cittadini italiani ha subito diverse evoluzioni negli ultimi anni: un’indagine di Mediaplus, agenzia di marketing digitale del gruppo Serviceplan, ha rivelato che il 90% degli intervistati dichiara di rivolgere grande interesse al tema della mobilità sostenibile, che sembrerebbe essere ben conosciuta.
Certamente il periodo della pandemia ha inciso nell’adozione di nuove abitudini: la propensione verso veicoli green e forme di mobilità dolce come bicicletta e monopattino è cresciuta. Se quindi l’utilizzo dell’auto rimane su livelli alti, viene confermata una tendenza discendente a beneficio dei mezzi pubblici e della bicicletta, come ribadisce anche l’ISFORT (Istituto Superiore di Formazione e Ricerca per i Trasporti).
Il successo di Bologna non è un caso isolato. Diverse città europee, tra cui Berlino, Barcellona, Bruxelles o Parigi, hanno adottato politiche simili, dimostrando che limitare la velocità a 30 km/h non provoca un allungamento dei tempi di percorrenza per gli automobilisti. Al contrario, questi interventi hanno portato dovunque a una diminuzione del traffico e a un miglioramento della sicurezza stradale, confermando l’efficacia della “città 30” come modello di mobilità sostenibile.
Eppure, nonostante i dati continuino a dimostrare il valore di scelte strategiche di questo tipo, il progetto bolognese ha continuato a ricevere forti critiche da parte dell’opposizione alla giunta governativa: francamente incomprensibili, visto che gli incidenti sono solitamente “neutri” rispetto a un orientamento politico. Anche l’ultimo tentativo di proporre un referendum per annullare il limite dei 30 km/h si è rivelato un flop clamoroso, con sole 3500 firme raccolte a fronte di un minimo richiesto di 9000: una chiarissima risposta dei cittadini verso coloro che li dovrebbero rappresentare e fare gli interessi della collettività.
I risultati del progetto Bologna Città 30 sono dunque un chiaro esempio di come una lungimirante politica urbana possa migliorare la vita delle persone, garantendo una maggiore sicurezza stradale, favorendo la mobilità sostenibile e creando spazi pubblici più vivibili. Mentre il capoluogo dell’Emilia-Romagna continua a fare proprio questo nuovo modello, il percorso intrapreso suggerisce una prospettiva per il futuro della mobilità urbana: ci auguriamo che sempre più comuni italiani vogliano seguire davvero la stessa strada, per garantire città più sicure e meno inquinate, con benefici concreti per tutta la cittadinanza.
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