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Un braccialetto elettronico per controllare chi si allontana dai centri. E al tempo stesso decongestionarli, i centri, sovraffollati e quasi ingestibili quando è alta stagione. Il governo studia una piccola grande rivoluzione del sistema di accoglienza dei migranti. Prende in seria considerazione l’idea di applicare un «monitoraggio elettronico» agli stranieri che arrivano nel nostro Paese e fanno richiesta di protezione internazionale. Una misura alternativa alla detenzione nelle strutture ad hoc, sulla carta più blanda. Ma pensata anche per evitare che i richiedenti asilo spariscano nel nulla una volta arrivati in Italia, magari in cerca di un parente e di migliore fortuna in Europa.
LA NORMA
È tutto scritto nero su bianco. In un emendamento del governo alla legge di delegazione europea all’esame del Senato approntato dagli uffici legislativi del Viminale. La norma, che fissa i criteri per recepire la direttiva Ue sull’accoglienza approvata nel maggio del 2024, apre all’ipotesi «di prevedere anche particolari modalità di controllo dei richiedenti protezione internazionale» per assicurare, scrivono i tecnici, «con il monitoraggio elettronico l’efficacia del rispetto di eventuali prescrizioni amministrative».
Poi l’apertura all’uso di braccialetti elettronici per i migranti. Gli stessi usati per i criminali, chi usa violenza contro una donna o chi si trova agli arresti domiciliari. «L’impiego di particolari modalità di controllo in remoto – mediante il cosiddetto braccialetto elettronico – costituisce di fatto una forma avanzata di monitoraggio, che dovrà comunque essere attuata nel rispetto della privacy dei soggetti coinvolti», spiegano dal ministero di Matteo Piantedosi. Che dunque apre alla sperimentazione dei braccialetti per i richiedenti asilo definendolo «un’alternativa pratica ed efficace di verifica del rispetto delle limitazioni amministrative imposte in alternativa al trattenimento».
È una pratica già sperimentata da altri Paesi europei. Lo ha fatto il Regno Unito e ne è nato un polverone, con le ong in trincea contro Downing Street. In Italia non è la prima volta che se ne parla. I braccialetti elettronici monouso sono stati utilizzati dal governo Berlusconi nel 2011 per gestire un’estate caldissima sul fronte sbarchi. E a giugno scorso sono spuntati in una delibera del Viminale di Piantedosi che ha fatto scorte maxi: 100mila braccialetti ordinati dalla Direzione centrale per l’immigrazione.
Forse una misura precauzionale, alla vigilia di una stagione estiva che si è rivelata assai meno problematica di quelle precedenti. Ora il governo potrebbe intervenire con una norma ad hoc sui braccialetti e fare buon uso di quelle scorte. Nel testo che recepirà la direttiva Ue c’è molto altro, in verità. Una novità salta all’occhio: i richiedenti asilo in grado di farlo dovranno rimborsare lo Stato italiano almeno di una parte delle spese per l’accoglienza. È un principio che la stessa Commissione europea ha stabilito, chiedendo però agli Stati membri di attuarlo con moderazione, limitando l’esborso a chi effettivamente ha le risorse per ripagare le spese.
IL NODO DELLE SPESE
Scrivono i tecnici del governo interpretando la direttiva di von der Leyen: «Gli Stati membri possono esigere che i richiedenti in possesso di mezzi sufficienti sostengano o rimborsino i costi delle condizioni di accoglienza o dell’assistenza sanitaria ricevuta o contribuiscano a sostenerli, anche attraverso garanzie finanziarie». Già, ma come decidere chi, tra i tanti che arrivano e chiedono asilo, può rimborsare i costi sostenuti dallo Stato? Il conto, spiega il testo del governo, potrebbe ad esempio essere presentato ai migranti che in Italia «hanno lavorato per un periodo di tempo ragionevole». Si vedrà. Tante le novità in arrivo e che confluiranno nella legge per recepire la direttiva Ue. Fra queste, la “punizione” dei migranti che evadono dai centri o si rendono protagonisti di comportamenti violenti. Per loro sarà previsto «il taglio o la riduzione» della spesa giornaliera per cibo e altre necessità.
E il braccialetto elettronico? Quando potrà scattare per i migranti? I tecnici del Viminale abbozzano qualche ipotesi. I richiedenti asilo saranno sottoposti a monitoraggio elettronico, ad esempio, se su di loro pende l’obbligo di rimanere in una precisa area geografica, magari quella su cui insiste la commissione territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale, o se hanno l’obbligo di dimora presso un centro di accoglienza o strutture di enti privati. Per i dettagli bisognerà aspettare.
Intanto il dossier migrazioni torna in cima all’agenda. Il caso Almasri, l’allarme sulla Libia suonato dal Copasir, le voci di un nuovo decreto per salvare il patto fra Italia e Albania e restringere le porte girevoli dei giudici tra tribunali e Corti d’Appello. Ma è in Europa che si giocano le grandi partite, dalla lista sui “Paesi sicuri” al nuovo Patto sui migranti. Magari un punto si farà la settimana prossima, quando a Roma arriverà il Commissario europeo alla Migrazione e la sicurezza, l’austriaco Magnus Brunner.
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