Colombia: il presidente Petro chiede le dimissioni di tutto il governo

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Il presidente della Colombia, Gustavo Petro, ha chiesto a tutti i ministri e alti funzionari di governo di rassegnare le dimissioni per superare la crisi nata con un polemico consiglio dei ministri trasmesso in diretta la settimana scorsa. “Ho sollecitato la rinuncia formale a ministre, ministri e direttori di dipartimenti amministrativi. Ci saranno alcuni cambi nel governo per ottenere un maggiore compimento del programma ordinato dal popolo”, ha scritto Petro in un messaggio pubblicato sul proprio profilo X.

“Il governo si concentrerà completamente nella esecuzione del programma”, ha aggiunto il presidente, giunto a 18 mesi dalla fine del mandato. Petro intende così mettere ordine nella crisi innescata dalle nomine di Laura Sarabia al ministero degli Esteri e di Armando Benedetti alla guida del gabinetto della presidenza, bocciate dalla maggioranza degli altri componenti di governo.

L’annuncio di Petro era stato preceduto dalle dimissioni di Susana Muahamad dall’incarico di ministra dell’Ambiente, una delle protagoniste dell’acceso dibattito ripreso tenuto durante il Consiglio dei ministri trasmesso in diretta televisiva. All’appello del presidente sono seguite le rinunce di diversi ministri: Sarabia (Esteri) e Andres Camacho (Miniere) hanno presentato le dimissioni “da protocollo”, probabilmente con l’attesa di una possibile riconferma, mentre quelle di Gloria Inés Ramirez dall’incarico di ministra del Lavoro sono dimissioni “irrevocabili”. Muhamad aveva parlato della sua scelta nel corso di un’intervista concessa al portale “Los Danieles”.

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“Non sono disposta ad assumermi tutti i rischi politici e legali che comporta essere in un processo di cambiamento così complesso come quello promosso dal presidente Petro con una persona nell’ufficio del presidente come Armando Benedetti”, ha detto Muhamad. Tuttavia, ha spiegato che se la situazione dovesse cambiare, “potrebbe essere valutata” la possibilità di tornare, dal momento che “lavora da due anni e mezzo nel governo e in linea con la politica del presidente Petro”.

La crisi è deflagrata il 5 febbraio, nel corso di una riunione del Consiglio dei ministri, trasmessa in diretta sulla rete e che inizialmente doveva incentrarsi sulla crisi di sicurezza nel nord del Paese. La riunione si è aperta sulle severe critiche che nomi di primo piano dell’esecutivo, a partire dalla vice presidente Francia Marquez, hanno rivolto a due recenti nomine operate dal presidente, Gustavo Petro: l’ex ambasciatore Armando Benedetti, su cui gravano tra l’altro accuse di corruzione, destinato al ruolo di capo gabinetto presidenziale e Laura Sarabia, invisa a diversi funzionari per una presunta avversità a “fare squadra”, a quello di nuova ministra degli Esteri. Poche ore dopo la chiusura del Consiglio, erano arrivate le dimissioni di Jorge Rojas dal ruolo di direttore del Dipartimento amministrativo della presidenza (Dapre), secondo cui la figura di capo gabinetto “distorce” la dinamica tra presidente dei ministri, a scapito del concetto di “rafforzamento del governo e dello Stato di diritto” che si è costruito negli anni. All’indomani della riunione, pur senza riferimenti specifici al caso, sono arrivate anche le dimissioni di Juan David Correa Ulloa da ministro della Cultura.

A Benedetti si rimproverano come detto i trascorsi giudiziari e una condotta ritenuta spericolata nella gestione della cosa pubblica. L’ex senatore è però uomo di riferimento di Petro, essendo stato ambasciatore a Caracas, il primo dopo la riapertura dei rapporti diplomatici con la Colombia, e presso la Fao. Nella riunione, Petro lo ha ringraziato pubblicamente per il sostegno alle cause da lui perorate nel corso degli anni, pur partendo da posizioni politiche distanti. E alle critiche sui precedenti con la giustizia, elemento per taluni incompatibile con l’etica del governo “del cambio”, il presidente ha risposto rivendicando l’importanza della “seconda opportunità” che va data a tutti perché “tutti hanno qualcosa di buono da dare”, ma solo se glielo si permette. Un principio, ha detto Petro, che già da giovane membro di una banda armata aveva applicato: “i nemici catturati li curavamo meglio, spiegando loro i possibili errori e li rimettevamo in libertà”. La sua presenza al tavolo del governo è però “inaccettabile” ha detto Muhamad, secondo cui la natura stessa del governo ne esce snaturata.

E non meno severe sono state le parole della vice presidente Marquez, che ha evocato la sua delega a ministra dell’Uguaglianza, per criticare Benedetti anche rispetto ad alcune posizioni considerate sessiste. Sarabia, dal canto suo, è accusata di aver sfruttato in ogni impiego la sua vicinanza politica e personale al presidente come strumento per impedire un dialogo fluido con gli altri ministri. Petro aveva al tempo stesso criticato l’operato del governo, mettendo in rilievo le deficienze di diversi ministeri. “Di 195 impegni assunti con il popolo” al momento della nascita del governo, “non ne sono stati rispettati 146, il 75 per cento. Ogni ministro qui, o rispetta gli impegni presi col popolo o bisogna cambiare. Lo dico davanti al popolo”, sottolineava il capo dello Stato ricordando che la riunione era trasmessa in diretta. “O bisogna cambiare il presidente del governo, se non è capace”.

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