Costi dell’energia: per le imprese cresce lo svantaggio rispetto a Francia e Spagna

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Secondo la Fondazione Think Tank NordEst, dopo l’impennata di fine anno, i costi dell’energia continuano a crescere anche all’inizio del 2025. In Italia, il costo del gas è aumentato del 60% tra gennaio 2024 e gennaio 2025, passando da 31 a 50 euro per megawattora. Nello stesso periodo, il prezzo medio dell’energia elettrica ha fatto un balzo del 44%, salendo da 99 a 143 euro per megawattora. In questi primi giorni di febbraio, i valori sono cresciuti ancora: il gas supera i 53 euro, l’energia elettrica sfiora i 150 euro.

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Gli elevati costi dell’energia preoccupano gli operatori turistici del Veneto: già nel 2022, in piena stagione estiva, furono colpiti dalla crisi energetica, che causò una significativa riduzione degli utili. Secondo le stime della Fondazione Think Tank NordEst, se i prezzi di gas ed energia elettrica si confermassero sui livelli di gennaio per tutto il 2025, a parità di consumi, i servizi di alloggio e ristorazione in Veneto potrebbero complessivamente pagare bollette più care per oltre 70 milioni di euro (+17%) rispetto all’anno scorso: una seria minaccia per la competitività di un settore fondamentale per l’economia regionale. Peraltro, nel 2024 le imprese venete del comparto turistico hanno già sostenuto costi elevati, circa il 46% più alti del 2019.

Il prezzo dell’energia elettrica in Italia continua ad essere superiore a quello di molti altri Paesi europei. Nel 2024 l’energia elettrica in Francia è costata il 47% in meno dell’Italia, mentre in Spagna il risparmio è stato del 42% ed in Germania del 28%. E si tratta di differenze più marcate rispetto al 2023, quando il differenziale di prezzo era minore. Questo gap penalizza notevolmente le imprese italiane: le ingenti risorse spese per le forniture di energia riducono le disponibilità economiche per gli investimenti, l’innovazione o la formazione del personale.

Nello specifico, la Fondazione Think Tank NordEst ha stimato che, tra 2021 e 2024, le imprese venete dei servizi di alloggio e ristorazione, a parità di consumi, avrebbero risparmiato 500 milioni di euro se avessero pagato l’energia elettrica e il gas ai prezzi della Spagna, mentre ci sarebbe stata una minore spesa di 400 milioni di euro applicando i costi della Francia.

Sulla domanda di energia espressa dal settore turistico impattano anche gli effetti del riscaldamento globale: infatti, la persistenza di alte temperature nel corso dell’estate comporta consumi sempre maggiori di energia elettrica, con il rischio di compromettere la tenuta della rete. Per scongiurare possibili criticità, è quindi fondamentale programmare per tempo gli interventi di potenziamento necessari.

«Il settore turistico esprime una domanda sostenuta di energia, caratterizzata da picchi durante il periodo estivo – spiega Antonio Ferrarelli, presidente della Fondazione Think Tank NordEst – e pertanto è necessario abbassare i costi dell’energia, ma anche potenziare la rete. L’apertura di nuove strutture ricettive e l’ammodernamento degli impianti, ad esempio con l’introduzione dei piani di cottura elettrici, impone la necessità di agire contemporaneamente su più fronti: investire sulle fonti rinnovabili, costituire nuove comunità energetiche e migliorare l’efficienza dei sistemi di distribuzione. Se a livello nazionale si definiscono le scelte di politica energetica complessive, localmente si devono programmare gli interventi necessari ad accompagnare lo sviluppo economico, garantendo al contempo la tutela del territorio. L’industria del turismo deve anche fronteggiare l’aumento delle temperature estive – conclude Ferrarelli – e quindi è fondamentale intervenire tempestivamente a livello locale, progettando gli investimenti in una prospettiva di lungo periodo».

 

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