Fuori Onda con Marco Della Luna: matrimonio e divorzio dall’antichità all’attualità – Historia

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Marco Della Luna avvocato, psicologo, saggista studioso degli usi e costumi sul matrimonio e sue declinazioni ci racconta una serie di storie tragicomiche tra leggi romane usi e costumi che hanno attraversato per secoli l’umanità occidentale

Puntata ispirata al libro di Marco Della Luna “Vivere la passione senza rovinarsi troppo” edito da Aurora Boreale Edizioni.

Alcuni stralci dell’intervista

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A proposito delle leggi sul matrimonio

I romani della Civis erano ricchi e cercavano i piaceri, avevano una vita di lussi e di consumi. Allora succede un po’ quello che succede oggi, la famiglia si indebolisce, c’è promiscuità, corna incrociate, la dissolutezza della deboscia. E che cosa fa Cesare Ottaviano Augusto? Fa leggi molto severe per rafforzare, rinsaldare i costumi, contenere queste forme di libertinaggio.

Il risultato è pressoché nullo, questo è notevole, è nullo, non cambia nulla. Perché? Perché è stata una grande dimostrazione di questo, che quando vai contro l’evoluzione del costume, perdi. Non è possibile con le leggi, è una nostra illusione illuministica, con le leggi fermare, modificare, canalizzare, deviare il corso evolutivo dei costumi.

Così anche prima di Augusto, un altro che aveva cercato di imbrigliare il corso della storia, era stato il grande Silla, Lucio Cornelio Silla, che aveva sbaragliato tutti i nemici, Mario e gli altri, aveva ucciso tutti quelli che voleva uccidere, era padrone assoluto di Roma, aveva fatto le modificazioni costituzionali che voleva, poi si era accorto che nonostante tutto questo suo potere, tutte queste riforme profonde della Costituzione, le cose non andavano nel senso che desiderava. E quindi cosa fece? Si ritirò a vita privata. “Io ho fatto il massimo che si poteva fare, vedo che con le leggi non si cambia l’evoluzione dei costumi, della politica eccetera, mi ritirò, vivo per conto mio”.

 

Ecco, questo va detto. Poi l’altra grande trasformazione si ha col cristianesimo, perché lì subentra il sacramento. E allora, il matrimonio bisogna sempre distinguere dal popolo, dal popolino, dalle classi nobiliari e ricche.

 

Il popolino probabilmente praticava ancora un matrimonio, una vita familiare strettamente improntata alla funzionalità rurale, cioè alla sopravvivenza, a produrre cibo, mutua assistenza e così, ma le classi che potevano permettersi libertà scelte si scontrarono col problema del sacramento. Il sacramento diventa un momento iniziale, costitutivo del rapporto matrimoniale, ed è un momento sacro in cui interviene la sanzione divina, quindi non si può più sciogliere. Questa è una rivoluzione.

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A un certo punto Giustiniano fa scrivere a Triboniano le Pandette, decretiamo che in nessun modo avvengono i divorzi o che se avvenuti prendano vigore, prendano valore. Quindi ha abrogato proprio il divorzio addirittura? Sì, sì. Mi ricordo ancora la frase studiata all’università, di una nettezza assoluta.

 

Basta divorzi, è un sacramento, c’è di mezzo Dio, non potete più. Prima si scriveva, c’è un kakodaimon, c’è uno spirito, c’è un genio malefico che ci ha messi l’uno contro l’altro, perciò contro la nostra volontà ci separiamo, divorziamo. Ecco perché poi sono iniziati gli avvelenamenti casualmente.

 

Allora si comincia ad uccidere. Infatti contemporaneamente c’è una durissima legislazione che punisce con la morte le fatture, la magia. Tu fai la magia, metti la tavoletta di piombo con il nome della persona, la terra del cimitero, condannato a morte.

 

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Perché se non riesci a imbrigliare con le leggi il costume, se la gente vuole liberarsi dal coniuge, lo fa. Arrivavano a fare persino questo. L’unica ragione per cui era consentito il divorziare era la scelta di una vita migliore, cioè la vita claustrale.

 

I coniugi vogliono entrambi andare, chi rinchiudesse in convento, allora sono autorizzati. Questo sì, perché è ancora più religioso che restare uniti nel vincolo sacramentale del matrimonio. Poi magari uscivano dal convento e riprendevano la libertà di stato civile, potevano fare quello che volevano.

 

Questo non lo sapevo, questo della vita claustrale che potevano fare questo discorso qua. Quindi da questo punto di vista, divorzio zero. A un certo punto, con la cristianità, prima i romani potevano divorziare sia le donne che gli uomini indifferentemente.

 

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Magari la donna perdeva la dote perché restava poi…. Si può sembrare che ci si fosse un giudice, che funziona di censore, preposto a regolare rapporti coniugali dal punto di vista patrimoniale, perché si trattava di multe, quando il marito «vircum divorzium facit», quando il marito fa divorzio.

 

Ma è una frase così ambigua, ci presta più interpretazioni sintatticamente, che non ci dice molto. Comunque c’era una forma di controllo, di regolazione dei rapporti patrimoniali in caso di… Poi leggendo gli atti, i contratti matrimoniali, i contratti per i divorzi, si capisce che in realtà la società, la cultura accettavano che la donna fosse come era sostanzialmente pari all’uomo in quanto capacità intellettive. La donna non viene trattata all’atto pratico, negli atti concreti, come una minorenne, è un soggetto con la sua volontà, le sue scelte.

 

Ora ti faccio una domanda, così cerchiamo un po’, perché questo è il discorso, le nostre radici, questa parte di matrimonio romano, dove i ricchi essenzialmente si sposavano per passare i propri beni nella famiglia, poi si passa al cristianesimo, dove il popolino non si capisce quale sarebbe la necessità di sposarsi, se non quella soltanto di onorare il sacramento, ma poi, come dici tu, la cosa era alla bella e meglio, per quanto riguarda… Era necessario sposarsi, perché se il figlio non era legittimo non ereditava. Questo sempre stiamo parlando di per quelli ricchi, ma anche per quelli poveri. Tutti i diritti erano uguali, tutti avevano… Era necessario sposarsi per poter lasciare i propri beni ai figli.

 

Eredi che ereditassero anche lo status, ad esempio lo status equestre, cioè cavaliere o stato senatorio, stato patrizio. Perché, un momento, non era proibito all’uomo avere altre donne, cioè avere una vita sessuale extracognugale. C’era il concubinato, la concubina era una che poteva coesistere con la moglie.

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Se concubinare vuol dire andare a letto insieme letteralmente, è quella che va a letto insieme. Poteva avere figli, ma non erano legittimi. Non erano legittimi.

 

E questo veniva. Oggi, naturalmente, c’erano le prostitute, pellices, meretrices. Ora, che cosa succedeva a un certo punto, per poter tornare… Quello che a noi ci interessava era il fatto che, comunque, la donna era un bene materiale di scambio.

 

Perché l’accento non era sui singoli individui, né nemmeno sul marito. L’accento era sulla continuità della famiglia come nucleo sociale e aziendale insieme.

 

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Non c’era quella valorizzazione che facciamo noi in automatico dell’individuo, del singolo. Anche l’uomo non era il padrone, come intendiamo noi.

Noi siamo tutti impostati sull’individualità e sul divertimento. L’individualità, libertà e divertimento. Queste cose non c’erano a quel tempo.

 

Come ha influenzato? Perché ora stiamo andando un po’ verso la fine. Andiamo un po’ a chiudere questo discorso sul matrimonio, perché così ci organizziamo per parlare delle altre tre entità. Come praticamente ha influenzato questa parte che poi è durata tantissimi secoli? Iniziata nel periodo del Cristianesimo, ma poi si è mantenuta questa funzione del matrimonio come sacralità e che ancora ad oggi, da questo punto di vista legale, i figli possono essere riconosciuti fuori dal matrimonio.

 

D’altronde questo l’hanno fatto anche i Papi durante il Medioevo, durante il Rinascimento, che non potevano sposarsi ma riconoscevano i figli. Giusto, è accaduto è successo. Come influisce questo dal punto di vista del matrimonio romantico? Quando è che questo matrimonio che era sacramentato e che serviva per poter lasciare in eredità i propri beni a un certo punto è diventato un matrimonio romantico? Si parla di una sensibilità in questo senso che si sviluppa nel Medioevo ancora con poeti, prima siciliani, poi il dolce Stilnovo, però ancora nell’Ottocento, in molti casi le donne si sposavano bambine rispetto agli uomini, quindi arrivavano con una disparità estrema di competenze, di conoscenze, di padronanza della situazione.



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