Il freddo di febbraio e poi il meteo che annunciava cielo prevalentemente coperto avevano suggerito di tenere Papa Francesco al caldo di Santa Marta, per non fargli peggiorare la brutta bronchite che si è preso in questi giorni. Ma il suo carattere determinato ha di nuovo avuto la meglio sui medici e alle dieci e mezza, puntuale, si è fatto portare in piazza san Pietro per la messa con le Forze Armate, secondo appuntamento giubilare organizzato da monsignor Rino Fisichella che ha visto arrivare in Vaticano quasi trentamila militari di differenti nazionalità. Il giorno prima ognuno di loro ha fatto il pellegrinaggio passando dalla Porta Santa. Tema inevitabile che incombeva sulla giornata non poteva che riguardare la disperata ricerca della pace e il rischio «di coltivare uno spirito di guerra». Papa Bergoglio gonfio in viso e visibilmente sotto sforzo ha iniziato a leggere l’omelia che aveva preparato, ma dopo due minuti ha gettato la spugna. «E adesso chiedo scusa, ho difficoltà nel respiro, affido l’omelia al maestro delle celebrazioni liturgiche». Ha così allungato i fogli a monsignor Diego Ravelli che ha ripreso la lettura, mentre dalla piazza partiva un applauso spontaneo di incoraggiamento.
GUERRA GIUSTA
Se ai militari cattolici il Papa ha chiesto di non essere «sedotti dal rumore delle armi», ai cappellani militari ha messo in chiaro che non devono benedire «perverse azioni di guerra, come invece tristemente successo nella storia». Un capitolo spinoso affiorato vistosamente anche di recente con l’aggressione della Russia in Ucraina. Tra le prime file sul sagrato, nel settore riservato alle autorità e al corpo diplomatico, c’erano i ministri Giancarlo Giorgetti e Guido Crosetto, oltre al generale Luciano Portolano, capo di Stato maggiore della difesa. Per tutti e tre, così come per un piccolo gruppo di vip, era previsto il baciamano alla fine della celebrazione ma pure quel momento è stato fatto saltare: il pontefice dopo due ore all’aperto era eccessivamente provato ed è subito stato riportato a Santa Marta. Nella bella omelia è stata inquadrata la grande questione della cosiddetta guerra giusta, argomento più che dibattuto tra i teologi. Durante il pontificato e anche nell’enciclica Fratelli il Papa ha messo in chiaro che oggi «è molto difficile sostenere i criteri razionali maturati in altri secoli per parlare di una possibile “guerra giusta”». Tuttavia in continuità con i papi precedenti non ha mai voluto affermare che non è mai ammissibile l’uso delle armi per preservare la pace o la legittima difesa, o per difendere chi è aggredito. «Il servizio armato può essere esercitato solo per legittima difesa e mai per imporre il dominio sulle altre nazioni e sempre osservando convenzioni internazionali e il sacro rispetto della vita e quello del creato». Il compito dei soldati è di cogliere «le minacce al bene comune, i pericoli che incombono sulla vita dei cittadini, i rischi ambientali, sociali e politici cui siamo esposti». Una missione, dunque, che serve a denunciare il male. «Il vostro stare sempre dalla parte della legalità e dalla parte dei più deboli, diventa per tutti noi un insegnamento: ci insegna che il bene può vincere nonostante tutto, ci insegna che la giustizia, la lealtà e la passione civile sono ancora oggi valori necessari». Il fine per qualsiasi soldato, secondo il Papa, è «promuovere la vita, salvare la vita, difendere la vita sempre».
DOMANDE
Finita la messa Papa Francesco è stato fatto salire sulla 500 ed è stato riportato a casa. Ovviamente il suo stato influenzale non gli ha permesso di fare uso della papamobile scoperta (come forse avrebbe voluto) per il consueto giro tra i settori della piazza, salutando la folla e baciando bambini. Si è dovuto accontentare di tirare giù finestrino della vettura pur di avere un contatto visivo con i pellegrini e salutarli fugacemente mentre l’autista imboccava lesto l’Arco delle Campane. In pochi secondi l’auto è scomparsa dalla vista all’interno del piccolo stato pontificio. Una domanda però restava sospesa tra la folla: come sta realmente il pontefice che da poco ha festeggiato gli 88 anni? Il respiro pesante e corto, come se fosse in affanno, alla ricerca di aria, ultimamente viene amplificato dai microfoni durante le udienze. Stavolta è una brutta bronchite che è andata ad aggravare la fragilità delle vie respiratorie, suo punto debole. Due settimane fa, però, cadendo nel suo appartamento ha riportato una slogatura al braccio, risolta in pochi giorni e prima ancora scivolando ha battuto il mento procurandosi un ematoma sotto il mento. Il suo prossimo appuntamento giubilare è dedicato agli artisti. A metà mese andrà a Cinecittà. Per ora rimane tutto confermato.
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