Dopo le vacanze estive «alternative» dei giovani bolognesi, Francesca Lenzi prosegue il suo impegno per aiutare i bimbi poveri
Le scuole hanno dovuto chiudere per oltre due mesi: l’assenza pressocché totale di cibo la causa. Hanno riaperto alla fine di gennaio, quando il governo ha ripreso a inviare qualche alimento per i piccoli studenti, l’essenziale per permettere loro di compire l’intero tragitto – molto spesso di diverse decine di chilometri a piedi – da casa a scuola. Ma anche l’acqua si è contata con il contagocce.
È questa la situazione di almeno due istituti dell’eSwatini, nell’Africa meridionale, la Phakamani Primary School e Noah’s Ark Pre School, le stesse visitate a luglio scorso dall’associazione bolognese VisuAli e dai ragazzi che con lei sono partiti per due settimane di campi estivi e volontariato. La seconda delle due scuole è anche una safe house, una sorta di orfanotrofio dove bambine e ragazze senza genitori, oppure abusate o abbandonate, hanno la possibilità di trovare un riparo. Ed è proprio qui che dal 13 al 24 febbraio Francesca Lenzi, fondatrice dell’associazione, e altri sette volontari adulti torneranno per portare beni di prima necessità e, soprattutto, per costruire un pozzo: «A novembre le due scuole hanno chiuso per mancanza di cibo: senza pranzo i bimbi non avrebbero avuto le forze e le energie per compiere il tragitto casa scuola. Ma è mancata anche l’acqua – ha spiegato Lenzi –. C’è una cosa particolare, quasi ormai sconosciuta ai ragazzi oggi: in eSwatini i pozzi vengono ancora aperti grazie ai rabdomanti», che ricercano l’acqua tramite l’uso di un bastone, solitamente a forma di Y, e l’interpretazione delle vibrazioni provenienti dal sottosuolo. «Il pozzo verrà chiuso e inaugurato il 17 febbraio – ha aggiunto Lenzi – e sarà intitolato a mio papà, Giorgio Lenzi», conosciuto architetto e scultore bolognese che, per l’appunto, è stato anche un rabdomante.
Ma c’è di più, perché l’associazione si è anche fatta carico delle quote di iscrizione a scuola di altri quattro bimbi: «Erano già stati ammessi – ha spiegato Lenzi –, con una borsa di studio, ma il resto delle spese non erano coperte da nessuno». Ora, le loro quote sono «state adottate» da VisuAli. Con sé, il gruppo di volontari in partenza da sotto le Due Torri porterà anche 16 valige di indumenti e materiali per le scuole, provenienti dal progetto l’Oggetto che non getto e donati dall’ufficio oggetti rinvenuti del Comune di Bologna e dalle famiglie che supportano l’associazione. «Manca davvero tutto in eSwatini e ai piccoli scolari – ha ricordato l’associazione – dal cibo alle penne, dai vestiti alle coperte, dai banchi alla linea internet». Questa missione, dunque, vuole essere la naturale continuazione di quanto avviato l’estate scorsa con i campi estivi e continuerà tra giugno e luglio prossimi, mesi nei quali è stato fissato un altro viaggio aperto ai ragazzi; proprio come un anno fa. Si vuole dare continuità al progetto ed essere un punto di riferimento per le realtà dell’eSwatini, così come quelle di Zanzibar, seconda meta per i campi estivi 2025 a cui poter aderire. Si conosceranno in entrambi i casi scuole, associazioni, safe house, si conosceranno soprattutto terre difficili da non abbandonare.
Fondamentale è il «sostegno» dei soci dell’associazione e della città tutta, è l’invito di Lenzi, che quotidianamente è in contatto con scuole e orfanotrofi mancanti di tutto: «Ci contattano tutti i giorni», ha sottolineato, per questo il supporto di comunità bolognese e istituzioni è indispensabile. Per la realizzazione del pozzo nei mesi scorsi è stata attivata una raccolta fondi: «La teniamo sempre aperta – ha concluso –, vogliamo continuare a fare tutto il possibile per aiutare» bambini, ragazzi, famiglie.
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