L’America di Trump e l’attacco alla scienza

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Era il 30 gennaio 2020 quando l’OMS dichiarava il nuovo coronavirus 2019-nCoV “public health emergency of international concern (PHEIC)”. Di lì a poco avremmo affrontato un periodo che ha segnato in modo traumatico la storia di ognuno di noi e che per gran parte della popolazione occidentale è stato qualcosa di assolutamente nuovo e spesso difficile da capire.

Ad aumentare lo smarrimento si è aggiunta la confusione creata da una comunicazione ufficiale non sempre chiara, indebolita da polemiche e conflitti tra esperti non preparati a gestire un virus la cui biologia era ancora sconosciuta. Questo smarrimento ha sicuramente contribuito a creare un terreno molto fertile in cui quel mondo che ha come scopo creare e diffondere disinformazione ha messo radici in fretta.  

La disinformazione si è presentata fin dall’inizio, di volta in volta in sembianze diverse. “Non c’è nessuna epidemia in corso”, “il virus è assolutamente innocuo”, “il virus è stato creato come arma biologica in un laboratorio militare”, “il virus è stato creato in laboratorio usando pezzi del virus dell’AIDS”, “i virus non esistono”, “l’RNA del virus è solo è un prodotto di degradazione delle cellule”, “i vaccini sono una terapia genica che modificano il DNA”, “i vaccini provocano il turbocancro”…

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Poi l’emergenza è passata, col suo carico di paure e di perdite, nascosta in fretta dalla voglia di dimenticare. Ma la macchina della disinformazione  non ha mai smesso di funzionare. Anzi le sue tante anime si sono organizzate meglio, e col tempo si è radicalizzata diventando diventando certezza in una parte della popolazione. 

Per capire l’aria che tira oggi, cinque anni dopo, raccontiamo una storia americana in tre episodi. Perché, direttamente o indirettamente, è da lì che ci viene la maggior parte della disinformazione che poi noi facciamo circolare qui. E quello che sta succedendo oggi negli Stati Uniti è collegato a quella disinformazione.

Di cosa parliamo in questo articolo:

La Commissione politica 

A dicembre 2024 la Select Subcommittee on the Coronavirus Pandemic, a cui il congresso (ora a controllo republicano) ha affidato l’incarico di valutare la gestione e l’origine della pandemia ha concluso che (most likely) il virus SARS-CoV-2 si è originato nel corso della sperimentazione pericolosa e irresponsabile condotta al Wuhan Institute of Virology, finanziata dall’immunologo Anthony Fauci, durante la pandemia consulente del Presidente degli Stati Uniti, tramite il National Institutes of Health (NIH). 

È una ricostruzione assolutamente parziale che non tiene conto delle evidenze scientifiche che invece suggeriscono un passaggio del virus in natura avvenuto in due eventi successivi, e banalizza pericolosamente le procedure di assegnazione dei finanziamenti da parte del NIH, facendole apparire come una disponibilità discrezionale e clientelare nelle mani del direttore dell’ente.

Le conclusioni sono “most likely” perché a tutti gli effetti non esiste alcuna prova  a sostegno. La commissione conclude anche che Fauci ha gestito l’emergenza pandemica in modo inefficiente e con criteri non scientifici (dal distanziamento all’uso delle mascherine, alla chiusura delle scuole), mentre invece organizzava con la complicità di un gruppo di scienziati disonesti la copertura delle sue responsabilità.

Fin dall’inizio della pandemia esponenti del partito repubblicano hanno duramente contestato le misure di contenimento della diffusione del virus e l’obbligo vaccinale chiesti da Fauci nel ruolo di Chief Medical Advisor del presidente. Richieste incompatibili con lo spirito liberista, individualista, insofferente a ogni imposizione dell’America profonda, che non tollerava che gli si limitasse la libertà e gli si imponesse di indossare una mascherina e di vaccinarsi. Richieste in contrasto anche con i suggerimenti di tre scienziati (Bhattacharya, Gupta, Kulldorff) vicini alle stesse ideologie liberiste, che affermavano che la strategia giusta fosse incoraggiare la circolazione del virus per raggiungere rapidamente l’immunità di gregge, limitandosi a proteggere i fragili ed i vulnerabili, ma senza indicare chi fossero e come si potesse fare.

Il film: Thank You Dr. Fauci

Alle conclusioni della Commissione, che è comunque uno strumento politico che parla e risponde al suo elettorato, si affianca la macchina della disinformazione, quella che non espone colore o bandiera e arriva a tutti. E lo fa con uno strumento molto efficace, un film.

Un film è facile da vedere, è emotivamente coinvolgente, non è noioso come leggere decine di documenti e complicati articoli scientifici. Un film ci racconta tutto quello che serve (e solo quello), perché anche chi non sa abbia gli elementi necessari per capire. O credere di aver capito.

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Il film si intitola Thank You Dr. Fauci (Grazie dottor Fauci, da ora in poi TYDF). Si può vedere per pochi dollari su diverse piattaforme, o anche registrandosi su TCN (Tucker Carlson Network). I commenti di chi lo ha visto sono entusiasti, finalmente hanno capito. Si tratta di un docu-film, presentato come la storia di un inchiesta alla ricerca della verità.

TYDF si presenta con la faccia pulita di un regista “award winning” (Jenner Furst), definito da Tucker Carlson un “longlife leftist”, la faccia di uno che racconta di aver voluto indagare a mente aperta sulla pandemia solo per sapere e per capire perché è successo e se si poteva evitare.

Tuttavia, chi segue dall’inizio il dibattito sulle cause della pandemia (zoonosi o lab leak), le sue dinamiche e i suoi protagonisti, nota subito che nel film la ricerca della verità si affida solo alle interviste e testimonianze di quei giornalisti, scienziati ed esperti che fin da gennaio 2020 hanno sostenuto che la pandemia fosse stata causata da un virus ingegnerizzato in un laboratorio di Wuhan  e poi andato fuori controllo. Chi non li conosce però probabilmente non si renderà conto di questo aspetto.

In realtà TYDF non racconta la storia di un’inchiesta che fa luce sulle origini della pandemia, il film costruisce una storia di come si è arrivati al lab leak. Di altre ipotesi non si fa menzione, sebbene ci siano evidenze scientifiche molto concrete a supporto della zoonosi.

Fin dall’inizio si sovrappongono e si intrecciano due piani narrativi. Il primo è essenzialmente il racconto della storia di Anthony Fauci, il vero protagonista del film. Mai presente se non in racconti, foto e riprese d’archivio opportunamente montate. Il regista Jenner Furst in un’intervista spiega a Tucker Carlson che lo stesso titolo Thank you dr. Fauci è sarcastico, e si riferisce ai troppi messaggi di gratitudine che tanti americani hanno provato per Fauci, per come ha gestito  la pandemia. 

Nel film invece l’ex direttore del Centers for Disease Control and Prevention (CDC), Robert Redfield, racconta di Fauci come di un uomo senza scrupoli e ambizioso di potere, che non ha mai saputo controllare la sua fede nella scienza, spingendosi continuamente oltre i limiti del bene comune. Fauci come Oppenheimer, che avrebbe scoperto le conseguenze sciagurate di quella sua scienza. E sul video appare un fungo atomico. Il messaggio è chiaro, la bomba atomica di Oppenheimer è la pandemia scatenata da Fauci.

Il secondo piano narrativo, discontinuo e faticoso da seguire, presenta allo spettatore, su una scala temporale che parte dagli anni ’30 del ‘900 e arriva fino ad oggi, una successione di crimini e misfatti commessi dalla ricerca e dalla sperimentazione. Molti sono ormai dei classici delle teorie del complotto. Il filo conduttore è che per decenni malattie ed epidemie sono state sistematicamente  causate e diffuse dalla scienza e poi coperte dal potere.

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A volte solo brevi  allusioni, collegamenti forzati, a volte informazioni circostanziate ma alterate o esplicitamente false, che però non tutti potrebbero essere  in grado di riconoscere come tali. Come la storia della malattia di Lyme, presentata in modo errato come una “augmented Rocky Mountains fever” (che però viene causata dal batterio Rickettsia, mentre la malattia di Lyme viene causata da batteri del genere Borrelia, malattie diverse causate da agenti diversi) e provocata, nel racconto, dalle attività del laboratorio militare segreto di Plum Island che studiava  armi biologiche.  

Si tratta di una teoria del complotto molto vecchia e smentita da tempo ma sostenuta (come ammesso anche recentemente) anche dal prossimo capo del Dipartimento della salute pubblica americano Robert F. Kennedy Jr..

O come l’esperimento sulla sifilide di Tuskegee, iniziato nel 1932. Indubbiamente una pagina nera della ricerca medica, ben nota e relegata a un passato da cui si è imparato per non ripetere gli stessi errori. Ma nel film, il regista Jenner Furst viene ripreso mentre fa le sue ricerche al computer e scopre con orrore che a Tuskegee gli scienziati per decenni inocularono l’agente della sifilide a 600 persone. In realtà 399 persone che avevano contratto la sifilide in modo naturale furono studiate nel tempo senza informarli della loro condizione e senza dargli terapie. Che se all’inizio dello studio erano composti a base di arsenico tossici e ben poco efficaci, con l’avvio della produzione della penicillina nel 1941 li avrebbero potuti curare.  

Oppure come l’epidemia di Ebola del 2014 in Africa occidentale. Nel film si scarta come improponibile la zoonosi e si propone l’ipotesi di due giornalisti (Chernoh Bah poi ripreso da Sam Husseini)  secondo cui la causa dell’epidemia è da cercare in un laboratorio in Sierra Leone che studiava malattie infettive. E quel laboratorio guarda caso aveva (ed ha) collegamenti con Kristian Andersen e Robert Garry, proprio due dei virologi accusati dalla commissione governativa di aver aiutato Fauci a coprire le sue responsabilità per la pandemia in cambio di finanziamenti NIH. Proprio per quel laboratorio in Sierra Leone.

E così tutto torna, anche l’epidemia di Ebola del 2014 non avrebbe cause naturali ma sarebbe collegata a un laboratorio, collegato a sua volta al NIH, ad Andersen, a Garry, e quindi a Fauci. Di nuovo un laboratorio, di nuovo scienziati disonesti,  di nuovo le epidemie sono causate da quelli che le studiano.

In realtà il sequenziamento di campioni di virus circolanti nei primi mesi dell’epidemia in Guinea, Sierra Leone e Liberia conferma che l’epidemia è effettivamente iniziata in Guinea e solo poi passata in Sierra Leone. 

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Proseguendo TYDF ci ripropone anche la vecchia teoria che l’epidemia di AIDS non sia stata causata dal passaggio del SIV (il virus dell’immunodeficienza della scimmia progenitore dell’HIV) all’uomo per spillover ma a causa della somministrazione di un vaccino per la polio contaminato da virus di scimmia presenti nei tessuti usati per crescere i virus per il vaccino. 

La teoria è stata proposta dallo scrittore Edward Hooper nel libro “The River: A Journey to the Source of HIV and AIDS” nel 1999, ma in realtà il genoma di HIV 1 circolante dall’inizio della pandemia di AIDS non è riconducibile al SIV presente negli scimpanzé di quella regione (ai tempi Congo Belga), non risulta che Hilary Koprowski, lo scienziato del Wistar Institute di Filadelfia che mise a punto quel vaccino per la polio, abbia usato reni di scimpanzé per coltivare i virus per il suo vaccino ma di macaco, campioni residui di quei vaccini sono stati sequenziati e non contenevano tracce di SIV o HIV 1, e infine sappiamo che HIV nel corso della sua storia ha fatto spillover almeno  una dozzina di volte fra HIV 1 e HIV 2, il primo dei quali risale ai primi del ‘900, quindi 40-50 anni prima dei vaccini di Koprowski. 

Ma riproporre quella storia presentandola come attendibile rafforza il messaggio ormai chiaro che le epidemie non avvengono per cause naturali ma sono causate dalla sperimentazione, anche se fatta a fin di bene. E che i vaccini sono pericolosi.

E messa sul tavolo la carta dell’AIDS si torna alle origini del SARS-CoV-2, al famoso articolo di gennaio 2020 degli informatici indiani che credevano di aver scoperto nella sequenza della spike di SARS-COV-2 quattro piccoli frammenti del genoma di HIV 1. In effetti, erano solo piccoli elementi di pochi nucleotidi la cui sequenza si trova nel genoma di HIV come in quello di tanti altri organismi che nulla hanno a che vedere con HIV. Abbiamo quattro nucleotidi per scrivere tutto il libro della vita, è inevitabile che alcune combinazioni si ritrovino ripetute in modo casuale,  non necessariamente  funzionale in genomi molto distanti.

Per quanto ingenuo, superficiale e metodologicamente sbagliato, quell’articolo voleva solo informare che forse SARS-CoV-2 non è solo un virus respiratorio ma infetta anche altri tipi cellulari visto che contiene pezzi di un virus che infetta le cellule del sangue. Tuttavia, l’articolo aprì per un breve periodo il vaso di pandora delle teorie complottistiche sulle origini di un virus ingegnerizzato in laboratorio “con pezzi di virus dell’AIDS”. 

Dopo la scontata e immediata ritrattazione dell’articolo la cosa sembrava finita lì. E invece in TYDF i quattro pezzi di HIV tornano sorprendentemente ad avere un ruolo di primo piano quando uno dei sedicenti esperti, esaminando con attenzione una richiesta di finanziamento al Dipartimento della difesa (DARPA) di Peter Daszak ed altri collaboratori per un progetto chiamato Defuse (mai approvato e finanziato) scopre che la proposta prevedeva, tra tante cose, di studiare anche l’interazione della  proteina spike di alcuni coronavirus SARS-like con un recettore cellulare chiamato DC-SIGN, presente anche in cellule del sistema immunitario, come i macrofagi. 

In un gioco pericoloso i macrofagi sfruttano l’affinità di alcuni virus come HIV con quel recettore per internalizzarli ed eliminarli ma i virus invece la usano per infettare i macrofagi e salvarsi la pelle. Per gli esperti di TYDF però quella è la prova che i frammenti di HIV sono stati inseriti in SARS-CoV-2 per aumentare l’affinità del virus con il DC-SIGN e che si voleva creare deliberatamente un virus in grado di attaccare il sistema immunitario, come fa HIV 1. 

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Un’ulteriore conferma che SARS-CoV-2 sarebbe stato ingegnerizzato in laboratorio è che tra i partecipanti al progetto Defuse c’è Amy Sims, un immunologa che nel 2008 aveva presentato un progetto in cui proponeva di utilizzare un coronavirus umano (uno ben noto, HCoV, che causa un comune raffreddore) come vettore in cui inserire alcune proteine di HIV per un vaccino a lunga protezione per l’AIDS. Un po’ come si è usato un adenovirus per i vaccini per Covid-19 AstraZeneca, Sputnik e J&J. E quindi ecco resuscitare anche l’ipotesi, girata per un po’, che SARS-CoV-2 sarebbe il prodotto di un tentativo finito malissimo di usare un coronavirus  per fare un vaccino per HIV. Ovviamente non si userebbe mai un virus sconosciuto come vettore di una proteina virale per un vaccino, e i quattro piccoli inserimenti con sequenze di HIV in SARS-CoV-2 non servirebbero a fare un vaccino per HIV, inseriti come sono all’interno di un’altra proteina virale fortemente antigenica come Spike. In linea con il carattere complottista del film, la ritrattazione dell’articolo degli informatici indiani viene presentata come la prova che “non volevano che si sapesse”.

Il film racconta molto altro di incredibile e di non vero, è impossibile affrontare tutto in questa sede. Racconta di un Fauci prepotente, ambizioso e disonesto ma soprattutto, mettendo insieme vecchie e nuove storie, racconta di scienza e di scienziati di volta in volta pericolosi, incompetenti, irresponsabili o avidi delle royalties di Big pharma. Di scienziati che mettono in pericolo l’umanità creando virus letali oppure, terrorizzandola con quei virus, letali ma in sostanza meno pericolosi di un raffreddore,  che usano per imporre la loro dittatura scientifica, o che si  arricchiscono coi proventi di vaccini e farmaci prodotti per controllare le epidemie che loro stessi hanno causato.

E porta lo spettatore sopraffatto e disorientato dalle tante prove che ha avuto, a concludere che forse si, forse anche SARS-CoV-2 è un virus creato in laboratorio e poi sfuggito per negligenza. Come è già successo tutte le altre volte.

The Big One: la prossima pandemia 

TYDF si chiude con un pensoso Robert Redfield, ex direttore del CDC nel corso della pandemia da Covid-19 e sostenitore dell’origine in laboratorio di SARS-CoV-2, che si chiede cosa succederà quando arriverà la prossima pandemia, quella vera, the big one. Quella del virus dell’aviaria.

Sappiamo tutti che il virus H5N1 ci sta girando intorno da mesi, cercando di passare all’uomo. Difficile sapere oggi se alla fine capiterà, se si selezionerà per caso in un’oca o in una mucca quel virus troverà la combinazione di mutazioni  necessaria a infettare l’uomo e passare da uomo a uomo. E come si comporterà a quel punto. Dobbiamo chiederci se noi quel giorno saremo pronti ad affrontarlo.  

Quello che sappiamo per certo è che il mondo della disinformazione stavolta si sta preparando in anticipo. Peter McCullough, parlando del nuovo H5N1 che sta circolando, già afferma che senza ombra di dubbio proviene da un laboratorio, da una sperimentazione di gain of function ma spiega pure che questo virus è assolutamente innocuo sia per gli uccelli che per i mammiferi e per l’uomo. Solo una innocua congiuntivite, ma gli scienziati lo useranno per diffondere la paura ed imporre il loro volere. 

Mc Cullough fa finta di non sapere quanti uccelli e quanti mammiferi sono stati uccisi da questo virus fino ad oggi. Mentre dalla sua pagina InfoWars Alex Jones fa appello alla sua popolarità per avvisare la popolazione e spingerla a reagire, stavolta non ci troveranno impreparati, stavolta reagiremo!

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Se un’epidemia di influenza aviaria umana inizierà negli Stati Uniti, quegli americani che hanno visto TYDF,  quelli che seguono Alex Jones e Peter McCullough, lasceranno che H5N1 possa propagarsi.

Guerra alla scienza

Chi è arrivato fin qui potrebbe chiedersi se non ha letto solo una pedante analisi di un film complottista che finirà nel dimenticatoio, come alla fine è successo per Vaxxed (il film di Andrew Wakefield sul collegamento tra vaccino MPR ed autismo nei bambini vaccinati). Ovviamente speriamo che sia così, che sia stato solo un racconto di vecchie leggende che torneranno presto ad accumulare polvere.

Però… però molto di quello che si racconta nel film è stato a lungo il repertorio di un uomo che a breve dirigerà il dipartimento della salute pubblica americana, quello che controlla le agenzie federali come il CDC, NIH ed FDA. Quelle che seguono le emergenze sanitarie, che decidono su cosa si fa ricerca e su cosa no, che decidono se una terapia o un vaccino si possono usare o no.

Però figure come Jay Bhattacharya (professore a Stanford) o Marty Makary (chirurgo alla John Hopkins school of medicine), che prossimamente dirigeranno proprio il NIH e la FDA, sui loro profili X hanno scritto: “It’s a must watch film by Jenner Furst that documents the gain of function story” e “Check out the new documentary film: “Thank You, Dr. Fauci”. Riconoscendo ufficialmente un valore di documento al film.

Nell film ci sono anche interviste ad alcuni professori ed accademici che con l’ufficialità e l’autorità del loro ruolo danno credibilità a quello che viene raccontato.

Certo avrebbero potuto chiedere di non figurare in un film in cui si fa credere che l’epidemia di Ebola del 2014 sia un lab leak, o che il SARS-CoV-2 sia stato ingegnerizzato in laboratorio inserendo pezzi di HIV per renderlo più letale. Ma non lo hanno fatto. A poco vale che poi sulle loro pagine social abbiano fatto qualche distinguo, qualche parziale  passo indietro su questo o quel dettaglio. Chi vede il film in buona fede crede a quello che dice un accademico, non va a controllare il suo profilo X.

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Questa è la prima volta che un complottismo sfacciato e consapevole, come quello che c’è dietro TYDF, si fonde col mondo politico e con una parte, per quanto minoritaria, del mondo accademico in un’alleanza in cui forse alla fine ognuno persegue solo i propri interessi usando e appoggiandosi agli altri senza identificarsi con loro, ma da fuori i confini tra quei diversi mondi non si distinguono.

Oggi quest’alleanza si ritrova improvvisamente al potere. Un potere che ha dichiarato una guerra aggressiva e violenta al mondo della scienza e della ricerca, che considera attività pericolose e risorse sprecate. E chi ha visto TYDF, senza essere preparato a quello che vedeva, difficilmente potrebbe non essere d’accordo.

Immagine in anteprima: frame video YouTube



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