Uno, Mattia, ha dominato la stagione junior portando a casa titolo mondiale ed europeo e sfiorando anche la Coppa del mondo. L’altro, Filippo, ha sorpreso tutti pilotando il Team Relay al titolo continentale e sfiorando quello under 23. Poi ha pagato dazio al mal di schiena stoppando anzitempo la sua annata nel ciclocross, ma ora è pronto per ripartire su strada. Gli “Agostinacchio brothers” non hanno minimamente intenzione di fermarsi. E mentre uno si gode i suoi momenti top, l’altro è in Spagna per preparare la stagione su strada dalla quale si attende molto.
Noi li abbiamo messi a confronto, attraverso un’intervista doppia, sottoponendoli a un fuoco di fila di domande, partendo innanzitutto da come hanno vissuto, nelle rispettive vesti, quel magico mattino di domenica scorsa.
Come hai vissuto il mattino del mondiale di Lievin?
MATTIA: «Io non ci credevo e ancora non ci credo a quel che ho fatto. Ho anche pianto per quella maglia, che ora tengo gelosamente in casa. La stagione dovrebbe essere finita, ma sarebbe bello avere un paio d’occasioni per indossarla visto che il prossimo anno, cambiando di categoria non potrò».
FILIPPO: «Io ero già in ritiro in Spagna, ma ho chiesto di fare un lavoro diverso, più leggero rispetto agli altri proprio per guardare in tv la gara di Mattia con meccanico e massaggiatore. Fino all’ultimo giro ero teso, quando poi ho visto che stava rimontando ero sicuro che lo avrebbe ripreso (il francese Bruyere Joumard, ndr) perché so che nel finale è un… cagnaccio».
Quanto è importante l’esperienza di tuo fratello nelle tue stesse specialità?
MATTIA: «Moltissimo per me, perché l’ho seguito sempre e cerco di apprendere da quello che fa, non fare i suoi errori in tutti i sensi. Penso di essere abbastanza bravo di mio, ma Filippo mi dà sempre consigli utili. In quanto alla tecnica ormai faccio quasi da solo, ma ci confrontiamo spesso».
FILIPPO: «Per me conta parecchio perché Mattia non è un ragazzo della sua età, ha già incamerato tanto ed è più maturo dei 17 anni che ha. Quando si tratta di cose tecniche ci confrontiamo spesso, alla pari e i suoi consigli sono molto preziosi per me».
Che cosa invidi a tuo fratello e che cosa apprezzi di lui?
MATTIA: «Invidia non saprei, potrei dire la caparbietà nel perseguire i suoi obiettivi, è un esempio da questo punto di vista. Apprezzo soprattutto il suo lato umano, essere sempre presente, ascoltare quando c’è qualche problema, qualcosa di cui voglio parlare».
FILIPPO: «Come persona non gli invidio nulla, lo sento pari a me. Sono solo un po’ geloso delle opportunità che ha avuto da junior: io alla sua età ero nel periodo del Covid che mi ha privato di una bella fetta di attività e ha influito sulla mia crescita come su quella della mia generazione. Mi ha tarpato le ali. Apprezzo molto invece la sua schiettezza: non si nasconde di fronte agli errori e mi parla sempre con sincerità».
C’è mai competizione fra voi?
MATTIA: «Quando ci alleniamo, viene naturale, nessuno vuole cedere all’altro. Se ci alleniamo insieme nasce sempre la gara. Dopo aver fatto i nostri lavori, però…».
FILIPPO: «Sempre, in allenamento, quando usciamo insieme finisce sempre che ci sfidiamo. A dir la verità è più lui a provocare…».
Ami più il ciclocross o la strada e perché?
MATTIA: «Non posso fare una differenza, mi piacciono ambedue, anche ora che sono campione del mondo non saprei scegliere. Alla strada tengo davvero tanto, il futuro è lì».
FILIPPO: «Entrambe per me, perché ognuna a suo modo ha fascino, quel che conta è adattarsi. A livello di atmosfera che si vive in gara, però, il ciclocross non ha eguali».
Ti piacerebbe in futuro militare nella sua stessa squadra anche su strada?
MATTIA: «Sicuramente, non sarebbe male poter condividere le nostre esperienze anche al massimo livello. Penso che sarebbe un grande aiuto per entrambi, per continuare a crescere».
FILIPPO: «Sarebbe bello, capita abbastanza spesso nel ciclismo che i fratelli si ritrovino nello stesso team. Qui però devo sottolineare un aspetto: sta a me arrivare dov’è lui, perché so che Mattia ha un livello prestativo altissimo e questo si tradurrà in grande interesse dei team pro’. Io devo essere abbastanza bravo da solleticare la stessa attenzione».
Un’esperienza all’estero la fareste insieme o da soli?
MATTIA: «Corriamo spesso all’estero, con la Guerciotti abbiamo fatto già esperienze fuori dai confini, ma militare in una squadra di un altro Paese è un’altra cosa. Sarebbe interessante, sicuramente sarebbe meglio per potersi abituare con più calma a un ambiente diverso, con una lingua differente».
FILIPPO: «Non ci sarebbero problemi nel farla insieme e sarebbe un’esperienza molto importante, soprattutto come crescita personale prima ancora che sportiva. Ripeto, sta a me guadagnarmi questa chance».
Che cosa ti aspetti ora da questa stagione?
MATTIA: «Io non mi aspetto nulla di particolare, voglio solo continuare a crescere divertendomi. Credo di essere ancora in una fase nella quale posso farlo, anche se so che essere al secondo anno junior è importante per guadagnarsi un futuro. Ma credo che mi sto già facendo conoscere».
FILIPPO: «Io molto, non lo nascondo. Voglio partire forte, già nelle gare di marzo e aprile perché questa è una stagione cruciale per potermi guadagnare un contratto da professionista».
Qual è il primo momento bello in bici che ti viene in mente?
MATTIA: «Beh, non potrei dire altro che il mondiale, quel momento magico quando ho capito che la maglia sarebbe stata mia…».
FILIPPO: «Sicuramente la giornata dell’europeo e non lo dico solo per la mia medaglia d’argento, quasi inaspettata, ma perché coincise con il suo oro junior. Poter condividere le nostre gioie è stato il massimo».
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