Si scrive governo di larghe intese, si legge Democrazia Cristiana 3.0 – AlessioPorcu.it

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Incontro questa sera tra Marzi ed i suoi Consiglieri con il sindaco Mastrangeli. Il cantiere politico è aperto. Ma cosa significherebbe un’intesa formale tra Mastrangeli e Marzi. Quali conseguenze avrebbe nel futuro immediato. Ed in quello dal 2027

Il cantiere politico è aperto: se verrà completato o resterà un’incompiuta lo diranno i prossimi giorni. A provare ad edificare il futuro di Frosinone ci stanno tentando l’attuale sindaco Riccardo Mastrangeli ed il suo sfidante alle elezioni del 2022 Domenico Marzi che sindaco lo è stato per due volte dal 1998 al 2007. Niente inciuci, non si addicono ai due architetti della politica frusinate: il progetto si basa su un accordo amministrativo (si dice così per farlo sembrare meno impattante) o, se preferite, un laboratorio politico di ampia prospettiva. (Leggi qui: Verso un governo di larghe intese con Mastrangeli e Marzi).

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L’ultima riunione in ordine di tempo c’è stata domenica sera: via Mastroianni, nello studio legale dell’avvocato Marzi. Con lui gli altri tre consiglieri eletti nella sua Civica: Alessandra Mandarelli, Carlo Gagliardi ed Armando Papetti. E naturalmente il sindaco in carica Mastrangeli. Confermati i punti chiave indicati nei giorni precedenti. Ma soprattutto c’è un punto fermo che può ritenersi già operativo: è stato ribadito quanto annunciato dall’avvocato Marzi nei mesi scorsi ed ora ampliato all’intero gruppo. In pratica: non firmeranno eventuali mozioni di sfiducia o dimissioni in massa. È la blindatura per la Consiliatura: senza di loro non c’è modo realistico di far cadere l’amministrazione.

Le cose ogni tanto vanno chiamate con il loro vero nome. Il nome del progetto ancora sulla carta è “Governo di larghe intese“. Che richiama, in chiave moderna, la capacità della Democrazia Cristiana di stringere accordi. Con chiunque: a destra ed a sinistra.

L’intesa dirompente

Domenico Marzi e Riccardo Mastrangeli

Di quel progetto si parla da tempo, se sarà realizzato sarebbe per certi versi dirompente per la politica del Capoluogo. Di fatto, sarebbe la chiusura di una stagione e l’apertura di un’altra. Del tutto inesplorata. E dai perimetri non identificabili allo stato.

Fino al momento dell’ufficialità tutto può ancora saltare: ma il fatto che l’intesa sia ad un passo dalla dirittura d’arrivo è certificato da un fatto. È il fatto per cui l’azionista di maggioranza dell’amministrazione Mastrangeli, ovverosia Fratelli d’Italia che con i suoi cinque consiglieri è il Gruppo più numeroso ed è anche il primo partito del Capoluogo, tramite il Segretario cittadino Fabio Tagliaferri abbia sostanzialmente dato il via libera al progetto. Dicendo: da parte nostra non ci sono veti e non ci sono pregiudiziali ad un’eventuale collaborazione con la civica dell’ex sindaco Domenico Marzi”. 

Se non è un “go ahead”, un via libera, gli somiglia molto. Lo stesso Domenico Marzi ha confermato l’esistenza della trattativa del suo Gruppo consiliare ma resta da capire quanti sono pronti a seguirlo. Dubbio legittimo dal momento che il suo Consigliere Mario Papetti è sempre presente alle manifestazioni di protesta contro il Governo cittadino.

Un punto di non ritorno

Fabio Tagliaferri

Il patto tra i due primi cittadini segna un punto di non ritorno e certifica alcune circostanze.

La prima. Le elezioni anticipate nessuno le vuole, nonostante qualche dichiarazione spericolata e antinomica di molti protagonisti. Le incertezze sono talmente tante e tali che la garanzia della elezione, a qualsiasi livello, nessuno ce l’ha. Le elezioni in questo momento sono come la kryptonite per Superman: altamente nociva.

La seconda. Il Bilancio di previsione, come ampiamente previsto, verrà approvato e senza tante “tarantelle”. Chi pensava di recitare la parte dell’ultimo voto (quello indispensabile per approvare la delibera) nella sessione d’aula di fine febbraio, ha sbagliato i conti. E questo vale anche se il Consiglio verrà convocato esclusivamente in Prima Convocazione, cioè in una modalità nella quale servono 17 consiglieri presenti per la validità della seduta.

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La terza. A Frosinone è finita l’era del centrodestra tradizionale. Quello formato da FdI-Lega-FI che ha determinato la vittoria di Riccardo Mastrangeli. Per la verità, già in buona parte modificato, dopo la dichiarazione dell’appoggio esterno al sindaco da parte di Forza Italia di qualche tempo fa. Nel 2027 la partita per il sindaco del Capoluogo sarà completamente diversa rispetto a quella vista nel 2022. E su tutti i fronti. Altro schema di gioco, altre coalizioni: sarà tutta un’altra storia, imprevedibile. Non più centrodestra vs centrosinistra. Ma coalizioni civiche in senso assolutamente trasversale.

New game per il 2027

Angelo Pizzutelli

Quarta evidenza. L‘opposizione, quella uscite dalle urne, si è di fatto dissolta in poco più di metà consiliatura. In attesa che il Pd chiarisca la propria posizione e i malumori interni, che hanno determinato dimissioni a raffica, resta un’evidenza incontrovertibile. E cioè che il capogruppo Pd Angelo Pizzutelli si è dimesso, per ora non intende tornare indietro da questa decisione, con chiarezza adamantina ha detto che intende tenersi le mani libere per le prossime elezioni. Ed Angelo Pizzutelli è uno che sposta mediamente 800 preferenze: dovunque vada, sono voti suoi e non del Partito. La bandiera dell’opposizione ufficiale, in questo momento a Frosinone, è rappresentata solo dai Socialisti. Non era una “traguardo” semplice da raggiungere. Ma tant’è.

Quinta evidenza. Se l’accordo con Marzi avrà le gambe per camminare, ora e fino al termine della consiliatura, sarà l’ulteriore evidenza che Mastrangeli non ha mai avuto l’intenzione di correre dietro a nessuno. Né dietro agli 8 “malpancisti o dissidenti”. Né dietro al Presidente del Consiglio Comunale. Il sindaco non si è fatto tirare per la giacchetta da nessuno. I voti per approvare le delibere e per mettere in sicurezza la consiliatura li ha trovati. E li troverà dall’altra parte dell’Aula consiliare se proprio non ci sono nel perimetro tradizionale del centrodestra e dai Consiglieri che sono stati eletti con lui.

Mal di pancia e caselle

Teresa Petricca

Proprio gli 8 “malpancisti” adesso hanno uno spazio enorme da occupare: quello lasciato libero dall’opposizione. E questo, atteso che in maggioranza, a quanto sembra non ci ritorneranno, anche perché Mastrangeli non si è mai stracciato il camice da farmacista per “riabbracciarli”. Tanto vale esercitare un ruolo definito. Ed anche riconoscibile dall’esterno. È’ finita l’era delle posizioni border line: di lotta e di governo non paga.

Ulteriore evidenza. Se Mastrangeli si è “spinto”, non solo per l’incertezza dei numeri, ma anche per una sua precisa volontà politica, a trovare una intesa con una parte del centro sinistra per continuare e governare, deve necessariamente aver avuto l’Ok preventivo, non solo di FdI tramite Tagliaferri. Ma anche dal Partito che lo ha indicato come candidato sindaco: la Lega. E questa sarebbe l’ulteriore conferma che il centrodestra a Frosinone non esiste più. O, nella migliore delle ipotesi, che è seriamente compromesso.

Dc versione 3.0

Frame da Esterno Notte di Marco Bellocchio

A Frosinone potrebbe tuttavia nascere, un nuovo soggetto politico: una nuova Democrazia Cristiana 3.0.

Una volta un illustre statista disse: “Un Partito che non si rinnovi con le cose che cambiano, che non sappia collocare ed amalgamare nella sua esperienza il nuovo che si annuncia, il compito ogni giorno diverso, viene prima o poi travolto dagli avvenimenti, viene tagliato fuori dal ritmo veloce delle cose che non ha saputo capire ed alle quali non ha saputo corrispondere.”

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Si chiamava Aldo Moro.



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