Il presidente ha firmato l’ennesimo ordine esecutivo presidenziale, stavolta per l’istituzione presso la Casa Bianca di un Ufficio della Fede affidato alla telepredicatrice Paula White
Donald Trump firma l’ennesimo ordine esecutivo presidenziale, stavolta per l’istituzione presso la Casa Bianca di un Ufficio della Fede affidato alla telepredicatrice Paula White: personaggio controverso, pastore della cosiddetta teologia della prosperità, da molti anni suo consigliere spirituale. Lo scatto nello Studio Ovale fissa un momento di raccoglimento col leader circondato da pastori di varie congregazioni, come Travis Johnson e Brad Knight. O Guillermo Maldonado: venuto dall’Honduras, ha costruito il suo tempio in Florida, dove opera anche la White. Ci sono anche collaboratori del presidente, il cantante Kid Rock e il marito della telepredicatrice, Jonathan Cain, tastierista della rock band Journey.
Non è chiaro quali saranno i compiti del nuovo ufficio, ma Trump dà solennità al momento con un post presidenziale nel quale associa questa immagine solenne, quasi un affresco da Ultima Cena, a una citazione biblica e a una promessa altrettanto solenne sulla legacy che lascerà ai posteri: «Sarò ricordato come unifier e peacemaker», cioè uno che porta unità e pace. Parole che pesano, visto che Trump ha appena rivelato di aver già parlato più volte con Putin alla ricerca della pace in Ucraina.
Per altri versi, però, l’esordio dell’unificatore non è dei più incoraggianti. L’intento ecumenico l’aveva anticipato già giovedì nel suo discorso alla National Prayer Breakfast, evento annuale a sfondo religioso al quale partecipano parlamentari dei due partiti. Consapevole di non avere una fama da colomba, Trump era tornato sull’attentato di luglio: «È stata la volontà di Dio a salvarmi: un’esperienza che mi ha cambiato». Quella stessa mattina però, durante un secondo evento di preghiera assai meno formale, Trump aveva già dismesso gli abiti dell’unificatore, accusando i democratici di essere «contro la religione e contro Dio» e definendo Joe Biden (un cattolico) «persecutore dei credenti» per la sua condanna degli attacchi degli antiabortisti alle cliniche nelle quali era possibile interrompere la gravidanza.
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Durante la campagna elettorale Trump ha usato a piene mani i temi religiosi per conquistare voti: i fedelissimi più devoti lo descrivevano, soprattutto per le molte incriminazioni, come un Cristo perseguitato e crocifisso, ma lui, consapevole di non aver vissuto come un santo, ha preferito l’immagine del messaggero mandato da Dio. Così i pastori conservatori di ogni parte d’America hanno potuto spiegare ai loro fedeli che a volte il Signore si serve anche dei peccatori per realizzare il suo disegno. Trump ha conquistato voti cercando di entrare in sintonia con vari culti: dai cattolici (qui si è affidato all’attivista ultraconservatore Brian Burch, leader di CatholicVote, ora ricompensato con la nomina ad ambasciatore Usa presso la Santa Sede) ai discorsi pronunciati nei tempi di congregazioni evangeliche afroamericane.
Ora che è alla Casa Bianca, spinge ancora sul tasto della religiosità, ma i suoi modi, oltre a non unificare, rischiano di fargli piovere addosso accuse di violazione della Costituzione: parla di tutela della libertà religiosa, ma poi si concentra solo su cristianesimo ed ebraismo.
Addirittura, incarica la ministra della Giustizia Pam Bondi di istituire una commissione per combattere i pregiudizi anticristiani nella pubblica amministrazione, ma non dice quali. Anche la scelta di Paula White non aiuta di certo a unificare, visto che molti cristiani conservatori la considerano addirittura un’eretica. Le tesi della teologia della prosperità (Dio premia chi ha una fede forte con ricchezza e salute) sono considerate blasfeme: una condanna nei confronti di chi rimane indietro, dei poveri. Non aiuta il fatto che Paula nei suoi sermoni abbia minacciato i suoi fedeli: «Sostenete la nostra congregazione o Dio ucciderà i vostri sogni». E che abbia fissato anche un prezzo (mille dollari) per la conquista della salvezza. Ma lei si sente in una botte di ferro: il 6 gennaio 2021, il giorno dell’assalto al Congresso, parlò alla folla prima di Trump: «Mostrate una santa audacia, ogni avversario va battuto nel nome di Gesù». E poi: «Opporsi a Trump equivale a opporsi a Dio». Sicura della gratitudine del presidente, ora esagera: «Ho l’autorità per dichiarare la Casa Bianca luogo santo. E la mia presenza che santifica».
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