Cassino. I negozi chiudono in silenzio. Tutte le cause e i possibili aiuti

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Procedura celere

 


Non è solo un argomento da manuali, il principio della desertificazione commerciale esiste nel territorio e segna un altro punto negativo in un basso Lazio che registra già l’involuzione del comparto industriale con gli affanni legati ai livelli produttivi. Il minore potere di acquisto per migliaia di lavoratori ha il suo effetto dirompente, oltre a fenomeni dilaganti come il continuo ricorso agli acquisti on line o alla presenza dei centri commerciali.
Nel 2024 a fronte di 18 iscrizioni si sono registrate 31 cessazioni, quasi il doppio, situazione simile nel 2023 con 19 iscrizioni e 32 cessazioni. Chiudono attività, anche storiche, nelle vie centrali della città nel più totale silenzio. Ma il commercio sta veramente morendo o ha bisogno solo di rivitalizzarsi?

Guido D’Amico presidente di Confimprese Italia fotografa la situazione: «La chiusura dei negozi di vicinato, specialmente nel settore abbigliamento, è legato al fatto che la gente non ha più la disponibilità economica del passato. Pensiamo anche ai margini che devono fare i negozi visti i costi fissi come l’affitto, l’energia elettrica e i dipendenti. Sono più alti di quelli che può fare un negozio online. La crisi è generata soprattutto dalle spese che fanno lievitare i costi al minuto che hanno un fortissimo attacco da parte della grande distribuzione e dell’e-commerce. Anche la materia prima è aumentata e poi pensiamo a quanti negozi non hanno più un magazzino perché risulta costoso, così comprano quanto vendono facendo le giuste previsioni e di un determinato articolo non si trova più la varietà che c’era nel passato.

È un mestiere in via di estinzione? Questo commercio rischia di esserlo perché è diventato appannaggio solo “per alto spendenti” che vogliono vedere e toccare la qualità di un maglione di cashmere, ad esempio, e non lo comprano su internet. Al contrario i “basso spendenti” sono tutti orientati sugli acquisti on line.
Oggi non solo in Cina ma inizia a diffondersi anche in Italia l’acquisto della stessa auto on line, ti arriva a casa chiavi in mano, non si va più neppure dal concessionario. Questa modalità sta predendo sempre di più piede, tantissima la gente fa anche la spesa via internet: nelle grandi metropoli è predominante, un po’ come il delivery al ristorante, non si ordina più solo la pizza ma intere cene. Dunque il cambiamento c’è ed è imponente».

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Per Bruno Vacca, presidente di Confcommercio Lazio sud di Cassino la chiusura dei negozi «segue il trend di carattere regionale e nazionale e si sta accentuando per due motivi, il primo è quello della difficoltà economica rispetto agli aumenti in essere, il secondo è quello di non riuscire quasi più ad accedere al credito.
Faccio un esempio, ci sono alcune imprese che devono aspettare mesi per incassare soldi frutto di lavoro o di vendite e non riescono ad approvviggiornarsi di credito sufficiente ad andare avanti.

C’è anche una condizione più nostra che è quella della crisi Stellantis che ha causato ulteriori difficoltà e se ci sono ancora aziende in piedi sono quelle a condizione familiare grazie al fatto di essere imprese che vanno avanti con la propria forza, anche l’occupazione che garantivano molti negozi si è ridotta, c’è stata una ulteriore perdita di posti di lavoro.
Non aiuta nemmeno ciò che è successo dal covid in poi che ha segnato una linea di ripartenza in negativo, con un ininterrotto periodo di chiusura di attività. Non si riesce neppure più a reggere la pressione fiscale che è quella che crea ulteriori problemi alle attività e il quadro non è bello a vedersi e a viversi.
L’altro limite è l’eccessivo individualismo di gran parte degli imprenditori che sono abituati, con tutto il rispetto che si deve, a risolvere da soli i problemi, non c’è una categoria dove ci siano rapporti tra le imprese tali da poter invertire una rotta negativa.

Tuttavia ci sono nuovi strumenti anche a seguito di modifiche della legge 3 /2012 che prevedono la possibilità, attraverso percorsi finalizzati, di ridurre la massa debitoria. Recentemente la camera di Commercio Frosinone-Latina ha avviato una bella iniziativa che è stata quella di far iscrivere professionisti (avvocati, commercialisti etc.) agli elenchi nazionali dei gestori della crisi d’impresa, questo ha consentito di salvare alcune realtà ma in un numero ancora non rilevante, si tratta di seguire un percorso partendo dalla massa debitoria, il professionista procede a depositare un piano di uscita dalla crisi d’impresa sempre con la condivisione di creditori e familiari.

Inoltre ci sono anche dei bandi sia regionali che nazionali che della Camera di Commercio Frosinone-Latina davvero interessanti su turismo, pubblici esercizi, internazionalizzazione, imprenditoria femminile, sviluppo del territorio oltre quello sulla video sorveglianza, ce ne sono alcuni a fondi perduto per le aziende agricole.
Stiamo cercando di mettere su un gruppo di lavoro proprio per la partecipazione ai bandi rivolgendoci soprattutto alle piccole imprese che magari non rispondono in tempo utile, soprattutto quelli a fondo perduto.
Stiamo cercando di operare in questa direzione per aumentare il numero di imprese e dare un sostegno reale».



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