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In occasione del compleanno di Charles Robert Darwin – nacque il 12 febbraio 1809 a Mount Shrewsbury nel Regno Unito, Paolo Macchi, direttore del Dipartimento di Biologia cellulare, computazionale e integrata – Cibio, spiega a UniTrentoMag lo straordinario contributo alla scienza che il biologo diede con il suo lavoro.  

Direttore, chi era veramente Darwin e come era visto all’epoca dall’opinione pubblica?

Sulla figura di Darwin come uomo e come scienziato naturalista, e sul suo lascito intellettuale, si è scritto e discusso tanto. Non c’è forse figura che abbia suscitato così tanti giudizi e riconoscimenti contrastanti da parte dell’opinione pubblica – ma anche degli stessi naturalisti della sua epoca. Da un lato la stima per l’uomo di cultura, curioso e attento osservatore, scrittore dallo stile elegante, cristallino nel modo di esporre le proprie idee ma alquanto restio a difenderle in pubblico, convinto abolizionista e scettico sull’esistenza delle razze umane. Dall’altro il timore per le conseguenze delle sue idee. Per non parlare di quanto la sua opera e il suo pensiero siano stati fraintesi e spesso utilizzati per propagandare idee aberranti e supportare pseudoscienze. In poche parole, una fonte ispiratrice per quelle che oggi chiamiamo fake news.

A proposito di fake news, oggi la scienza viene sempre più spesso messa in discussione. Cosa direbbe Darwin?

Basta guardare le rappresentazioni sarcastiche e le caricature ironiche dello stesso Darwin che Google ci mostra quando facciamo una ricerca usando “Darwin” ed “evoluzione” come parole chiave. Modi di dire sono ormai entrati nel convincimento comune ma sono errati. Solo per citarne alcuni: l’uomo discende dalla scimmia, ma sappiamo che condividiamo progenitori comuni; la violenza è scritta nel nostro DNA, cosa priva di fondamento scientifico; evoluzione è sinonimo di perfezione (chiedetelo alle vostre ginocchia o alla vostra schiena che soffrono a causa della perfetta evoluzione bipede). Il termine stesso “evoluzione”, che ai tempi indicava lo sviluppo dell’individuo, non fu mai usato da Darwin, che invece parlò di “discendenza con modificazioni” e usò il termine di “sopravvivenza del più adatto” solo in una successiva edizione del suo lavoro “L’origine delle specie”. Ultimo esempio, forse quello più emblematico: “tanto l’evoluzione è solo una teoria”. Anche la gravità lo è ma nessuno si sognerebbe di saltare da una finestra. Per vedere gli effetti della selezione naturale occorrono due fattori: tempo (lungo) e generazioni (tante). Ecco perché la teoria è stata dimostrata facilmente anche in laboratorio su organismi come i batteri che originano numerose generazioni in tempi relativamente brevi. 

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Qual è stato l’impatto de “L’Origine delle specie”

Se la rivoluzione copernicana ha rotto il piedistallo dell’antropocentrismo cosmico, l’opera di Darwin ha sbriciolato anche quello dell’antropocentrismo stesso dell’Homo sapiens. Il genere Homo non è più il risultato finale di un processo secondo una concezione teleologica, e neppure il concetto stesso di evoluzione si erge più a sinonimo di perfezione. Rassegniamoci: siamo uno dei tanti rami dell’albero della vita che la selezione naturale modella da quando è comparsa la vita sulla terra. E così come Galileo dimostrò che i pianeti e le stelle non erano perfetti e immutabili, Darwin superò la tradizionale concezione di fissità e immobilità delle specie, proponendo una concezione evolutiva della vita grazie alla quale gli esseri viventi si modificano mediante la selezione naturale per meglio adattarsi all’ambiente e riprodursi.

Quali sono i punti critici della sua opera?

Darwin stesso, da buon scienziato, non nascose i punti deboli del suo lavoro: la sua teoria non diceva nulla sul modo in cui la selezione naturale agisse e di ciò lui ne era consapevole. Quello che mancava era la conoscenza del DNA, ovvero del codice genetico racchiuso nelle cellule di tutti gli organismi viventi; tanto meno si sapeva cosa fossero i geni e la loro funzione, né si sapeva che le mutazioni, alterazioni casuali e imprevedibili del codice della vita, fossero l’oggetto su cui la selezione naturale agisce selezionando e favorendo quelle caratteristiche che rendono l’organismo più adatto al proprio ambiente.

Quanto è attuale Darwin?

La genetica moderna ha fornito prove schiaccianti a supporto della teoria di Darwin. Il sequenziamento e la comparazione del DNA, ad esempio, dimostrano le relazioni evolutive tra le specie e ci aiutano a comprendere i meccanismi alla base della variazione e dell’adattamento. Sappiamo che le specie si adattano rapidamente ai cambiamenti climatici seguendo principi darwiniani e che la velocità del riscaldamento globale rappresenta una sfida senza precedenti per la biodiversità. Concetti evolutivi che sono stati cruciali per comprendere la resistenza agli antibiotici, l’evoluzione dei virus (Sars-CoV-2, Zika, Dengue) e le mutazioni genetiche che causano malattie, aprendo così la strada alla medicina di precisione.

Che cosa si festeggia quindi con il Darwin Day?

Darwin ha rivoluzionato la visione dell’umanità e del mondo naturale. Il suo approccio scientifico e osservativo è un esempio ancora attuale di come si costruisce una conoscenza basata sui fatti. Il Darwin Day, quindi, non è solo una celebrazione del passato, ma un promemoria del potere trasformativo della scienza, del pensiero critico e del metodo scientifico per comprendere e migliorare il nostro futuro.



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