Il globalismo finanziario contrastato dalla presidenza Trump

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In una società globale dove i media sono molto spesso il megafono dei poteri che li finanziano, assistiamo a una mistificatrice narrazione dei fatti storici passati e presenti in modo miope e distopico, in cui rimane irretito il cittadino comune, perché privo di conoscenze e informazioni che possano aiutarlo a comprendere la vera realtà dei fatti e soprattutto degli antefatti. Perciò, vediamo trasformare in benefattori, occulti strateghi della speculazione finanziaria che nella loro pseudo attività filantropica cercano di realizzare i più biechi e deplorevoli interessi personali e del centro di potere cui appartengono, tentando di destabilizzare l’equilibrio geopolitico mondiale. Ciò, molto spesso, avviene con le finanze dei cittadini contribuenti, ignari di quanto i loro soldi finiscano per essere utilizzati da questi succitati sciacalli. Un esempio eclatante di quanto finora esposto è rappresentato dal fenomeno del personaggio George Soros.

Il sedicente benefattore (premiato e celebrato dall’Università di Bologna con una laurea “honoris causa”) con la sua fondazione falsa benefica “Open Society” ha ricevuto e continua a ricevere ingente denaro dall’istituzione pubblica statunitense Usaid, finanziata con i soldi dei contribuenti americani, per finalità formalmente progressiste, ma sostanzialmente per speculazioni finanziarie da un lato e dall’altro lato per spodestare in modo violento dei regimi di matrice conservatrice, legittimamente eletti in modo democratico. Durante le amministrazioni dei presidenti statunitensi del Partito Democratico questi finanziamenti a Soros sono rimasti ingenti, ma con l’insediamento della prima presidenza Trump erano stati notevolmente tagliati e ora con la seconda amministrazione Trump saranno quasi sicuramente eliminati. Invero, per meglio comprendere il tutto, riporto di seguito un’analisi schematica, come resoconto di quanto suesposto, per meglio comprendere anche come si svilupperanno certi equilibri internazionali.

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Effetti concreti nei Paesi coinvolti

Il coinvolgimento di Usaid e delle Ong legate a Soros in diversi Paesi ha avuto impatti significativi, spesso contribuendo a cambiamenti politici e sociali profondi.

Europa orientale

1) Ucraina: la Rivoluzione Arancione (2004-2005) e, più tardi, l’Euromaidan (2013-2014) hanno visto il coinvolgimento di Ong finanziate da Usaid e Open Society Foundations. Gli aiuti hanno sostenuto media indipendenti, attivisti e partiti filoccidentali, contribuendo alla caduta di governi considerati vicini alla Russia.

2) Albania e Macedonia del Nord: le Ong legate a Soros hanno sostenuto riforme giudiziarie e progetti per la “democratizzazione”, ma sono state accusate di favorire politiche progressiste e movimenti filo-Ue, influenzando la politica locale.

3) Ungheria e Polonia: qui gli scontri con Soros sono stati più evidenti, con Viktor Orbán che ha espulso la Open Society Foundation da Budapest nel 2018, accusandola di voler influenzare la politica interna.

America Latina

1) Guatemala: Usaid ha finanziato programmi di riforma giudiziaria e anticorruzione che, secondo Judicial Watch, avrebbero favorito attori politici di sinistra. Il governo conservatore ha accusato Washington di ingerenza.

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2) Venezuela e Nicaragua: in questi Paesi, Usaid ha finanziato movimenti di opposizione ai regimi di Maduro e Ortega, contribuendo a destabilizzare i governi autoritari, ma dando spazio anche a conflitti interni.

Strategia di Trump e il futuro di Usaid

Se Trump tornasse alla Casa Bianca, la politica di aiuti esteri potrebbe subire una drastica riduzione, con impatti su Usaid e sulle Ong internazionali. Alcuni punti chiave:

1) Taglio ai finanziamenti per la “promozione della democrazia”: Trump ha già cercato di ridurre questi fondi tra il 2017 e il 2020 e probabilmente riprenderebbe questa linea, bloccando risorse dirette a Ong con agende progressiste.

2) Maggiore enfasi su aiuti condizionati: invece di aiuti generalizzati, Trump potrebbe favorire un modello in cui i fondi Usa vadano solo a Paesi che supportano direttamente gli interessi americani.

3) Conflitto con il Deep State: tagliare il budget di Usaid significherebbe scontrarsi con settori dell’apparato statale che vedono negli aiuti uno strumento di soft power essenziale.

4) Possibile revisione dell’alleanza con l’Ue: se Usaid riducesse il suo impegno in Europa orientale, l’Unione europea potrebbe dover aumentare il proprio coinvolgimento in questi Paesi per evitare un vuoto di potere.

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Confronto tra Trump e Biden su Usaid

Con Biden, la politica di aiuti ha rappresentato un pilastro della strategia americana, con ingenti finanziamenti a Ong e progetti globali. Con Trump, invece, ci sarà un ridimensionamento e una maggiore selettività negli aiuti, riducendo l’influenza delle Ong globaliste e privilegiando un approccio meno invasivo.

Adtendite a falsis prophetis, qui veniunt ad vos in vestimentis ovium, intrinsecus autem sunt lupi rapaces

Aggiornato il 11 febbraio 2025 alle ore 15:20



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