Nel 2025 budget di 195 milioni di euro, 900 dipendenti provenienti da 100 paesi
La Corte Penale Internazionale (CPI) non riceveva così tanta attenzione dai tempi dei processi per i gravi crimini legati al genocidio in Ruanda e alla guerra nell’ex Jugoslavia. Negli ultimi mesi, la Corte è stata infatti al centro di casi che hanno suscitato forti reazioni e polemiche: prima ha messo sotto accusa il ministro israeliano Benjamin Netanyahu, accusato di crimini di guerra e contro l’umanità per le operazioni militari israeliane nella Striscia di Gaza, poi ha subito la pubblica reprimenda di Donald Trump, che ha accusato la CPI di compiere azioni “illegittime e infondate contro gli Stati Uniti e Israele”.
Ora la CPI è diventata “famosa” anche in Italia da quando è entrata in collisione con il governo di Giorgia Meloni, dopo la liberazione – per un cavillo legale – del generale libico Njeem Osama Almasri, accusato di crimini di guerra e contro l’umanità per fatti avvenuti nella prigione di Mitiga a Tripoli. Ma che cosa fa e come è organizzata la Corte penale internazionale?
Quando è nata la Corte Penale Internazionale
La CPI, creata nel 2002 con lo Statuto di Roma, è un tribunale con sede a L’Aia, nei Paesi Bassi, che si occupa di crimini internazionali. La sua giurisdizione riguarda crimini gravi come genocidio, crimini contro l’umanità e crimini di guerra. La Corte Penale Internazionale non fa parte dell’ONU e non va confusa con la Corte Internazionale di Giustizia delle Nazioni Unite, che ha anch’essa sede a L’Aia.
La CPI ha una giurisdizione complementare, il che significa che agisce solo quando gli Stati non sono in grado o non desiderano perseguire i responsabili di crimini come genocidio, crimini contro l’umanità o crimini di guerra. La CPI interviene quindi solo se il sistema giuridico nazionale di uno Stato non può svolgere il proprio ruolo, ad esempio per motivi legati a inefficienze interne, incapacità o mancanza di volontà politica. Se uno Stato è disposto e in grado di giudicare i colpevoli, la CPI non interviene.
Quanti sono i paesi che collaborano con la Corte Penale Internazionale
Ad oggi, sono 125 gli Stati che hanno ratificato lo Statuto di Roma, impegnandosi a collaborare con la CPI. Lo Statuto di Roma, firmato il 17 luglio 1998, stabilisce in dettaglio la giurisdizione e il funzionamento della Corte. Esso è entrato in vigore il 1º luglio 2002, dopo la ratifica da parte del sessantesimo Stato.
Stati Uniti, Russia e Israele non hanno mai ratificato lo Statuto di Roma, che ha istituito la Corte Penale Internazionale. Pur avendo firmato il trattato, questi tre paesi hanno chiarito di non voler aderire. Tra i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza, solo Francia e Regno Unito hanno ratificato il trattato, mentre la Cina non ha nemmeno firmato lo Statuto di Roma, oltre ovviamente a non averlo ratificato.
Corte Penale Internazionale: dipendenti, sedi, budget
La CPI conta oltre 900 membri del personale provenienti da circa 100 Stati e opera in sei lingue ufficiali: inglese, francese, arabo, cinese, russo e spagnolo. Ha anche una sede principale a L’Aia, nei Paesi Bassi, e diversi uffici sul campo, tra cui sedi in Kinshasa e Bunia (Repubblica Democratica del Congo), Kampala (Uganda), Bangui (Repubblica Centrafricana), Abidjan (Costa d’Avorio), Bamako (Mali) e Kyiv (Ucraina).
La CPI ha due lingue di lavoro ufficiali: inglese e francese. Per il 2025, il budget previsto è di circa 195 milioni di euro. Fino ad oggi, sono stati trattati 32 casi, alcuni con più di un imputato, e i giudici hanno emesso 60 mandati di arresto, 9 citazioni a comparire, 11 condanne e 4 assoluzioni. Grazie alla cooperazione degli Stati, 21 persone sono state detenute e processate, mentre 31 risultano ancora latitanti. In 7 casi, i procedimenti sono stati interrotti a causa della morte degli imputati.
Organi e numero giudici della Corte Penale Internazionale
La CPI si articola in quattro organi principali. La Presidenza gestisce le relazioni esterne con gli Stati, coordina le questioni giuridiche, come l’assegnazione dei giudici e la suddivisione dei casi, e supervisiona le attività amministrative del Registro. Le Divisioni Giudiziarie, composte da 18 giudici suddivisi in tre sezioni sono responsabili dei procedimenti giuridici. L’Ufficio del Procuratore si occupa di esami preliminari, indagini e procedimenti penali. Infine, la Cancelleria si occupa delle attività non giuridiche, come la sicurezza, l’interpretazione, il supporto alle difese e agli avvocati delle vittime, e altre funzioni di supporto.
I 18 giudici della CPI vengono eletti dall’Assemblea degli Stati membri, seguendo due criteri principali: la rappresentanza geografica e l’esperienza legale. Una volta eletti, i giudici si riuniscono in consiglio per scegliere la Presidenza e i due vicepresidenti. Questi sono responsabili di formare le Camere per i processi e di assegnare i giudici alle tre Divisioni competenti: la Divisione Preliminare, che si occupa delle indagini iniziali e decide se avviare un processo; la Divisione di Primo Grado, che gestisce i processi e determina la colpevolezza o l’innocenza degli imputati; e la Divisione di Appello, che esamina le richieste di appello contro le decisioni prese in primo grado.
I numeri della CPI nel periodo 2023/2024
Nel periodo che va dal 1° agosto 2023 al 31 luglio 2024, la CPI ha emesso 532 decisioni scritte e svolto 158 udienze. Durante questo periodo, oltre 16.000 vittime hanno preso parte ai procedimenti, e la Corte ha ricevuto più di 4.500 nuove richieste da parte delle vittime.
La Cancelleria della Corte ha gestito circa 650 richieste di monitoraggio e aggiornamento che la Corte prende in considerazione per garantire che le problematiche delle vittime vengano seguite con attenzione. Durante lo stesso periodo, la Cancelleria ha inviato un totale di 416 richieste di cooperazione a Stati membri, altri Paesi e organizzazioni internazionali e regionali, tutte necessarie per garantire il progresso dei procedimenti giudiziari.
Il Fondo per le vittime: le cifre a disposizione della CPI
Nel luglio 2024, il Fondo fiduciario per le vittime ha ricevuto contributi volontari da 52 Stati membri delle Nazioni Unite per attuare le riparazioni decise dalla Corte e per offrire supporto fisico, psicologico e materiale alle vittime e alle loro famiglie. Nel 2023, i contributi sono aumentati notevolmente, superando i 5,3 milioni di euro, con un incremento del 40% rispetto all’anno precedente, grazie al sostegno di 28 Stati. Circa 24.000 persone hanno beneficiato direttamente dei programmi del Fondo nel 2023, con un aumento del 53% rispetto all’anno precedente. Di questi beneficiari, il 69% erano donne.
Quanto guadagnano i giudici della Corte Penale Internazionale
I giudici della CPI guadagnano una retribuzione fissa annuale di 180.000 euro, un importo stabilito dall’Assemblea della Corte nel 2002. Questo stipendio è stato deciso considerando vari fattori come la capacità della Corte di attrarre candidati altamente qualificati e il costo della vita nei Paesi Bassi, sede della Corte.
Il Presidente della Corte Penale Internazionale riceve un’indennità speciale annuale di 18.000 euro netti. Inoltre, il primo o il secondo vicepresidente, o un altro giudice che, in circostanze eccezionali, assume temporaneamente le funzioni di presidente, ha diritto a un’indennità speciale di 100 euro netti per ogni giorno lavorativo in cui svolge tali compiti, con un limite massimo di 10.000 euro all’anno.
I giudici non a tempo pieno della Corte ricevono un’indennità annuale di 20.000 euro. Se un giudice dichiara che il suo reddito annuale netto, inclusa l’indennità, è inferiore a 60.000 euro (cioè un terzo della retribuzione di un giudice a tempo pieno), ha diritto a un’integrazione che porti il suo reddito netto a 60.000 euro. Infine, per ogni giorno in cui il giudice è impegnato nelle attività della Corte, gli viene corrisposta un’indennità speciale di 270 euro.
I dati si riferiscono al: 2023-2024 (e 2020 per i dati retributivi)
Fonte: ICC, United Nations
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