Musk ha offerto 97 miliardi per comprare OpenAi. Altman: “No, grazie”

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Un gruppo di investitori guidato da Elon Musk avrebbe offerto 97,4 miliardi di dollari per acquistare OpenAI. Un nuovo capitolo nella battaglia personale che sta conducendo contro Sam Altman per il controllo della società che ha creato il chatbot di intelligenza artificiale, ChatGpt. Secca la risposta di Altman, che arriva su Twitter, confermando l’indiscrezione apparsa sul Wall Street Journal: “No grazie, ma se vuoi possiamo comprare noi Twitter per 9,74 miliardi se vuoi”. Tweet al veleno, che lascia intendere i problemi che sta attraversando il social dopo l’acquisto da parte di Musk.

Pagato 44 miliardi, oggi potrebbe aver perso circa un terzo del suo valore iniziale. La conferma arriva anche da Andrea Stroppa, l’uomo in Italia più vicino a Elon Musk, che sempre su X scrive: “Comunque mentre vi parlano di Sanremo, di veline, di modelle, di calciatori, di non far fare contratti in Italia, Elon insieme ad una cordata di investitori e tramite xAI ha presentato una offerta da cento miliardi di dollari per l’acquisto di OpenAI”. Musk al momento non commenta ma si limita a rilanciare una sua vecchia intervista in cui dice di non fidarsi di OpenAi, società a cui ha dato soldi e nome, e di non fidarsi dell’attuale management che vuole “fare soldi, non il bene dell’umanità”. Poi un secco: “Scam Altman”, storpiando il nome del ceo di OpenAi con un insulto: “scam” in inglese vuol dire ‘truffa’.

L’offerta raccontata al Wsj: “OpenAi deve tornare a essere una forza per il bene dell’umanità”

Il quotidiano finanziario ha citato tra le sue fonti l’avvocato di Musk, Marc Toberoff, il quale avrebbe detto di aver presentato l’offerta al consiglio di amministrazione di OpenAI in queste ore. Offerta che arriverebbe a ridosso della possibilità, fortemente voluta da Altman, di fare di OpenAi una società for profit, cambiando la natura del progetto originario dell’azienda, al quale aveva contribuito finanziariamente lo stesso Musk.

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Sam Altman è stato uno dei protagonisti durante i primi giorni di Donald Trump alla Casa Bianca. Ha partecipato alla conferenza stampa che ha annunciato l’investimento di fino a 500 miliardi di dollari in infrastrutture per l’intelligenza artificiale attraverso una joint venture chiamata Stargate, con Oracle e SoftBank.

“È tempo che OpenAI ritorni a essere la forza aperta e orientata alla sicurezza per il bene comune che un tempo era”, ha dichiarato Musk in un comunicato fornito da Toberoff. “Ci assicureremo che ciò accada”. Una portavoce di OpenAI non ha immediatamente risposto a una richiesta di commento. Difficile dire se ci siano reali possibilità che l’affare possa concludersi. Musk può vantare un occhio di favore da parte di Wall Street visto il suo ruolo alla Casa Bianca e il suo rapporto con Trump. E Altman finora si è dimostrato imprenditore non così facilmente suggestionabile dalle prove muscolari.

Il cambio di paradigma di OpenAi

Uno dei momenti chiave per capire l’astio tra Musk e Altman è un post sul blog di OpenAi pubblicato il 27 dicembre scorso. “La struttura di OpenAI deve cambiare affinché la nostra missione possa progredire”, aveva annunciato la società, formalizzando la scelta avviare con il proprio consiglio di amministrazione una riorganizzazione societaria per “supportare in modo più efficace la missione di sviluppare un’intelligenza artificiale generale (AGI) a beneficio dell’umanità”. Il passo era chiaro: da laboratorio OpenAi sarebbe dovuta diventare un’azienda a tutti gli effetti.

OpenAi è nata per essere un laboratorio e fare ricerca pura sull’Ai. Correva l’anno 2015. Poi il primo passo verso un modello societario scalabile, una startup con il primo investimento da parte di un’azienda privata. Percorso ricordato in quel post dal cda di OpenAi: “Nel 2019 siamo diventati più di un semplice laboratorio. Abbiamo stimato che sarebbero stati necessari circa 10 miliardi di dollari per sviluppare l’AGI”, si leggeva. Soldi arrivati da Microsoft. “Questo livello di capitale, fondamentale per finanziare le risorse computazionali e attrarre i migliori talenti, ci ha portato a collaborare con investitori per continuare a perseguire la nostra missione originaria”.

Il piano non piace a Musk. Che tenta di fermarlo per vie legali

Da lì l’azienda ha attratto sempre più fondi di investimento. Sempre più mire da parte di grandi aziende tecnologiche. Attualmente la società è valutata circa 200 miliardi, ma si tratta di cifre ricavate dopo l’acquisto di quote da parte di fondi e investitori. Ad ogni modo la riorganizzazione di OpenAI non piace a Elon Musk, che ha co-fondato il laboratorio no-profit nel 2015, investendo all’inizio 30 milioni di dollari. Musk ha criticato in passato la trasformazione di OpenAI da organizzazione no-profit a modello a scopo di lucro.

Il motivo? Per lui questa scelta avrebbe contraddetto la missione originale di sviluppare intelligenza artificiale “per il bene dell’umanità”. E il bene dell’umanità, era il ragionamento di Musk, non poteva passare da una società che doveva fare soldi.

Rischi per l’etica e la sicurezza delle Intelligenze artificiali

Secondo Musk, dare priorità al profitto potrebbe compromettere lo sviluppo etico e la sicurezza delle tecnologie IA. Per questo motivo il CEO di Tesla e SpaceX ha avviato a dicembre scorso un’azione legale per bloccare la conversione di OpenAI in un’entità che insegue il profitto, sostenendo che questa violi i principi fondativi dell’azienda e rappresenti un pericolo per l’umanità.

@arcamasilum

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