I vorticosi cambiamenti che stanno investendo il settore della birra artigianale sembrano aver penalizzato in particolare alcune nicchie produttive. Apparentemente a farne le spese sono state soprattutto le birre acide, che dopo alcuni anni di grande interesse hanno perso molto del loro appeal tra i consumatori. Anche in Italia alcuni produttori che avevano puntato sul segmento sour sono andati in sofferenza, prima di dover prendere decisioni drastiche – la vicenda Loverbeer è ben nota, mentre ieri è arrivato l’annuncio dello stop alla produzione brassicola di Maestri del Sannio. Altri invece hanno deciso di integrare la loro gamma di birre acide con prodotti trasversali, se non del tutto “convenzionali”. rientra in quest’ultima fattispecie Siemàn, birrificio con cui apriamo la panoramica di oggi sulle nuove birre italiane.
Sièman
Dicevamo dunque di Siemàn (sito web), che recentemente ha deciso di lanciare una linea parallela di birre “pulite”, fermentate cioè con lieviti selezionati e senza l’intermediazione di microrganismi non convenzionali. Interessante la scelta di non identificare la linea con un nome particolare e di partire con alcuni tra gli stili più in voga al momento. La Sen (5,1%) è un’Italian Pils secca e croccante, dall’amaro erbaceo con un leggero dry hopping di varietà nobili tedesche. La Good Ole Boys (6,2%) è una West Coast IPA secca, limpida, amara, caratterizzata da un’abbondante luppolatura sia a caldo che a freddo. La Bitter John (4,2%), infine, è una Bitter di stampo britannico caratterizzata dai sapori biscottati dei malti inglesi e dagli esteri del tipico lievito. Secca e finemente amara, è perfetta per grandi bevute.
Wild Raccoon
Intanto il friulano Wild Raccoon (sito web) continua a sfornare birre inedite senza soluzione di continuità. Le ultime due new entry appartengono all’universo delle produzioni luppolate, ma secondo due interpretazioni totalmente diverse. La Ehi Tu, Elegantone! (6,9%) è una West Coast IPA secca e decisamente amara, con toni resinosi, agrumati e tropicali grazie al contributo dei luppoli Galaxy, Eclipse e Citra. La Twenty Shells (6,6%) è invece molto più sperimentale, come si può intuire dal modo in cui viene definita in etichetta: “Coffee NEIPA”. Aspettiamoci dunque una luppolata morbida e tropicale (varietà Idaho 7, Cashmere e Sabro), contraddistinta dall’intrigante aggiunta del caffè. L’ingrediente speciale dona note di nocciola e frutta rossa che si fondono con rimandi al sorbetto di limone, la piña colada e la frutta tropicale.
Hilltop
È da circa un biennio che il mercato globale della birra ha abbracciato con decisione il filone delle NoLo (No e Low Alcohol), eppure a convincere i birrifici italiani a sondare meglio questo segmento è stato il nuovo codice della strada voluto dal ministro Salvini. In mezzo in realtà ci sono i cambiamenti nelle abitudini di consumo degli italiani, avvenuti (almeno al momento) proprio in funzione delle novità introdotte – novità che poi non sono tali, come spiegato qualche giorno fa. Al di là di questo curioso fenomeno, c’è da registrare nel gruppo delle low alcohol italiane anche la nuova Micro IPA (3%) del birrificio laziale Hilltop (sito web), piccola nella gradazione alcolica ma grande nella luppolatura, effettuata con varietà Sabro, Citra e Chinook.
Officina del Baccano
Restiamo nel Lazio per segnalare le ultime due creazioni di Officina del Baccano (sito web), produttore di Latina. La prima si chiama Hellraiser (4,8%) ed è una Helles ispirata alle tradizionali Lager quotidiane tedesche. Di colore giallo paglierino, al naso emergono delicati aromi di cereali e miele, che si ripropongono al retrolfatto sostenendo le sfumature floreali ed erbacee del luppolo, il tutto condito da sensazioni di rotondità e un finale secco. La seconda new entry è invece la Ziegenbock (8%), una Doppelbock prodotta anch’essa secondo i dettami dello stile. Qui chiaramente a dominare sono le note maltate, con un panificato scuro e sentori di uva passa, datteri e nocciole. Il luppolo serve a dare equilibrio, ma gioca un ruolo importante anche nello snellire la bevuta.
LZO
Due sono anche le novità annunciate di recente dal veneto LZO (sito web). La prima si chiama Bufo Frog (7%) ed è una Double IPA arricchita dall’aggiunta di guava rosa. Il frutto conferisce una certa dolcezza e una netta direzione tropicale al profilo aromatico, ribadendo l’impronta già fornita dal luppolo Sabro in versione Hyperboost. Ancora più recente è l’annuncio della Biru (5,6%), una New England IPA brassata con l’aggiunta di lievito arricchito da precursori tiolici e luppolata con varietà Kohatu, Waimea e Southern Cross. Nel grist infine è presente una percentuale di cereali diversi dall’orzo e cioè avena e frumento. Se siete amanti del Giappone, sappiate che per LZO la Biru è una rivisitazione in chiave birraria della nebbia estiva del lago Karuizawa.
Chianti Brew Fighters
Per la loro ultima birra i ragazzi di Chianti Brew Fighters (sito web) sono partiti da un parallelismo solo apparentemente azzardato, mettendo a confronto il Carnevale di Viareggio con l’Oktoberfest di Monaco. In realtà entrambe le manifestazioni celebrano la convivialità, la tradizione autentica e il piacere dello stare insieme, così è stato quasi naturale suggellare la ricorrenza con una Festbier. La Mascherata (5,5%) è dunque una Lager dorata, dal corpo pieno e avvolgente, con intense note di pane appena sfornato, miele e un leggero tocco biscottato. Contraddistinta dall’equilibrio tra la dolcezza del malto e una luppolatura fresca e delicata, è stata attaccata in anteprima sabato scorso presso lo stand di Chianti Brew Fighters al Carnevale di Viareggio.
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