Un fatto è certo, al di là delle sconclusionate dichiarazioni in parlamento dei ministri Nordio e Piantedosi sul caso Elmasry e degli insensati attacchi al procuratore di Roma Lo Voi. Il nostro governo, con un aereo di stato, ha fatto fuggire questo criminale anziché eseguire l’ordine di arrestarlo emesso dalla Corte penale internazionale per 34 omicidi e 22 stupri, di cui uno su un bambino di cinque anni. In questo modo si è reso complice dei metodi – gli assassinii, le violenze e le torture – con i quali Elmasry impedisce ai migranti di lasciare la Libia e di imbarcarsi per l’Italia. Al tempo stesso l’Italia, unico paese civile, si è allineata con Donald Trump nell’aggressione alla Corte penale internazionale. La consonanza con Trump del nostro governo è stata totale, sia nell’esibizione della crudeltà che nel disprezzo per il diritto.
L’esibizione compiaciuta della crudeltà è il tratto vistoso dello stile del presidente statunitense: le decine di decreti esecutivi, molti dei quali in contrasto con la Costituzione americana, firmati e poi sbandierati come segno dei suoi pieni poteri davanti alle telecamere; la gogna di decine di migranti in catene mentre vengono espulsi dal paese dove vivevano da anni perfettamente integrati; il progetto cinico di una gigantesca pulizia etnica diretta a evacuare più di due milioni di palestinesi dalla striscia di Gaza per far posto a ville milionarie e a lussuosi stabilimenti balneari in quella che diverrebbe «la Riviera del Medio Oriente».
Altrettanto ostentato è il disprezzo di Trump per il diritto, che chiaramente è per lui inesistente: dalla stigmatizzazione sprezzante come «farsa» del processo con cui è stato condannato per 34 capi d’imputazione poco prima del suo insediamento, alla grazia concessa ai suoi 1.500 seguaci che quattro anni fa dettero l’assalto a Capitol Hill; dalla cacciata dei funzionari che su quell’assalto avevano indagato all’incredibile decreto che vieta l’ingresso negli Stati uniti e congela i beni in essi detenuti di tutto il personale della Corte penale internazionale, a causa delle sue imputazioni sgradite, prima tra tutte quella contro il suo amico Netanyahu.
Ebbene, il nostro governo sta copiando fedelmente questo modello trumpiano. L’esibizione della disumanità era stata inaugurata ben prima, con le misure dirette ad ostacolare i salvataggi dei naufraghi in mare, condizionandoli a insensati adempimenti burocratici, e con i tentativi, impediti dai giudici, di deportare in Albania i migranti indebitamente sequestrati in mare.
A queste prove di crudeltà si aggiunge ora la sostanziale complicità con i crimini di Elmasry, che sta rivelando qual è la sostanza della nostra politica governativa in tema di migrazione.
L’argomento secondo cui Elmasry è stato espulso per la nostra sicurezza nazionale è ridicolo. Elmasry non rappresentava nessun pericolo per l’Italia, ma solo per gli internati nei lager libici, i quali naturalmente, per il nostro governo, non sono persone.
Ma alla disumanità si è aggiunta, come nelle rappresentazioni messe in scena da Trump, l’aggressione alla magistratura: dapprima ai giudici che non hanno convalidato le illegittime deportazioni in Albania, poi al procuratore di Roma Lo Voi per aver comunicato come era suo dovere al Tribunale dei ministri la denuncia del governo per il favoreggiamento di Elmasry, poi alla stessa Corte penale internazionale che si è permessa di registrare una denuncia sulla mancata esecuzione da parte dell’Italia del suo ordine di cattura.
Questo disprezzo per il diritto e per la giurisdizione è il prodotto di una concezione primitiva e anti-costituzionale della democrazia, che si sta affermando e diffondendo in tutti i regimi populisti, peraltro in crescita costante in tutto l’occidente. La democrazia consisterebbe unicamente nel potere della maggioranza uscita vincente dalle elezioni: un potere che si vuole accreditato come espressione della volontà popolare e che perciò non tollera né limiti, né vincoli, né controlli. Di qui le riforme dell’ordinamento giudiziario realizzate o tentate: in Turchia, in Ungheria, in Israele, in Messico, in Italia.
È una concezione che, unitamente alle pratiche crudeli da essa legittimate, gode del consenso popolare. È vero. Non è una novità. È esattamente ciò che è successo con il fascismo e con il nazismo, i quali ottennero un consenso di massa alle loro politiche immorali e disumane fascistizzando il senso civico e così producendo, a livello di massa, il crollo della morale e del senso di umanità.
Contro questa degenerazione della politica non basta richiamarsi ai sacri principi: all’uguaglianza e alla dignità di tutti gli esseri umani, ai loro diritti, alla separazione dei poteri, al valore della legalità eccetera. In assenza di garanzie, questi principi sono solo parole, ignorate o peggio sbeffeggiate dai nuovi padroni del mondo. Ciò che occorre – la sola possibilità di salvare le nostre democrazie e con esse la pace, la sicurezza del genere umano e la nostra stessa dignità – è l’allargamento, a livello dei nuovi poteri selvaggi, del paradigma costituzionale. Solo portando il costituzionalismo, le garanzie dei diritti e dei beni vitali all’altezza degli attuali poteri globali e delle loro aggressioni, è possibile civilizzare questi poteri e funzionalizzarli all’attuazione di quei sacri principi, oggi ridotti a vuota retorica e sicuramente scomparsi dall’orizzonte della politica e dell’economia.
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