Presto l’incontro tra governo e Anm

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È imminente l’incontro tra la nuova Anm e il governo. Palazzo Chigi ha risposto subito alla richiesta di un confronto del presidente dell’Anm appena eletto, Cesare Parodi. Probabilmente in settimana i vertici del sindacato delle toghe saranno ricevuti dalla premier Giorgia Meloni e da altri rappresentanti dell’esecutivo, per un colloquio sui motivi della protesta contro la riforma che separa le carriere tra giudici e pm.

«Un messaggio dalla presidenza Consiglio – spiega al Giornale Parodi – ci ha confermato la volontà di un incontro in tempi brevissimi, che dev’essere calendarizzato. Aspettiamo con estremo interesse di conoscere la data, e prima la Giunta deciderà la linea unitaria da tenere e gli argomenti da toccare. Vorrei ribadire che la preoccupazione prioritaria dell’Anm, che io condivido, è che si possa andare verso un futuro assoggettamento del pm all’esecutivo, anche se attualmente non è previsto dalla riforma. Nell’incontro sarebbe limitativo parlare solo della riforma e auspico che ci si possa confrontare anche su altri problemi, quelli della giustizia che ogni giorno si amministra, della situazione logistico-organizzativa negli uffici giudiziari, della funzionalità del sistema telematico che, soprattutto nel penale, non consente una risposta efficiente alle richieste dei cittadini. Insomma, la vita continua ed è importante che la giustizia nel quotidiano funzioni meglio. Anche occuparsi di questo è compito dell’Anm».

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Parodi non ha un compito facile, vuole e deve essere il presidente di una giunta unitaria in cui la sua corrente, Mi, è l’unica a non essere su posizioni di sinistra, fortemente antigovernative. Dopo l’intervista al Giornale molto dialogante con il governo gli sono piovute addosso critiche solo per il fatto di aver riconosciuto che nella riforma oggi non c’è scritto che il pm sarà sotto il governo. Gli equilibri interni sono molto delicati e Parodi, con la sua moderazione, vuole tenere unita l’Anm e rappresentarla, schivando i primi agguati dietro l’angolo. Perché non ci siano fraintendimenti tra le diverse anime dell’associazione e per recuperare un clima sereno ha voluto ribadire con chiarezza che per l’Anm e il suo presidente è fondamentale la preoccupazione che si vada verso un controllo del governo sul pm.

Ieri Parodi ha preso un treno per andare da Torino a Scandicci, alla scuola superiore della magistratura, dove insegna. «Non me la sono sentita di cancellare l’intervento, ma credo che sarà l’ultimo», dice. È la prova che proprio non si aspettava di diventare presidente. Guarda caso la lezione riguarda un tema delicato e relativo proprio al ruolo del pm e al rapporto con la polizia giudiziaria con il nuovo sistema per le intercettazioni. Ai colleghi magistrati Parodi dice che i limiti a ciò che può essere riportato negli atti, cioè la trascrizione solo delle parti strettamente indispensabili e rilevanti (ma chi stabilisce quali sono?) è un problema più per gli avvocati che per i giornalisti. Rende più difficile il lavoro dei legali perché in 15 giorni dovranno andarsi ad ascoltare tutte le intercettazioni, non avendo i brogliacci. Il costo maggiore e i tempi più lunghi favoriranno chi può permettersi un grande studio legale e penalizzeranno gli altri. In genere, per Parodi, «non sarà un buon affare sul piano del diritto di difesa». Quanto ai mezzi comunicazione, il nuovo sistema nasce per evitare le fughe di notizie non pertinenti alle indagini «e questo è profilo condivisibile» per il presidente dell’Anm, ma il fatto che il giornalista non possa riportare le frasi intercettate ma debba fare una sintesi «si presta ad equivoci interpretativi, sempre se parliamo di buona fede, insomma così si risolvono alcuni problemi e se ne creano altri».

Per Parodi è importante che «il pm mantenga il controllo sull’azione della polizia giudiziaria e questo a garanzia dei cittadini e non solo a tutela di interessi specifici, il pm deve rimanere primo garante dei cittadini e se fosse sotto il potere esecutivo potrebbe non esserlo più».



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