Scuola e Università – Il preside Salzillo: “Abbiamo celebrato la nostra giornata della donazione del sangue con gli studenti maggiorenni. Numerosissime sono le attività curricolari ed extracurricolari in collaborazione con Università, Centri di Ricerca, Territorio e Terzo Settore”
Prevenzione, Solidarietà, Inclusione al Liceo Scientifico “G. Pellecchia”.
“Dando seguito al precedente incontro con i responsabili dell’AVIS territoriale – dichiara il dirigente scolastico del “Pellecchia” Salvatore Salzillo – una campagna di informazione e sensibilizzazione sull’importanza e sul valore del donare sangue, abbiamo celebrato la nostra giornata della donazione del sangue con gli studenti maggiorenni. È stata un’emozione vedere i ragazzi mettersi in fila per regalare una parte preziosissima di sé, ancora più emozionante sentire lo staff medico meravigliato per il numero di adesioni, superiore alla disponibilità di tempo necessaria a poter permettere a tutti di donare, tanto che molti dei nostri studenti, che non hanno fatto in tempo, andranno a donare direttamente al centro trasfusionale.
Ecco, sono particolarmente orgoglioso di aver promosso e realizzato, grazie all’impegno di docenti motivati e interpreti della mission educativa integrale, una serie di iniziative prosociali, perché la piena realizzazione di futuri cittadini attivi non può prescindere dal sentimento di solidarietà, di reciprocità, di educazione alla prevenzione per uno stile di vita sano e attento”.
“Numerosissime sono le attività curricolari ed extracurricolari – continua il preside Salzillo – che il Liceo Scientifico “Pellecchia” sta proponendo ai suoi studenti, in collaborazione con Università, Centri di Ricerca, Territorio e Terzo Settore, sia nell’ottica di un imprescindibile e costante ampliamento dell’offerta formativa, sia nell’ambito di un orientamento in uscita. Stiamo fornendo tutti gli strumenti a nostra disposizione affinché a ciascuno sia garantita la possibilità di poter spaziare nella più ampia varietà di dimensioni che caratterizzano il mondo del lavoro, la società civile, le relazioni sociali, in una parola il quotidiano, in modo che ognuno possa individuare, riconoscere attitudini e passioni e soprattutto riconoscersi, tanto in sé stesso quanto nei gesti compiuti.
A tale scopo – afferma il dirigente scolastico Salzillo – nei giorni scorsi le classi quinte hanno incontrato in Aula Magna, le dottoresse Francesca Fratarcangeli e Michela Recine dell’ADMO, Associazione Donatori Midollo Osseo, le quali hanno illustrato ai ragazzi la procedura da intraprendere per diventare donatori di midollo osseo, facendo chiarezza sulle varie tappe del processo. L’accento è stato posto soprattutto sulla tipizzazione, ovvero sulla registrazione di possibili donatori in un registro internazionale, attraverso un semplice prelievo del sangue o della saliva, per stabilire il grado di compatibilità tra il donatore e i pazienti in attesa di un trapianto di midollo.
Gli studenti sono rimasti colpiti dai numeri: solo una persona ogni 100.000 è compatibile con chi è in attesa di un trapianto, ma la tipizzazione – che non crea alcun vincolo – consente una tale eventualità, sebbene molto rara. Le dottoresse, entrambe beneficiate e salvate dal trapianto del midollo osseo, hanno raccontato la loro storia toccando la sensibilità dei presenti, tanto che molti degli studenti maggiorenni hanno compilato il modulo per la disponibilità alla tipizzazione.
Qualche giorno dopo – sottolinea il preside Salzillo – gli studenti delle classi 3B e 3G si sono recati presso la Comunità Exodus di Cassino, fondata da don Antonio Mazzi nel 1985. I partecipanti hanno descritto l’evento come un’esperienza coinvolgente e intensa, dal momento che hanno ascoltato storie legate alle dipendenze di varia natura direttamente dai protagonisti.
In tali studenti si è innescata una riflessione profonda sul disagio giovanile e sul ruolo svolto dagli educatori di Exodus nell’attività di prevenzione e di acquisizione di consapevolezza dei rischi che si celano dietro l’assunzione di sostanze spesso non avvertite come pericolose o dietro il gioco che degenera in ludopatia. Tale esperienza ha responsabilizzato gli studenti coinvolti, che si sentono investiti del compito di trasmettere quanto appreso e di diffondere speranza e fiducia nel futuro, sempre e comunque nel riscoprire il valore della famiglia, degli amici e dei volontari che possono dare sostegno nei momenti di fragilità”.
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