Sfidando la gravità: così le aziende italiane affrontano le incertezze del mercato globale

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Allianz Trade è il leader mondiale dell’assicurazione crediti e specialista riconosciuto delle cauzioni, recuperi, credito commerciale strutturato e rischio politico.  Grazie a una rete proprietaria di intelligence analizza quotidianamente i cambiamenti nella solvibilità di oltre 83 milioni di aziende, offrendo loro la garanzia di  fare affari con sicurezza e di ottenere il pagamento dei propri crediti.

Secondo Allianz Trade, quali sono le principali sfide e opportunità che gli esportatori italiani affrontano nei mercati internazionali nel contesto attuale?

In un contesto di crescita globale moderata come quello attuale, ancora al di sotto delle media di lungo periodo del 3% nel biennio 2025-26, gli esportatori italiani affrontano molteplici sfide, ma al contempo possono cogliere opportunità. Se da un lato i recenti cambiamenti politici e i rischi geopolitici aggiungono rischi ed incertezze alle prospettive economiche, alcuni settori potranno beneficiare di un uso estensivo della tecnologia e dell’intelligenza artificiale nei prossimi anni. Sfruttando queste opportunità, le imprese italiane potranno ottenere un vantaggio competitivo significativo ed anche adattarsi meglio alle esigenze di un mercato in continua evoluzione.

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Ci sono settori o mercati geografici particolarmente promettenti per il “Made in Italy”?

I principali settori del Made in Italy come quello della moda, e dell’arredamento e dei macchinari hanno registrato un calo nel corso del 2024, mentre il settore agro-alimentare ancora registra una forte crescita. Per quanto riguarda le aree di destinazione, storicamente l’Asia e Nord America hanno rappresentato i principali canali di sbocco, ma nell’anno passato i paesi OPEC, la Turchia, il Medio Oriente e l’America centro-meridionale hanno mostrato un incremento significativo, un trend che potrebbe continuare visti i venti contrari che soffiano su Stati Uniti e Cina. La diversificazione dei paesi destinatari dei prodotti italiani di alta qualità rappresenta allo stesso tempo una sfida e un’opportunità. In totale, ci aspettiamo un export addizionale pari a 19 miliardi nel 2025 e per 25 miliardi nel 2026.

In che modo le tensioni geopolitiche (guerre commerciali, relazioni Usa-Cina, ecc.) stanno influenzando il commercio globale e, di conseguenza, le aziende italiane?

Il commercio globale è in moderata ripresa dopo la recessione -in termini di valore- del 2023 ma i cambiamenti politici, come le recenti elezioni negli Stati Uniti, potrebbero rimodellare gli scenari economici e introdurre nuove incertezze. Inoltre, i rischi geopolitici, comprese le tensioni tra le grandi potenze, continuano a rappresentare una preoccupazione per la stabilità globale. Infatti, le prospettive per le relazioni tra Stati Uniti e Cina rimangono cupe: sebbene il commercio globale rimanga fortemente intrecciato con l’economia statunitense, grazie alla forza dei consumatori e del dollaro, la Cina è emersa come una nuova superpotenza nell’economia globale, puntando sul ruolo critico nella produzione e sul vasto e crescente mercato interno. Questo ha spinto, negli ultimi mesi, le aziende a spedire beni in previsione delle tariffe più elevate appena annunciate e di altre potenziali interruzioni nei prossimi trimestri; questo anticipo delle spedizioni probabilmente avrà un impatto favorevole per il commercio globale nella prima metà del 2025, prima che gli effetti di una rinnovata, seppur contenuta, guerra commerciale si facciano sentire dalla seconda metà del 2025 e completamente nel 2026. Tutti i policy makers sono in attesa delle prime dichiarazioni dopo l’insediamento di Trump, specialmente in materia di commercio internazionale, immigrazione, e politica fiscale.

Qual è l’analisi di Allianz Trade sull’impatto delle politiche protezionistiche e delle tariffe imposte dagli Stati Uniti sotto l’amministrazione Trump? Quali scenari economici prevede Allianz Trade per gli Stati Uniti nei prossimi mesi, specialmente alla luce delle mosse economiche e commerciali dell’amministrazione Trump?

Nello scenario di una rinnovata guerra commerciale, le misure rapide ed aggressive rimodellerebbero i flussi commerciali globali, con un impatto su numerose economie. Gli Stati Uniti potrebbero imporre ulteriori tariffe sulle importazioni cinesi, mirando a settori che non sono critici per le catene di approvvigionamento, ampliando al contempo i dazi sulle importazioni da altri paesi, in particolare dall’UE. Abbiamo stimato che un aumento iniziale delle tariffe dal 13% al 25% sui beni cinesi non critici minaccerebbe 34 miliardi di dollari di esportazioni cinesi verso gli Stati Uniti nel 2025-26. Per altri paesi, le tariffe potrebbero salire al 5% sulle importazioni. Ancora, gli Stati Uniti potrebbero aumentare le barriere non tariffarie (es controlli alle frontiere più rigidi) per limitare le importazioni dai paesi vicini. Per l’Europa, ci aspettiamo che le perdite commerciali ammontino a 33 miliardi di dollari nel 2025-26, equivalenti a -0,1 punti percentuali di crescita annua reale del Pil. I settori che probabilmente soffriranno di più in Europa includono i produttori automobilistici, le attrezzature per il trasporto e i metalli, che insieme rappresentano quasi il 20% delle esportazioni europee verso gli Stati Uniti. Una guerra commerciale a tutti gli effetti rappresenterebbe lo scenario negativo (con i dazi statunitensi sulle importazioni dalla Cina aumentati al 60% per tutti i beni critici e non critici e al 10% per il resto del mondo), ma ciò avrebbe per gli Stati Uniti un costo elevato (fino a -1,2 punti percentuali di crescita accompagnato da un’inflazione più alta di +0,6 punti percentuali). Stimiamo che lo shock per la crescita del commercio globale potrebbe comportare una perdita di -2,4 punti percentuali, con la maggior parte delle misure e degli aumenti tariffari a partire dal secondo trimestre del 2025 ad influenzare principalmente la crescita del commercio nel 2026.

Come potrebbero evolvere le relazioni economiche tra gli Stati Uniti e l’Europa, e quali rischi o vantaggi si prevedono per l’Italia?

Nel caso dell’Italia, gli scenari sopracitati si tradurrebbero in perdite cumulative per le esportazioni nel biennio 2025-26 stimate per 3,5 miliardi Usd nel primo caso, mentre arriverebbero a 10,5 miliardi Usd in caso di inasprimento della guerra commerciale. L’Italia gode storicamente di forti rapporti politici e commerciali con gli Stati Uniti, ma non rimane fuori dal mirino dell’amministrazione Trump nel suo reiterato obiettivo di riequilibrare la bilancia commerciale. L’Italia ha attualmente un surplus commerciale di 43 miliardi di euro; in particolare, le esportazioni italiane di beni verso gli Stati Uniti rappresentano l’11% dell’esportazioni totali mentre l’Italia importa il 4% dei beni dagli Stati Uniti.

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Quali cambiamenti strutturali potrebbero verificarsi nei flussi commerciali globali nei prossimi 5-10 anni?

Sicuramente l’implementazione della politica economica da parte dei governi sta rendendo le catene di approvvigionamento più complesse, ma apre la strada a nuovi campioni del commercio. Negli ultimi due anni, i flussi commerciali bilaterali tra paesi geopoliticamente vicini sono aumentati. Mentre le importazioni statunitensi si stanno allontanando dalla Cina, la Cina ha esportato di più verso i suoi partner geopoliticamente vicini, come Russia, Singapore, Vietnam, Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita. Tale riconfigurazione nei flussi commerciali globali suggerisce che i modelli commerciali potrebbero diventare più complessi. Guardando all’efficienza, alla connettività e al potenziale commerciale, identifichiamo 25 hub commerciali di nuova generazione in Asia e paesi di medie dimensioni in rapida crescita con hub di produzione o logistica già affermati (es. Malesia, Vietnam, Indonesia, Filippine, Emirati Arabi Uniti, ecc.). Queste economie aumenteranno la loro quota di esportazioni globali di +1,6 punti percentuali nei prossimi cinque anni, raggiungendo 1.274 miliardi di dollari. Man mano che questi hub cresceranno fino a rappresentare fino al 21,3% di tutte le esportazioni globali entro il 2029, dovranno anche investire 120 miliardi di dollari solo in infrastrutture portuali per mantenere il loro slancio.

Come possono gli esportatori italiani posizionarsi per mantenere la competitività in un ambiente economico globale sempre più complesso?

Gli esportatori italiani potranno mantenere la competitività investendo in innovazione, qualità e sostenibilità, oltre a diversificare i mercati di esportazione. Secondo l’indicatore Desi di intensità digitale della Commissione Europea, le piccole e medie imprese italiane con almeno un livello base di intensità digitale sono il 70,2% nel 2024 (contro 72,9%% delle imprese europee) mentre l’utilizzo di almeno una tecnologia d’intelligenza artificiale, seppur in crescita, rimane sotto la media EU (7,7% contro 12,6% nella UE). Questo indica un potenziale da colmare, anche tramite l’impiego efficiente di parte dei 195 miliardi di euro del Pnrr. Gli interventi riguardano l’acquisto di hardware e beni strumentali, infrastrutture di comunicazione, software, il marketing digitale, ma anche la formazione e lo sviluppo delle competenze digitali.

In che modo la digitalizzazione e la sostenibilità stanno trasformando il commercio internazionale?

La digitalizzazione sta trasformando il commercio internazionale in modi significativi, influenzando le operazioni aziendali, le catene di approvvigionamento e le dinamiche di mercato attraverso: l’accesso ai mercati globali si amplia, i costi si riducono e l’efficienza operativa migliora. Allo stesso modo, la crescente domanda di pratiche commerciali sostenibili spinge le aziende a ridurre l’impatto ambientale dei loro prodotti e processi, rispondendo alle aspettative dei consumatori e dei partner commerciali, e promuovendo una maggiore efficienza, trasparenza e responsabilità ambientale.

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