Il ricorso al Tar di un partecipante congela l’esito del concorso di maggio 2023. A vincitori e idonei (19 in Veneto) era stata comunicata l’entrata in servizio il 17 febbraio, con l’invito a liberarsi da altri contratti. Ora la beffa
Undici mesi per attendere la graduatoria di un concorso, presa di servizio annullata a data da destinarsi, pur avendo già dato indicazione ai vincitori di chiudere eventuali precedenti rapporti di lavoro: ecco il calvario dei futuri archivisti di Stato. Mentre a livello locale i Comuni sono costretti a fantasiose iniziative di «recruiting» nella speranza di rinforzare i propri organici ridotti sempre più all’osso, per contrappunto accade che chi ha invece scelto di lavorare nel pubblico impiego, anche dopo aver superato brillantemente le selezioni, si ritrovi ancora a casa, in eterna attesa, beffato dalle tante falle della burocrazia italiana. È il caso degli oltre trecento funzionari archivisti che, almeno sulla carta, avrebbero dovuto già dal prossimo 17 febbraio andare a rimpinguare le varie sedi diffuse a livello provinciale in tutta Italia. A Treviso, all’archivio di Stato, erano attesi due nuovi dipendenti e altri 19 negli altri istituti archivistici del Veneto. Tutto però è stato congelato, all’ultimo, per effetto dell’immancabile ricorso al Tar.
Il concorso e l’invito ai vincitori: «Liberatevi da impegni»
In Italia la pubblica amministrazione è anche questo. Per ovviare alla cronica carenza di personale nelle strutture dedicate alla tutela e alla promozione dei beni culturali, dopo anni di annunci, il Ministero della Cultura aveva pubblicato l’8 novembre 2022, un (attesissimo) bando, rivolto a bibliotecari, restauratori, architetti, storici dell’arte, archeologi, paleontologi e archivisti. Se gran parte di questi profili hanno preso servizio ormai da tempo, agli ultimi tocca vivere nel limbo. Il loro «concorsone» si è svolto a Roma nel 2023: scritti il 22 maggio e prove orali tra il 4 settembre e il 18 dicembre. Per scoprire la graduatoria definitiva si sono però dovuti attendere 11 mesi: è stata pubblicata il 20 novembre 2024 decretando 268 vincitori e 68 idonei. Sembrava tutto fatto. Ultimo step: la scelta delle sedi. Il 9 gennaio scorso i futuri funzionari sono stati invitati ad esprimere le proprie preferenze territoriali; è stata messa nero su bianco la data della presa di servizio (per tutti il 17 febbraio) ed è stato richiesto, sia a coloro che avessero già in essere un rapporto di lavoro subordinato sia alle partite iva, di prepararsi per quel giorno «liberi da ogni vincolo contrattuale».
Il ricorso al tar e la beffa
Peccato però che, nel frattempo, dopo aver svolto un accesso agli atti, uno dei concorrenti avesse ravvisato un errore materiale nel calcolo del suo punteggio. Gli erano stati riconosciuti, a suo parere, 5 punti in meno e ha quindi depositato un ricorso al Tar. In attesa di pronunciarsi nel merito (con udienza fissata al prossimo 20 maggio) i giudici romani si sono già espressi, il 28 gennaio scorso, accogliendo la sua richiesta di sospensiva. I provvedimenti finali del concorso, assunti dal Mic, dall’associazione Formez e dalla commissione interministeriale Ripam, sono dunque, al momento, inefficaci. Chi si era licenziato, in vista di passare alle dipendenze del Ministero, ha ricevuto successivamente l’indicazione, un po’ beffarda, di revocare le proprie dimissioni. Non è escluso che da questo «pasticcio» sorgano ulteriori contenziosi: nel frattempo gli archivi dello Stato rimangono ancora a corto di personale.
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