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Di fronte alla crescente pressione per garantire il continuo sostegno militare occidentale nella guerra contro la Russia, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, sempre più in difficoltà per l’apertura del dialogo a distanza tra Trump e Putin, offre l’accesso alle ingenti risorse minerarie dell’Ucraina, in particolare le terre rare.
Zelensky mette all’asta le risorse strategiche dell’Ucraina
L’Ucraina possiede vasti giacimenti di minerali critici, tra cui litio, titanio e uranio, essenziali per numerose tecnologie avanzate, dalle batterie per veicoli elettrici alle turbine eoliche. Queste risorse, stimate in centinaia di miliardi di dollari, rappresentano una componente chiave nell’economia globale e sono fondamentali per la transizione energetica.
In una recente intervista, Zelensky – sempre più in difficoltà per l’apertura del dialogo a distanza tra Trump e Putin – ha proposto una partnership strategica agli Stati Uniti, suggerendo che, in cambio del continuo supporto militare e finanziario, l’Ucraina potrebbe garantire agli USA un accesso prioritario alle sue risorse minerarie.
Zelensky ha affermato che meno del 20% delle risorse minerarie ucraine si trova sotto il controllo russo, sebbene alcune stime suggeriscano una percentuale più vicina al 40%. Ha inoltre avvertito che Mosca potrebbe destinare tali risorse a paesi come Iran e Corea del Nord. “Dobbiamo fermare Putin e difendere ciò che è nostro”, ha dichiarato a Reuters. Proseguendo nell’intervista, ha aggiunto: “Gli americani ci hanno sostenuto più di chiunque altro, quindi è giusto che siano loro a beneficiarne maggiormente. Devono avere questa priorità, e la avranno. Intendo discuterne anche con il presidente Trump”.
Il presidente statunitense ha accolto favorevolmente la proposta, affermando che l’Ucraina ha “sostanzialmente accettato” di fornire agli Stati Uniti l’accesso a risorse minerarie per un valore di 500 miliardi di dollari. Ha sottolineato la necessità di garantire un ritorno sugli ingenti investimenti fatti dagli USA in Ucraina, affermando: “Stiamo spendendo molto in Ucraina, dobbiamo avere una sicurezza monetaria”.
Il precedente di Davos
Già durante il Forum di Davos dello scorso mese, Oleksii Sobolev, vice-ministro dell’Economia ucraino, aveva illustrato un piano di ricostruzione da 500 miliardi di dollari, sottolineando come tale investimento avrebbe potuto generare benefici sia strategici che finanziari per gli investitori occidentali. Sobolev aveva inoltre rivelato che il governo ucraino era impegnato nella definizione di accordi con Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia e Italia per lo sfruttamento delle risorse naturali del Paese.
Critiche e reazioni internazionali
Non tutti gli alleati occidentali hanno accolto positivamente questo approccio. Il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha criticato la proposta di Trump, definendola “molto egoista ed egocentrica”, sostenendo che gli aiuti all’Ucraina dovrebbero essere forniti senza condizioni.
Ma la chiusura di USAID da parte del duo Trump-Musk ha rappresentato un segnale forte e un duro colpo per l’Ucraina. L’agenzia statunitense, solo nel 2023, ha fornito a Kiev oltre 14 miliardi di dollari, coprendo circa il 90% dei finanziamenti ai media del Paese.
Di fronte a un sostegno occidentale sempre più incerto, Zelensky sembra ora oscillare tra la possibilità di stringere accordi commerciali in cambio di aiuti militari – essenziali per proseguire la guerra contro la Russia – e l’ipotesi di un dialogo per un potenziale accordo di pace, nel tentativo di uscire dall’attuale impasse.
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