Fine vite in Toscana è legge © Image by Stefan Schweihofer from Pixabay
Con 27 voti a favore (tutto il Pd tranne la consigliera De Robertis e quelli di Iv e M5S passa in consiglio comunale la norma frutto della legge d’iniziativa popolare che è stata presentata dall’Associazione Coscioni. 13 invece i voti contrari di Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia.
Soddisfatto il presidente Eugenio Giani che commenta l’approvazione: “Oggi dalla Toscana arriva un forte messaggio di civiltà.
Colmiamo una lacuna e compiamo per primi un salto in avanti rispetto ad altre Regioni e allo stesso Parlamento che era stato chiamato dalla sentenza della Corte costituzionale a pronunciarsi”, aggiunge il presidente sottolineando che la nuova legge, che ha visto l’iter avviato da un’iniziativa popolare, “fissa procedure, tempi, disciplina, fino al costo dei farmaci e alle modalità con cui da un punto di vista della commissione scientifica si valutano gli elementi fissati dalla Corte: l’irreversibilità della patologia, lo stato di dipendenza da macchinari per vivere, la piena coscienza della scelta.
La legge si pone con assoluta legittimità nel percorso indicato dalla Consulta per un fine vita medicalmente assistito”, prosegue Giani che ringrazia i consiglieri per la compostezza e la profondità del confronto e conclude auspicando che “il Parlamento trovi in questo passo della Toscana un impulso a legiferare su una questione delicata e complessa che tocca da vicino la vita dei cittadini”.
“È una legge di civiltà perché impedisce il ripetersi di casi – da ultimo quello di Gloria, proprio in Toscana – di persone che hanno dovuto attendere una risposta per mesi, o addirittura per anni, in una condizione di sofferenza insopportabile e irreversibile” – dichiara Filomena Gallo, avvocata e segretaria dell’Associazione Luca Coscioni.
“Le regole approvate in Toscana consentono la piena attuazione della sentenza della Corte costituzionale “Cappato – Antoniani”, che ha legalizzato in Italia il cosiddetto “aiuto al suicidio” a determinate condizioni. Il voto del Consiglio regionale è stato dunque possibile grazie all’azione di disobbedienza civile di Marco Cappato, oltre che alla firma di 10.700 cittadine e cittadini della Toscana che hanno attivato lo strumento della legge di iniziativa popolare.
Il nostro obiettivo è ora quello dell’approvazione della legge “Liberi Subito” in tutte le Regioni italiane, dove il “suicidio assistito” è comunque già legale (in forza delle sentenze della Consulta), ma senza che ci siano garanzie su tempi e sulle procedure per le persone malate e i medici. Stiamo raccogliendo sul sito le disponibilità di chi vuole partecipare a questa iniziativa”.
“Laicità e diritto all’autodeterminazione”, queste le linee seguire nella sua dichiarazione di voto del consigliere Maurizio Sguanci confermando il voto favorevole del gruppo Italia viva..
Anche la capogruppo del Movimento 5 stelle, Irene Galletti si dice “orgogliosa di questo passaggio di civiltà per la Regione toscana.”.
Il consigliere Andrea Ulmi del gruppo misto-Merito e lealtà conferma l’intenzione di voto favorevole alla nuova legge: “L’essenza di questo provvedimento è un escamotage, di fronte al vulnus normativo a livello nazionale”.
“È impossibile racchiudere in pochi minuti le motivazioni e le sfumature che portano il gruppo del Pd, ad eccezione di un non voto, a votare in maniera compatta a favore di questa legge”, dichiara il capogruppo del Partito democratico, Vincenzo Ceccarelli. “Riteniamo che questa sia una legge di civiltà, speriamo rappresenti uno stimolo, una scossa per tutto il Parlamento. Sta nelle competenze della Regione, nell’alveo dell’organizzazione sanitaria dei servizi”.
“Il dibattito che abbiamo affrontato interroga le coscienze”, dichiara invece in aulla Alessandro Capecchi, che annuncia il voto contrario di Fratelli d’Italia.
Sulla stessa linea anche la capogruppo della Lega, Elena Meini che afferma “voteremo tutti, seguendo ognuno il proprio percorso, convintamente contro questa legge”.
“Questa proposta di legge d’iniziativa popolare, per quanto ci riguarda, è sbagliata anche per ragioni di tipo antropologico – ribadisce Marco Stella di Forza Italia. –. Contribuisce a costruire nella mentalità comune, nel corpo sociale l’idea che la fragilità e il dolore vanno eliminate, non sono degni di essere vissuti”.
Ma è subito dopo l’approvazione che ricordiamo ha visto la consigliera Dem De Robertis non votare e il compattarsi del campo largo (Italia Viva e M5S) che la polemica scoppia anche a livello nazionale con l‘associazione Pro Vita che parla senza mezzi termini di “legge barbara e disumana che viene dalla Toscana Svizzera d’Italia.
La legge sul suicidio medicalmente assistito approvata oggi dal Consiglio Regionale della Toscana, oltre che barbara e disumana, perché spingerà alla ‘morte di Stato’ migliaia di malati, fragili, anziani, persone sole ed emarginate che si sentiranno un “peso” per i familiari e la società, è anche palesemente incostituzionale, perché pretende si legiferare su una materia che potrebbe essere affrontata solo dal legislatore nazionale. Chiediamo al Governo di impugnare immediatamente la legge toscana con un ricorso in Corte Costituzionale per conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato, sulla base delle motivazioni già esposte dall’Avvocatura dello Stato quando si è espressa contro le iniziative regionali.” – così Antonio Brandi, presidente di Pro Vita & Famiglia onlus.
Tanti parlamentari bollano la legge di anticostituzionalità. Il primo a farlo è il vice capogruppo alla Camera di Fdi Alfredo Antoniozzi che dice che: “il tema del fine vita non spetta alle regioni, ma la Toscana ha voluto fare questo spot inutile e inconsistente. Il Governo impugnerà questa legge e la Consulta la cancellerà ricordando al Parlamento le sue prerogative”. Anche il presidente dei senatori di Forza Italia Maurizio Gasparri definisce la legge “una grave forzatura”.
Per i Vescovi Toscani ha parlato il Cardinale Paolo Augusto Lojodice presidente della conferenza episcopale Toscana. “Prendiamo atto della scelta fatta dal consiglio regionale, ma questo non limiterà la nostra azione a favore della vita, sempre e comunque. Sancire con una legge regionale il diritto alla morte non è un traguardo, ma una sconfitta per tutti”.
Il gruppo consiliare di Fratelli d’Italia (il capogruppo Vittorio Fantozzi e i consiglieri regionali Sandra Bianchini, Alessandro Capecchi, Diego Petrucci, Elisa Tozzi e Gabriele Veneri ribadiscono che: “Come Fratelli d’Italia abbiamo votato contro alla legge sul fine vita della Regione Toscana e nel corso del dibattito abbiamo ampiamente dimostrato che questa materia non è di competenza legislativa delle Regioni.
La legge fa venir meno il principio di uguaglianza tra i cittadini e non è chiaro a chi potrà applicarsi.
Per ribadire il nostro dissenso riguardo l’incompetenza della Regione sul tema, non abbiamo partecipato al voto sugli emendamenti perché avrebbe legittimato un percorso istituzionale che non condividiamo. C’è poi da dire che si è voluto trasformare una vicenda procedurale, attuativa della sentenza della Corte costituzionale 242 del 2019, in una questione politica; ignorando perfino una circolare del Ministero della salute che sin dal 2022 aveva chiesto alle Regioni di provvedere tramite il SSN. È assurdo che proprio con la legge toscana ciò che concerne il ‘fine vita’ rientrerà nei servizi extra LEA, mentre la circolare del Ministero dice l’esatto opposto.
Il punto è che ci sono cittadini che richiedono un intervento normativo in questo senso ma non sono le Regioni a doverlo fare. Di fatti questa norma è già incostituzionale ancor prima di entrare in vigore e quella domanda fatta dai promotori della legge sarà comunque inevasa. Ciò non toglie che il Parlamento debba – con i tempi che una simile materia impone per i tanti risvolti, sociali, umani, personali – trovare un punto di equilibrio tra il diritto alla vita e il diritto alla autodeterminazione in casi estremi. Senza spalancare le porte ad applicazioni che in alcuni paesi del Nord Europa stanno già provocando situazioni al limite, come il suicidio assistito addirittura accordato ai minorenni ‘stanchi di vivere’.
Ci spiace che già adesso ci siano personalità che ritengono che chi oggi vota contro in Toscana, lo farà anche in Parlamento!”
Per il capogruppo di Forza Italia al Consiglio regionale della Toscana e segretario regionale Marco Stella “La Toscana, approvando la legge sul suicidio medicalmente assistito, ha aperto un grave scontro istituzionale e costituzionale.
Pd, Italia Viva e Movimento 5 Stelle hanno voluto fare una legge bandiera, ideologica, priva di appigli giuridici.
Noi abbiamo votato ‘no’ con convinzione, certi che le sentenze della Corte Costituzionale e il pronunciamento dell’Avvocatura dello Stato hanno stabilito chiaramente che la legislazione sulla vita è di competenza del Parlamento nazionale, un’esclusiva che non può essere derogata da interventi normativi degli enti locali.
Siamo rimasti colpiti dalla irresponsabilità dei partiti del centrosinistra – prosegue Stella – e in particolare dai cattolici del Pd, che hanno ceduto ai ricatti della segreteria nazionale del loro partito, e hanno votato a favore di questa norma, a differenza di sette loro colleghi dell’Emilia Romagna, che avevano annunciato il loro voto contrario a una legge identica, obbligando il Presidente di quella Regione a normare il suicidio assistito con una delibera di Giunta.
Dunque, adesso – sottolinea il capogruppo di Forza Italia – assisteremo ai viaggi della morte in Toscana da altre regioni d’Italia.
Ci auguriamo che la Corte Costituzionale impugni questa legge in breve tempo, anche per scongiurare questa eventualità. E’ evidente che spetta al Parlamento italiano intervenire su questi temi e legiferare in materia. Da parte nostra, rivendichiamo la battaglia fatta, abbiamo cercato di migliorare il testo con 23 emendamenti e 14 sub-emendamenti, ma la sinistra ce li ha bocciati, approvandoci solo un emendamento che prevede la presenza di un medico esperto in cure palliative accanto al paziente”.
La pensa in maniera opposta la consigliera del Movimento Cinque Stelle Silvia Noferi. “La Regione Toscana è la prima Regione che si assume la responsabilità di normare il procedimento sanitario del fine vita nei termini previsti dalla Corte Costituzionale.
La proposta di legge di iniziativa popolare proposta dall’associazione Luca Coscioni dimostra che la società civile è più avanti della politica e delle sue leggi.
Il dibattito che si è svolto in Consiglio Regionale per arrivare all’approvazione della Legge di iniziativa popolare sul fine vita presentata dall’Associazione Luca Coscioni è stato uno dei momenti più importanti di questa legislatura.
Non solo perché la proposta di legge è stata l’unica, a memoria d’uomo, presentata in seguito ad una raccolta di firme certificate (oltre 5000 rispetto a quelle necessarie) ma perché nonostante il testo fosse relativo alle procedure mediche che la Sanità Toscana può erogare in quei casi previsti dalla sentenza n.242/2019 della Corte Costituzionale, ci sono state importanti riflessioni sul senso di quello che stavamo facendo.
Al di là delle ideologie di ciascuna delle parti, questo tema ha fatto riflettere l’aula sulla difficoltà con cui un malato possa prendere una decisione così grave come porre volontariamente fine alla propria vita. Una difficoltà oggettiva fatta di sofferenza, di mancanza di speranza, a cui attualmente si aggiunge la crudeltà di dover avere a che fare con la burocrazia e con i tribunali.
A nostro avviso chi sceglie questa via è più tutelato se il procedimento si svolge all’interno della Sanità pubblica, dopo che la sua condizione è stata esaminata da una commissione di esperti.
La sedazione profonda che i colleghi della destra propongono come alternativa, anche se elimina la coscienza del dolore, non elimina le conseguenze della malattia che nelle fasi finali può produrre effetti terribili e per lungo tempo. La decisione di assumere volontariamente medicinali per anticipare la propria morte prima di perdere la dignità, abbrevia i tempi di questo doloroso passaggio, anche per i familiari; l’esperienza di veder soffrire i propri cari senza poter far niente per salvarli è una delle esperienze più terribili che può capitare.
Questa nostra discussione è stata importante anche per sollevare un tema dalla polvere dell’indifferenza in attesa che il Parlamento legiferi, ma nel frattempo i consiglieri regionali della Toscana si sono assunti quel piccolo pezzetto di responsabilità che gli competeva.”
Sull’argomento interviene anche l’ex consigliere regionale e attuale eurodeputato di Fratelli d’Italia, Francesco Torselli.
“La sinistra toscana continua a occuparsi di tutto tranne che dei problemi reali della Regione.
Dopo aver dibattuto di politica internazionale ed elezioni americane, oggi si dedicano al fine vita, un tema che, al di là di ogni considerazione di merito, non rientra nelle competenze regionali, mancando la cornice legislativa nazionale nel quale dovrebbe andarsi ad inserire.
Di fatto, una legge che non vedrà mai applicazione, ma che serve ad accontentare le associazioni pro-suicidio assistito dalle quali il Pd toscano spera di racimolare qualche voto. Ecco a cosa pensa la Regione Toscana, a trovare voti per Eugenio Giani, non a risolvere i problemi della la gente.
Le priorità della giunta dovrebbero essere governare la sanità e i trasporti, due settori ormai allo sbando. Ospedali con attese interminabili, infrastrutture inadeguate e un trasporto pubblico che lascia a desiderare: questi sono i problemi reali della Toscana. Ma loro pensano al fine vita per dire che la Toscana è la prima regione d’Italia a fare una legge!
Ancora una volta, Giani e la maggioranza di sinistra perdono tempo in provvedimenti inutili, pensati solo per la campagna elettorale del PD, invece di affrontare le vere emergenze dei cittadini toscani. Le code in ospedale e sulla Fi-Pi-Li non si risolvono con operazioni di propaganda.”
In cosa consiste la legge.
La legge, nello stabilire tempi di risposta certi a tutela di chi vuole avvalersi del fine vita, fissa in 20 giorni (entro cui il Comitato per l’etica nella clinica ha sette giorni per esprime il proprio parere) il tempo utile massimo per stabilire se ci siano o meno i requisiti per l’accesso al suicidio assistito. E qui i requisiti li fissa la sentenza della Consulta.
Ovvero, “una persona tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetta da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che ella reputa intollerabili, ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli, sempre che tali condizioni e le modalità di esecuzione siano state verificate da una struttura pubblica del servizio sanitario nazionale, previo parere del comitato etico territorialmente competente”.
Ad esito positivo, entro altri 10 giorni verranno definite le modalità con cui si concretizzerà il suicidio assistito, come la scelta del farmaco. In questo caso sono previste due ipotesi alternative: la richiesta alla commissione di approvare un protocollo attuativo redatto dal medico di fiducia della persona interessata; o la richiesta affinché il protocollo attuativo sia definito direttamente dalla commissione, d’accordo con la persona interessata. Passati questi 30 giorni complessivi (e massimi) la norma garantisce, entro sette giorni e con il supporto del sistema sanitario regionale, la procedura.
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