Raccolta differenziata, ottimi risultati per l’Italia nel 2023. Ma manca ancora il salto di qualità

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Ospite di Telenord a “Green Energy and Circular Economy”, Fabio Costarella, vicedirettore generale del Consorzio Nazionale Imballaggi, ha illustrato la situazione della raccolta differenziata in Italia, le sue criticità e le prospettive future. Uno sguardo particolare è stato dedicato anche a Genova e in Liguria, dove turismo e specificità territoriali rendono più complesso l’intero sistema. 

La mission – “CONAI è un consorzio privato senza fini di lucro – spiega Costarella – con l’obbligo per legge di raggiungere gli obiettivi di riciclo e recupero di tutti gli imballaggi che vengono prodotti sul territorio nazionale. Operiamo su tutto il territorio nazionale attraverso sette consorzi di filiera, ognuno per ogni singolo materia che garantisce l’avvio, riciclo, recupero di tutti gli imballaggi che i cittadini quotidianamente separano in casa. E i Comuni attraverso i propri gestori, raccolgono in maniera differenziata. 

La situazione italiana – “I risultati che sono stati raggiunti nel 2023 sono ottimi. Non solo sugli imballaggi, ma sulla raccolta differenziata complessiva. La situazione è molto diversa – prosegue Costarella – tra Nord, Centro e Sud, ma l’Italia ha già raggiunto l’obiettivo minimo del 65% di raccolta differenziata. E sul campo degli imballaggi addirittura abbiamo un primato, con la Germania siamo i primi Paesi in Europa sul riciclo pro capite di imballaggi immessi al consumo. Sull’economia circolare nel settore imballaggi c’è sicuramente una situazione positiva. Ma anche se l’Italia ha superato il 65% e ci sono regioni del Centro-Nord che sono ben oltre il 70, come possono essere il Veneto, l’Emilia Romagna o la Sardegna, ci sono  poi regioni che ancora sono a un passo del 60%. Sono cresciute tantissimo anche le regioni del Sud, la Sicilia in particolare, più di venti punti negli ultimi quattro anni. Però il percorso è lungo, soprattutto sulla parte delle infrastrutture”.

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Eliminare le disparità – “L’elemento che fa assottigliare queste differenze è il ciclo industriale che c’è a valle della raccolta differenziata: è quello che sostanzialmente rende più efficiente il ciclo di gestione dei rifiuti. Ecco perché, non a caso, le regioni dove ancora non si è raggiunto il 65% sono regioni che non hanno un ciclo integrato di rifiuti a valle della raccolta differenziata. E questo è un elemento che impedisce di fare un grande salto di qualità, perché non c’è la convenienza a raccogliere alcuni materiali rispetto diciamo al ciclo che c’è di prossimità rispetto ai luoghi di raccolta”. 

Le sfide future – “Un ciclo virtuoso a valle del di riciclo dei materiali anche degli imballaggi passa attraverso una corretta raccolta differenziata. Bisogna spingere di più sui sistemi che intercettano più materiale, ma che mettano nelle condizioni le famiglie di poter separare e avere anche una convenienza nel separare correttamente i rifiuti. Lo abbiamo visto che soprattutto nei Comuni del Centro-Nord, dove funzionano ci sono performance oltre gli obiettivi minimi di legge, c’è anche un sistema di tariffazione puntuale, che incentiva il cittadino che fa bene la raccolta differenziata, anche a pagare meno sulla tariffa. Diciamo che i Comuni applicano, per coprire i costi della gestione dei rifiuti, poi il ciclo degli impianti e tutta la parte delle infrastrutture è determinante, perché il rifiuto deve essere raccolto e trattato vicino ai luoghi della raccolta, per poter dare un valore non solo ambientale, che è molto importante, ma anche economico. Ci sono alcune aree di miglioramento, quindi”.

La situazione in Liguria – “Il deficit impiantistico c’è anche in questa Regione, sul trattamento della frazione organica e sul campo imballaggi. C’è un comparto industriale che è in grado di trattare ben oltre le 120.000 tonnellate che abbiamo avviato a riciclo nel 2023 in questa Regione, riconoscendo più di 21 milioni di euro ai Comuni convenzionati. Ci sono dunque alcuni settori che vanno molto bene, altri su cui bisogna fare presto, per fare in modo che si crei anche tutto l’indotto sulla filiera, non solo, ripeto sul sull’impatto ambientale, ma anche sul discorso legato all’occupazione e allo sviluppo territoriale dell’indotto, che può creare un sistema rispetto all’altro. La Regione Liguria sta crescendo non come ci aspettiamo, sta facendo dei piccoli passi, ma perché bisogna investire sulla raccolta differenziata di quei Comuni (Savona ma soprattutto Genova, dove c’è dialogo con Amiu e con l’Amministrazione) per fare in modo che CONAI, anche attraverso il supporto dei sette consorzi di filiera, possa riorganizzare – laddove è possibile farlo – dei sistemi di tipo domiciliare, per intercettare più materiali. Anche Genova deve essere in linea per il raggiungimento degli obiettivi cono le regioni più popolose. Non è facile, nelle grandi città, fare raccolte differenziate: lascio immaginare tutto la produzione di rifiuti legata al turismo, alle seconde case, agli studenti fuorisede, al pendolarismo, ai turisti che arrivano nel porto e che si muovono in città. Producono rifiuti, ma non li producono in quei luoghi dove normalmente l’azienda, con un calendario e presso le famiglie, riesce a intercettare. C’è una complessità che stiamo registrando anche a Palermo, a Roma, a Bari: insomma in città che hanno caratteristiche simili a Genova” conclude Costarella.

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