Ultimatum a Hamas: Israele minaccia la ripresa delle ostilità

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L’accordo di tregua tra Israele e Hamas è in bilico. Netanyahu impone una scadenza per il rilascio degli ostaggi, mentre emergono nuove tensioni diplomatiche e accuse sulla strategia negoziale del gruppo palestinese

israeleIsraele ha lanciato un ultimatum chiaro a Hamas: se entro sabato alle 12 i prigionieri non saranno rilasciati, il cessate il fuoco verrà interrotto e l’esercito riprenderà le operazioni militari con intensità. L’avvertimento arriva direttamente dal primo ministro Benjamin Netanyahu dopo l’annuncio di Hamas di un possibile rinvio della liberazione degli ostaggi, previsto proprio per sabato, a causa di presunte violazioni dell’accordo da parte di Israele.

Dopo un lungo incontro con il gabinetto di sicurezza, Netanyahu ha dichiarato di aver ordinato all’Idf di posizionarsi dentro e intorno alla Striscia di Gaza, pronto a qualsiasi scenario. La posizione del premier israeliano si allinea a quella del presidente statunitense Donald Trump, che ha sottolineato come la mancata liberazione di tutti gli ostaggi potrebbe portare all’annullamento dell’accordo di tregua e alla ripresa immediata delle ostilità.

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Nel corso della riunione del gabinetto di sicurezza israeliano, durata oltre quattro ore, si è discusso della possibilità di mantenere l’intesa qualora Hamas tornasse sui suoi passi e procedesse con il rilascio di almeno tre ostaggi, come previsto dagli accordi attuali. Fonti governative inizialmente hanno riferito che Israele avrebbe appoggiato la linea dura di Trump, chiedendo la liberazione di tutti gli ostaggi per mantenere la tregua. Tuttavia, altre fonti citate da Haaretz e Canale 12 hanno evidenziato come lo Stato ebraico potrebbe proseguire con l’accordo attuale, a patto che Hamas rispetti gli impegni presi.

L’intesa, in vigore dal 19 gennaio, prevede il rilascio progressivo di 33 ostaggi israeliani in cambio della liberazione di centinaia di detenuti palestinesi e dell’ingresso di aiuti umanitari nella Striscia. Finora, Hamas ha rilasciato 16 ostaggi israeliani e 5 thailandesi, con altri tre prigionieri previsti per sabato. Il rilascio di ulteriori ostaggi, il cui numero esatto non è ancora chiaro, dovrebbe avvenire in una seconda fase, ma i negoziati su questo punto non sembrano ancora essere stati avviati in modo concreto.

Le sfide per la ricostruzione di Gaza

Parallelamente alle tensioni diplomatiche, l’ONU ha stimato che la ricostruzione della Striscia di Gaza richiederà risorse per oltre 53 miliardi di dollari, di cui 20,5 miliardi necessari nei primi tre anni. Un report del segretario generale Antonio Guterres, commissionato dall’Assemblea Generale, evidenzia la portata economica della crisi e la necessità di un intervento internazionale per il recupero dell’area devastata dal conflitto.

Nel frattempo, emergono nuove informazioni su una presunta “diplomazia degli ostaggi” praticata da Hamas. Un documento riservato, recuperato in un tunnel di Khan Yunis dalle forze israeliane, suggerisce che il gruppo palestinese utilizzi la cattura di ostaggi come strumento di negoziazione con governi stranieri. Secondo l’Idf, il documento, redatto dall’intelligence militare delle brigate al Qassam, sarebbe autentico e confermerebbe le strategie di Hamas nel ricattare altre nazioni.

I legami tra Hamas e l’Iran

Un resoconto incluso nel documento dettaglierebbe una visita in Iran di un rappresentante delle brigate al Qassam tra il 26 maggio e il 4 giugno 2023, pochi mesi prima dell’attacco del 7 ottobre. Il viaggio sarebbe stato organizzato da Hamas per incontrare alti ufficiali dei Guardiani della Rivoluzione iraniana. Tra gli argomenti trattati, vi sarebbero stati il rafforzamento della cooperazione tra le forze dell’Asse della Resistenza, composto da Iran, Siria, Hezbollah, Houthi yemeniti e milizie sciite irachene.

Si fa anche riferimento alla liberazione dell’agente diplomatico iraniano Asadollah Asadi, detenuto in Belgio per aver pianificato un attentato contro un gruppo di oppositori del regime iraniano a Villepinte, vicino a Parigi. Il documento attribuisce ai pasdaran la responsabilità dell’arresto di un cittadino belga con l’unico scopo di ottenere la scarcerazione di Asadi. Questo caso, che ha coinvolto anche altri tre cittadini europei, è stato seguito dalle Nazioni Unite e da Amnesty International come una grave violazione delle leggi internazionali.

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Mentre la situazione resta tesa, Israele attende una risposta da Hamas entro la scadenza dell’ultimatum. Se il gruppo palestinese non procederà con il rilascio degli ostaggi, il rischio di una nuova escalation militare nella Striscia di Gaza appare sempre più concreto.

 

(Associated Medias) – Tutti i diritti sono riservati



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